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Santa Maria Maddalena nel deserto

1700 | 1705 ca.

Schede

Il dipinto è registrato nella cappella delle reliquie della chiesa della Certosa, una delle tre “cappelle segrete” ancora oggi superstiti della chiesa, asimmetricamente situate sul lato sinistro della navata, fin dalla guida della città del 1776. Questa edizione della guida è la prima a risentire della precedente pubblicazione del volumetto di Luigi Crespi, dedicato alle pitture della Certosa di Bologna (1772) e anche nelle edizioni successive risulta arricchita dalle osservazioni del canonico che, come ecclesiastico ed amico del priore del monastero, aveva avuto la possibilità di visitarlo in modo approfondito e di consultarne l’archivio. Posto sulla parete in cornu evangelii della cappella, il dipinto, di dimensioni ridotte, aveva come pendant una copia realizzata dallo stesso Quaini di un dipinto del Guercino, il Cristo risorto che appare alla Madre, all’epoca conservato presso l’Oratorio del nome di Dio, a Cento. In seguito alle soppressioni napoleoniche il quadro fu ritirato e depositato nei locali della nascente Pinacoteca.

Il dipinto ritrae S. Maria Maddalena come eremita, secondo un’iconografia ormai prevalente nel XVIII secolo. La bella ex peccatrice si è ritirata nel deserto, dove si è dedicata alla meditazione e alla penitenza. Quaini la ritrae avvolta da un mantello e seduta ai piedi di un rozzo crocifisso; addormentata, la Maddalena tiene delicatamente tra le mani un teschio, i lunghi capelli la ricoprono e tutta la figura risulta estremamente casta. Sopra la Maddalena si libra un grande angelo che regge nella mano sinistra una corona di spine e nella destra un vessillo spiegato. Lo spazio a sinistra è occupato da due putti, seduti su una nuvola, che cantano tenendo tra le mani uno spartito. La scelta della Maddalena, santa eremita come eremiti erano i monaci certosini, patroni della chiesa, è comprensibile e antica: già nel 1341 una cappella della chiesa di S. Girolamo della Certosa era stata consacrata a spese di Margherita Pepoli e intitolata alla santa e diverse sue immagini erano presenti nella chiesa del monastero, in compagnia di altri santi come nella Crocefissione e nella Deposizione nel sepolcro di Bartolomeo Cesi per la cappella maggiore, o nella pala di Gian Girolamo Bonesi nella cappella di S. Ugo, tuttora in loco, ma trasferita in sagrestia dove si trova anche un’ulteriore Crocefissione con la Maddalena ai piedi della croce. Dagli inventari e dalle guide sappiamo che altre immagini di formato ridotto o a mezza figura della santa erano presenti nel monastero e nella sua foresteria. Una di esse, Maddalena dormiente assistita dagli angeli, dipinta a tempera, era opera di Marcantonio Franceschini.

La figura di Luigi Quaini, cognato di Marco Antonio Franceschini e suo fedele collaboratore, meriterebbe uno studio approfondito. Formatosi presso il Guercino e successivamente presso il Cignani, che ne indirizzarono la personalità verso il classicismo, la collaborazione col Franceschini dovette ribadire il suo gusto in questa direzione. Tranne il dipinto con San Niccolò, attualmente esposto in S. Maria della Carità a Bologna, e quello della Pinacoteca Nazionale, mancano altre opere certe realizzate dal pittore autonomamente che ci permettano di ricavare elementi stilistici distintivi, utili alla datazione. La documentazione superstite relativa alla Certosa di Bologna non fornisce informazioni in merito alla committenza del dipinto. Tuttavia l’autografia, confermata da tutte le fonti coeve, fa della Maddalena della Certosa un punto di partenza per una futura migliore conoscenza di Quaini.

Luigi Quaini (Ravenna, 1643 – Bologna, 1717), Santa Maria Maddalena nel deserto, un angelo, e due putti, 1700/1705 circa, tela, cm 133 x 95,5. Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 19. Provenienza: Chiesa di san Girolamo della Certosa di Bologna, cappella delle reliquie.

Antonella Mampieri

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 4. Il Seicento e il Settecento, Venezia, 2011. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.