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Carolina Pizziconi Bonafede

7 Agosto 1811 - 6 Giugno 1888

Scheda

Carolina Pizziconi (Pizzigoni) Bonafede, piacentina di nascita, romana di educazione e bolognese di elezione. A Bologna Carolina passerà la più parte della sua esistenza, a partire da quando, non ancora trentenne, segue il marito nominato comandante della piazza nel 1839, fino alla morte, quasi 50 anni dopo. È a Bologna che troverà supporto e amicizie quando, nel 1844, il marito muore. È a Bologna che intraprenderà l’attività di scrittrice, attività che possiamo definire intensa, se non in termini di quantità di pubblicazioni, sicuramente in termini di slancio patriottico ed esaltazione dei valori del Risorgimento italiano. Il suo nome ricorre più volte a esempio di scrittrice e patriota i cui scritti incrociano e legano la storia della propria famiglia con la storia d’Italia, il privato con il pubblico, in un continuo susseguirsi di esaltazione delle virtù dei singoli e slanci di amor patrio(1).

Carolina non ha ancora 4 anni quando i genitori, commercianti piacentini, la affidano alla zia materna e al marito di lei, Luigi Cirri, ufficiale nell’esercito pontificio di stanza a Roma e, successivamente, a Civitavecchia. Carolina cresce convinta di essere figlia dei coniugi Cirri e verrà bruscamente a conoscenza della verità sulla propria nascita solo quando, sposando Vincenzo Sabatini, sottotenente della Milizia Pontificia, dovrà produrre “le fedi di nascita”. Sposa a 15 o 16 anni, appena diciannovenne, incinta di 3 mesi e con un figlio di 20 mesi, Carolina si ritrova vedova. La vedovanza non durerà a lungo. Nel 1831, quando il suo secondogenito ha appena 10 mesi, sposa Marco Aurelio Bonafede. Bonafede è capitano di guarnigione a Civitavecchia, è un vedovo di circa 40 anni ma soprattutto è un ex combattente dell’esercito napoleonico: giovanissimo si arruolò volontario e, poco più che ventenne, partecipò alla campagna di Russia del 1812/1813. È probabilmente grazie al Bonafede che Carolina comincia a sviluppare l’interesse per la storia e lo spirito di patria. Nell’introduzione al suo “Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi”, stampato a Bologna nel 1845, scriverà: l'educazione delle fanciulle, che di molto manca pure al dì d'oggi, per lo addietro era ancor più imperfetta: il vero bello lo gustai troppo tardi. È proprio con questa antologia di biografie che Carolina, vuoi per vocazione vuoi per arrotondare un bilancio familiare che la morte del marito nel 1844 aveva certamente compromesso, comincia la sua carriera di scrittrice. Quale che sia la ragione, entusiasmo e slancio patriottico sono innegabili tanto che, nella già citata raccolta di biografie di donne bolognesi, troviamo frequenti riferimenti all’Italia e alla patria, indipendentemente dal secolo in cui visse la donna oggetto del racconto.

