Salta al contenuto principale Skip to footer content

Prima pietra del monumento alla pace

1801

Schede

Dopo la battaglia di Marengo del 14 giugno 1800, i Francesi rientrarono in Italia; tuttavia nell’autunno l’Austria ritornò all’offensiva e soltanto il 9 febbraio 1801, in seguito alla ripresa dei Francesi sul Mincio e alla battaglia di Hohenlinden poté essere siglata la Pace di Luneville che confermava quanto era stato stabilito col trattato di Campoformio. La Pace di Luneville tra Francia e Austria, che aprì la via a successivi analoghi trattati con Russia, Turchia e Inghilterra, sembrò inaugurare, dopo dieci anni di guerra, un periodo nuovo per l’Europa.

Anche a Bologna la notizia della pace fu accolta con questo spirito e per celebrare l’evento in maniera particolarmente solenne l’Amministrazione del Dipartimento del Reno decise di edificare, nella piazza del Pavaglione, un monumento alla Pace. Il progetto fu affidato a Giovanni Battista Martinetti, architetto bolognese assai noto all’epoca anche per il fascino della moglie, Cornelia Rossi, nel cui salotto s’adunava un illustre stuolo di ammiratori, da Foscolo a Giordani, da Canova a Stendhal e Byron. Martinetti in quell’occasione progettò una semplice colonna, in cima alla quale stava una statua muliebre raffigurante appunto la Pace. Nella base doveva essere posta l’iscrizione «Al popolo francese pacificatore il Dipartimento del Reno - 16 germile anno IX». Fu proprio quel giorno – il 6 aprile 1801 – che ebbe luogo a Bologna la Festa della Pace. Le celebrazioni iniziarono al mattino con lo sparo dei cannoni, poi la Guardia Nazionale marciò in alta uniforme fino al Palazzo Comunale; da lì il corteo con tutte le autorità si recò in San Pietro, dove fu cantato il Te Deum, mentre le campane della città suonavano a festa. Terminata la funzione religiosa, ci si portò alla piazza della Montagnola, dove la Guardia Nazionale eseguì le evoluzioni militari. Il cuore della celebrazione fu però costituito dalla posa della prima pietra del monumento. Fu allestito un carro «tirato da quattro Bovi, ornato di Olivi e querce e nel cui mezzo era un’ara cinta di genj, che portava la pietra fondamentale». Nel pomeriggio il carro, contornato da reparti militari a cavallo, a piedi e dalla banda, sfilò a lungo per le vie della città e arrivò alla piazza del Pavaglione, dove il presidente dell’amministrazione del Dipartimento Giuseppe Ferratini pose la pietra nella fossa che era stata scavata al centro. La Guardia Nazionale di Bologna per l’occasione pubblicò anche un sonetto «all’immortale Napoleone Bonaparte», in cui il Primo Console di Francia veniva ritratto come «provvido genio» che allontana per sempre dal continente «odio, rapina, tradimento e fame».

In realtà la pace di Luneville non costituì che una breve tregua e non segnò una svolta risolutrice nelle tormentate vicende dell’epopea napoleonica. Così di quella giornata, che pure i bolognesi dell’epoca avvertirono come memorabile, rimase nel tempo soltanto il toponimo ‘piazza della Pace’ che in quell’occasione venne dato alla piazza del Pavaglione, poi nel 1874 divenuta piazza Galvani. Un’incisione coeva di Francesco Rosaspina consegnò ai posteri l’immagine del monumento progettato da Martinetti: un esemplare di essa è conservato presso il Museo, insieme ad un manifesto stampato su seta che contiene il sonetto della Guardia Nazionale. La pietra fu trovata quasi per caso nel 1931, durante lavori di sterro, e consegnata al Museo.

Prima pietra del Monumento alla Pace, 1801. Marmo, cm 36,5 x 40 x 5, inv. n. 2536. Museo civico del Risorgimento di Bologna.

Otello Sangiorgi

Bibliografia: Mostra napoleonica 1939, p. 43; Sangiorgi 1989, I Bolognesi e la pace di Luneville; L’Italia nella Rivoluzione: 1789-1799 1990, p. 273; Majani 2003, pp. 14-16; De Buoi 2005, pp. 146-147. In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.