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Luigi Saccenti

1885 - 1972

Scheda

L’architetto Luigi Saccenti, diplomato all’Accademia di Belle Arti, è uno degli interpreti del “Novecento bolognese” che, insieme a Vaccaro, De Angeli, Bertocchi, Santini, evidenziano, a cavallo tra gli Anni Venti e Trenta, lo sforzo di orientarsi verso la nuova cultura artistica ed architettonica europea.

Saccenti è autore di numerose opere presenti alla Certosa, affiancato da diversi artisti, e pratica con continuità un processo progettuale che parte da modelli classici, alla ricerca di una essenzialità e pulizia che legano questi progetti ai canoni di una funzionalità attuale. L’archivio dell’architetto permette di approfondire ulteriormente vari passaggi progettuali di questi suoi lavori. La cappella Monti nel Campo Carducci (1940), è una raffinata costruzione dove decorazione e architettura si rapportano con scrupoloso equilibrio, dove compaiono alcuni riferimenti alla coeva cultura del Ventennio; ravvisabili in particolare nella fitta sequenza di archi sovrapposti all’ingresso e nella scritta in rilievo che corona la sommità dei muri esterni. La cappella della famiglia Perazzo (1954) rimanda a citazioni di archetipi classici, inaspettati: gli angeli, allungati e speculari, che si fronteggiano sulla facciata, nascono dal ricordo dei fregi persiani del Palazzo di Artaserse, conservati al Louvre, come testimonia la riproduzione fotografica presente nella cartella di progetto.Un simile riferimento archeologico non è isolato, e ritorna infatti nel primo progetto della Cappella Comani (1963), dove sul fronte del tempietto figurava una fascia con leoni. Originale ipotesi poi abbandonata, per una versione più tradizionale, con formelle dedicate agli Evangelisti. Anche la cappella Schiavio (1932), risolta come edicola aperta sul fronte e ai fianchi

con ampi vani ad arco, presenta una classica composizione, per quanto fortemente stilizzata. La tomba Mazzocco (1952), improntata a grande linearità, raggiunge un preciso carattere formale anche grazie ad un bassorilievo dello scultore Farpi Vignoli, scolpito su una spessa lastra sospesa in testa al lapidone di chiusura. Nella tomba Palmieri (1953-1962) Saccenti ricorre nuovamente ad ampie citazioni dell’antico, questa volta con una esplicita citazione del passato.

Daniele Vincenzi

Testo tratto da: Buscaroli B., Martorelli R. (a cura di), Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti della Certosa di Bologna, catalogo della mostra, Bologna, Bononia University Press, 2010.