Le sue biografie di donne sono state citate fino in tempi recenti, eppure la Bonafede non è una storica né una ricercatrice. Il titolo stesso del suo libro, “Cenni Biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi raccolti dagli storici più accreditati”, lo testimonia. Carolina Bonafede è una divulgatrice. Una divulgatrice e, a ben vedere, un’educatrice. Nell’introduzione ai racconti biografici la Bonafede fa espresso riferimento ad un suo intento pedagogico, indirizzandosi alle ragazze bolognesi, “leggiadro ornamento della patria […] nel cui avvenire si compieranno tante belle speranze”, ed esortandole a seguire “lo esempio delle vostre antenate, a seconda che vi detta l'inclinazione, o vi trascina il genio. Lo dovete” - prosegue, “e per gratitudine a quelle che guadagnarono la fama onde onoransi le donne bolognesi ovunque il vero merito si pregia, e perché il cielo vi concede squisito ingegno.” Forte propugnatrice dell’educazione delle ragazze, dunque, e imbevuta dei valori risorgimentali, non ultimo quello della “madre eroica” che essa stessa incarna, non stupisce che anche i suoi racconti siano incentrati su figure femminili. Sono drammatizzazioni (dagli atti del processo attorno alla morte di Elisabetta Sirani) o riscritture (“Sofia Mansfeld” ricalca il racconto di Maria Edgeworth “The prussian vase”(2), esaltandone la figura di madre-educatrice che nell’originale è più marginale) e persino trascrizioni, visto che in Episodio per romanzo storico le descrizioni degli eventi storici includono interi periodi ritracciabili in almeno due delle sue fonti(3). È quest’ultimo il solo racconto che pare avere un soggetto originale e si propone come una sorta di bozza pubblicata perché altri scrittori la sviluppino: “Questo si è l'argomento che io presento per un romanzo storico; se il mio pensiero facesse nascere in un concittadino il desio di dare un parto del suo ingegno su questo, o altro migliore intreccio, [...] e ci figurassero eroine valorose e pudiche, io mi riputerò compensata dai colpi di sferza che taluno vibrerà su me, per aver io ardito presentare un argomento per Romanzo Storico.” Carolina Bonafede è un’autodidatta conscia dei propri limiti ed è interessante notare il riferimento alle possibili, anzi, attese, critiche al suo lavoro. La lista e datazione delle sue pubblicazioni ci mostra come fosse parte effettiva del fiorente panorama culturale legato alle piccole e medie imprese tipografiche che in quegli anni contraddistinguevano Bologna. È possibile, se non probabile, che la sua posizione fosse in qualche modo periferica rispetto ai maggiori circoli culturali bolognesi e che il riferimento ai “colpi di sferza che taluno vibrerà” un’aspettativa realistica e non modestia o vezzo letterario. Sappiamo però che strinse amicizia con il cappellano militare, nonché noto bibliofilo, Gioacchino Muñoz, stabilì una sorta di legame professionale con Ottavio Mazzoni Toselli, fu in ottimi termini con Claudia Borzaghi Vesi, in corrispondenza epistolare con Teodolinda Franceschi Pignocchi, amica di Adelaide Zappoli Venturini e, da scheda d’archivio, in contatto con Michelangelo Gualandi. Ancora, tra gli autori dei componimenti poetici dedicati a Luigi Sabatini Bonafede pubblicati nelle Memorie biografiche, compaiono gli scrittori Giuseppe Bustelli, Cesare Monari, Luca Vivarelli e quel Luigi Mercantini che dal 1860 al 1865 fu docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Di certo, al di là della posizione di Carolina nella scena culturale bolognese o del suo possibile impegno civile(4), la sua vita e quella della sua famiglia furono legate strettamente alle vicende politiche di Bologna e della nascente Italia.

