Santuario di Santa Maria del Baraccano

Santuario di Santa Maria del Baraccano

Scheda

La piccola chiesa, molto amata dai Bolognesi, nacque come cappella. Costruita nel 1403 per proteggere dagli agenti atmosferici l'immagine di una "Madonna con Bambino" dipinta su una parete interna delle mura cittadine sotto un'arcata che fungeva da sostegno ad un cammino di ronda, fu ricostruita e ampliata nel corso dei secoli. Nel 1524 le fu aggiunto un ampio portico e nel 1682 fu eretta la cupola, disegnata da Agostino Barelli. All'interno si trovano, tra gli altri, affreschi di Francesco del Cossa e dipinti di Prospero e di Lavinia Fontana. Il nome Baraccano deriva dal termine "barbacane", denominazione con la quale si identificava il contrafforte esterno al quale il piccolo edificio era direttamente appoggiato. Il santuario, assai caro alle giovani coppie di sposi che vi si recano per ricevere la benedizione dopo il matrimonio religioso, fu retto da una Compagnia laicale che sempre lì aveva la propria sede e che, oltre a custodire la chiesa, gestiva il Conservatorio delle Zitelle, posto su via Santo Stefano.

"Sulle mura di Santo Stefano. Ha antiche origini; già sorgeva in questo luogo sin dal 1403; ma fu rifatta, ampliandola, nel 1524. La facciata attuale e la cupola furono compiute nel secolo scorso, la prima su disegno di Giuseppe Antonio Ambrosi e l’altra di Agostino Barelli. E’ di piccole proporzioni; ma l’ardito voltone che dà sulla via di Santo Stefano mettendo alla chiesa alquanto arretrata donò all’edifizio un aspetto di certa grandiosità. La erezione di questa chiesa si deve ad una serie di miracoli attribuiti ad una Madonna dipinta su di un bastione delle mura, detto nei termini della architettura militare d’allora il Barracano di Strada Santo Stefano. Tali miracoli parrebbero avvenuti sulla fine del secolo XIV e sul principio del XV. Nell’interno è soprattutto notevole l’altar maggiore, sul quale si conserva la tavola della Madonna miracolosa, antichissima, ritoccata nel 1472 da Francesco Cossa, ferrarese, artista eccellentissimo. La tavola è però coperta da un frontale o sportello, che non si toglie se non in occasioni di grandi solennità; vi è dipinta una graziosa Gloria d’Angeli dal Marchesi, detto il Sansone. I marmi che incorniciano il quadro ed ornano l’altare furono lavorati dalla celeberrima scultrice Properzia De Rossi, per commissione di Goro Geri da Pistoia, vescovo di Fano e vice-legato a Bologna nel 1526, servendo di modello agli altri pilastri di tutte le cappelle, che per economia, anziché scolpiti, furono dipinti in chiaroscuro ad olio da Antonio Bonetti. Gli altri quadri di questa chiesa si debbono all’Aretucci, a Livia Fontana, al Massari, e sono tutti d’eccellente fattura. Il voltone ad arco del Baraccano, ch’è sulla via di Sant’Isaia e del quale abbiamo fatto cenno, fu costrutto nel 1497, essendo i Bentivoglio signori di Bologna. Fu rimodernato all’esterno, nel 1779 su disegni del Jarmorini; la Madonna col Putto, in mezza figura di bassorilievo sovrastante all’arco, è opera di Giambattista Lipparini, plasticatore di buon nome." Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino, Unione tipografico editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

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