19 Gennaio 1914
Scheda
Il 19 gennaio 1914 Filippo Tommaso Marinetti volle una “serata futurista” a Bologna. Un mese prima, a Firenze, aveva letteralmente dato spettacolo al Teatro Verdi. Era successo di tutto e di più: oltre ai più fantasiosi insulti, dai palchi erano piovuti ortaggi e uova marce. Pare che a fine serata la poetessa Amalia Guglielminetti, che invece applaudiva i futuristi, avesse il suo elegantissimo abito da sera ridotto a poco più di uno straccio sporco: pomodori, cipolle e quant’altro le erano piombati addosso da più parti.
I bolognesi erano quindi curiosi di assistere ad un tale avvenimento e in città si era creato un notevole clima di aspettativa. Con Marinetti arrivò tutto il suo “stato maggiore”, come ebbe a scrivere Alessandro Cervellati: Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Balilla Pratella, Luigi Russolo ecc., che furono poi seguiti da artisti “nostrani”, tra i quali Giorgio Morandi, Severo Pozzati ed altri. La prima tappa della giornata fu l’Università. Nell’aula di antropologia il prof. Galletti stava tenendo una prolusione; Marinetti prese la parola e fece l’elogio dell’ignoranza, affermando che la cultura è in sé dannosa. Molti tra i presenti applaudirono, altri si espressero con dissenso e pernacchie. La sera, al Teatro del Corso (sede della manifestazione) si aggiravano facinorosi e benpensanti: entrambe le “fazioni” erano munite di verdure e frutti fradici e ammuffiti. Marinetti entrò in scena per declamare, tra gli altri, il “Bombardamento di Adrianopoli”, ma invece iniziò quello delle derrate. Gli spettatori si prendevano a pugni urlando a loro volta; sul palco volò perfino una “ciambella” da gabinetto. Il duce del futurismo, insieme a Boccioni, Carrà, Pratella e Russolo tentò più volte di rientrare sul palco per enunciare il suo programma politico anticlericale e antisocialista, ma gli insulti li ricoprirono.
La serata non era ancora finita; dal Teatro i futuristi si diressero al Caffè San Pietro di via Indipendenza. Marinetti e Boccioni furono i più coinvolti nella gigantesca cazzottatura che seguì poco dopo il loro ingresso. Un cronista scrisse: “Agile come un leopardo, il Marinetti, parato il colpo, ne vibrò uno e poi un altro… che purtroppo non furono parati”. Anche qui volarono seggiole e tavoli, si fracassarono bicchieri e piatti, si ruppero lampade e lampadari, finchè, da veri signori, i futuristi decisero di pagare il conto dei danni e di uscire. Il direttore del Caffè, invece, non volle denari; rispose di “non pretendere nulla da chi si era giustamente e legittimamente difeso”. Il giorno dopo tornarono all’Università per scontrarsi questa volta con gli studenti. Boccioni e Carrà affermarono che Corrado Ricci era una vergogna per l’Italia; che Thovez, Ojetti e altri erano mummie, microcefali idioti degni di un’Italia “paese di castrati”. Come abbiamo visto, si era a gennaio e questa volta gli scontri si erano svolti nel cortile e non nelle aule: quale migliore occasione per raccogliere la neve da terra e per farne palle-proiettili con cui bersagliare gli avversari? I futuristi, infervorati, minacciarono poi di dirigersi verso l’Accademia di Belle Arti per distruggere i modelli in gesso delle statue greche. Fortunatamente, non lo fecero. Nei mesi a venire le polemiche rinfocolarono sempre più, finchè si giunse al 28 giugno e all’attentato di Sarajevo, del quale rimasero vittima Francesco Ferdinando d’Asburgo e la moglie. La prima guerra mondiale iniziò. Il conflitto così agognato dai futuristi e affermato come “guerra sola igiene del mondo” avrebbe rivelato il suo vero e tragico volto, ben lontano dalla teoria dell’ultimo movimento d’avanguardia italiano.
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.
Persone
Altro

Morandi Giorgio
Bologna, 18 Giugno 1964
Luoghi

Bologna nel Lungo Ottocento
1796 | 1915



Eventi