Il marito, Marco Aurelio Bonafede, secondo il racconto di Carolina, grazie alle trame dell’odiato Colonnello dei Carabinieri Stanislao Freddi, viene impossibilitato a recarsi a Roma per intercedere presso il Papa a favore degli arrestati per i moti di Savigno del 1843 e Carolina ci lascia intendere che Bonafede fosse amato quanto il Freddi odiato (si veda in particolare la lettera alla vedova Toselli a prefazione de “Memorie letterarie e biografia di Ottavio Mazzoni Toselli raccolte da Carolina Bonafede” Bologna: Tip. Gov. alla Volpe, 1848). Il 1848 vede entrambi i figli di Carolina impegnati contro gli Austriaci in Veneto. Il ventenne Luigi è soldato di cavalleria in un reggimento che però non sarà mai in combattimento mentre il diciottenne Vincenzo si fa onore con le truppe bolognesi e viene più volte citato da Augusto Aglebert nelle lettere alla cognata, moglie di Carlo Berti Pichat. Entrambi i fratelli sono a Roma quando viene proclamata la Repubblica Romana e partecipano alla sua difesa. Nel 1850, congedati dalla miliza papale, tornano a Bologna ed entrambi saranno poi coinvolti nella mancata sommossa nelle Romagne che doveva seguire la rivolta di Milano del 1853. Luigi è arrestato, incarcerato e nel ’55 processato assieme ai membri del comitato bolognese del partito mazziniano (Angelo Cavazza, Gaetano Farnè, Filippo Minarelli) ed altri 27 imputati, tra cui Anna Grassetti Zanardi, Federico Comandini e Gregorio Gregorini (Gregorini, complice la zia Adelaide Gregorini Bingham, fu determinante per la fuga di Saffi e Pigozzi ma non sfuggì lui stesso all’arresto solo qualche giorno dopo, inutile il rocambolesco tentativo di fuga narrato dal Comandini nelle sue memorie). Vincenzo nel 1854 sfugge all’arresto e si rifugia in Piemonte, dove si arruola nella legione anglo-italiana. La sua legione, nel 1856, dopo un addestramento nel Regno Unito, avrebbero dovuto partecipare alla Guerra di Crimea ma viene firmato il trattato di pace e gli italiani finiscono per rimanere a lungo fermi nel Lancashire, dove Vincenzo conosce e sposa, in seguito ad una classica “fuga d’amore”, Penelope Every-Clayton, figlia di un signorotto locale. Tornato in Italia, partecipa alla Campagna d'Italia del 1859 come sottotenente di fanteria nella Lega militare dell'Italia Centrale. Luigi, che nel 1855 è stato graziato e rilasciato, nel frattempo ha intrapreso la carriera di baritono e viene scritturato all’estero. Non ha però abbandonato l’idea di tornare a combattere e già nel 1859 aveva incominciato il viaggio di ritorno dalla Grecia verso l’Italia per partecipare alla seconda guerra di indipendenza quando viene fermato dalla pace di Villafranca. Nel 1860 è a Smirne ma abbandona la compagnia e la scrittura e ad agosto è il Sicilia, arruolato nel corpo degli Zuavi, nell’Esercito Meridionale formatosi a seguito della spedizione dei Mille. Muore a seguito di ferite riportata nella battaglia del Volturno del 1 ottobre. A unificazione avvenuta, Vincenzo si avvierà alla carriera militare nell’Esercito Italiano e Carolina scriverà la biografia del figlio Luigi e, sostanzialmente, di tutta la famiglia. Quando viene pubblicata sono ormai trascorsi due anni dall’unità d’Italia. Carolina ha passato i 50, dalla pubblicazione della sua opera precedente sono passati 7 anni e quella successiva, nel 1870, è la narrazione della morte dei nipotini e della bambina inglese adottata dal figlio. L’attività di scrittrice sembra essersi conclusa o quanto meno fortemente rallentata. Oltre ad un breve nuovo slancio patriottico in occasione della proclamazione di Roma capitale del Regno, l’ultima sua altra pubblicazione di cui si ha traccia data il 1878. Purtroppo non è possibile rintracciare copia di questo suo ultimo lavoro dall’intrigante titolo “Considerazioni relative ai matrimonii dell'ufficialità dell'esercito italiano” e che, piuttosto sorprendentemente, compare nella bibliografia alla voce “Militari” ne La Legge - Repertorio generale analitico alfabetico di undici anni (dal 1887 al 1897) che esce con l'aggiunta della “Bibliografia completa e della legislazione relative alle singole voci”.

Quando muore, Carolina ha trascorso circa 48 anni a Bologna, quasi tutti in un appartamento in via del Poggiale, oggi via Nazario Sauro. Viene sepolta in Certosa accanto al marito nel pozzeto collocato nel Chiostro Maggiore portico nord est, arco 112/6. La sua epigrafe recita: “Qui giace Carolina Bonafede nata Pizzigoni. Molto visse, molto pianse, poco gioì. Esultante salutò Italia rifatta nazione. Nacque in Piacenza li 7 Agosto 1811. Morì li 6 Giugno 1888.” Poco distante, nel Chiostro degli Evangelici, si trova il nome di Carolina Bonafede sulla lapide che lei volle per la piccola Emele Taylor, la bimba inglese che, adottata dal figlio Vincenzo, per quattro anni visse con Carolina e morì a Bologna nel 1868.

Marina Zaffagnini, novembre 2021

Lista delle opere per anno di pubblicazione |Cenni biografici e ritratti d'insigni donne bolognesi: raccolti dagli storici più accreditati, Bologna: Tip. Sassi nelle SpaderieSassi, 1845. La Porretta - Lettera di Carolina Bonafede al suo figlio Luigi (Porretta li 26 Luglio 1843), in “Il piccol Reno - Foglio settimanale”, A. I, N. 8 del 23 Luglio 1845. Bologna: Tip. San Tommaso D'Aquino, 1845. Centro storico di Civita-Vecchia - Lettera di Carolina Bonafede al suo figlio Luigi (Bologna li 6 Agosto 1841), in “Il piccol Reno - Foglio settimanale”, A. I, N. 13 del 27 Settembre 1845. Bologna: Tip. San Tommaso D'Aquino, 1845. Memorie letterarie e biografia di Ottavio Mazzoni Toselli / raccolte da Carolina Bonafede, Bologna: Tip. Gov. alla Volpe, 1848. Lo studio di Elisabetta Sirani visitato da Cosimo de' Medici che fu terzo di questo nome in “Il lieto augurio: strenna bolognese” Anno II, Bologna: Società tipografica bolognese, 1852. Sofia Mansfeld in “Il lieto augurio: strenna bolognese” Anno III, Bologna: Società tipografica bolognese, 1853. Episodio per romanzo storico in “Il lieto augurio: strenna bolognese” Anno V, Bologna: Società tipografica bolognese, 1855. Elisabetta Sirani pittrice, intagliatrice e musicista bolognese: azione storico-drammatica, Bologna: Tip. di G. Monti al Sole, 1856. Memorie biografiche di Luigi Sabatini-Bonafede dettate dalla madre dell'estinto Carolina Bonafede nata Pizziconi, Bologna: Stab. Tip. di G. Monti, 1863. Carolina Bonafede alla memoria de' suoi nipoti Harriette ed Edoardo Sabatini Bonafede e della sua figlia d'amore Emele, Bologna: Regia tipografia, 1870. A Roma pel dì 1. luglio 1871, Bologna: Regia tipografia, 1871. Considerazioni relative ai matrimoni dell'ufficialità dell'esercito italiano, Bologna, Regia tipografia, 1878. Note | (1) Si veda, solo per citarne alcuni: Loredana Magazzeni, «Operaie della penna. Donne, docenti e libri scolastici fra Otto e Novecento», Aracne 2019; Ilaria Porciani “Disciplinamento nazionale e modelli domestici nel lungo Ottocento: Germania e Italia a confronto”, in Storia d' Italia. Annali. Il Risorgimento a cura di Alberto Mario Banti e Paul Ginsborg, Torino, Einaudi, 2007 (pp. 97 - 126); Cfr. Maria Cecilia Vignuzzi “La Storia come missione familiare: la vita e il racconto di Carolina Bonafede”; Simonetta Soldani “L'Italia al femminile”, in Giuseppe Sabbatucci, Vittorio Vidotto (a cura di), L'unificazione italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. (2) Pubblicato in una traduzione di R.B.Mariotti nel 1847. (3) "Storia dell'impero ottomano compilata dal cav. Compagnoni" (1829) e "Annali d'Italia ed altre opere varie, vol. 5" di Lodovico Antonio Muratori (1838). (4) Nella sua “Storia delle Associazioni di Mutuo Soccorso e Cooperative nelle provincie dell'Emilia”, pubblicata da Zanichelli nel 1873 e compilata prendendo il 31 Dicembre 1870 come data fissa per le notizie statistiche, Aristide Rava la cita tra le fondatrici della Società Patriottica femminile costituita nell’anno 1862 assieme, tra le altre, a Anna Grassetti Zanardi. Bibliografia | Maria Cecilia Vignuzzi, “La Storia come missione familiare: la vita e il racconto di Carolina Bonafede” in Ilaria Porciani (a cura di) “Famiglia e nazione nel lungo Ottocento italiano – Modelli, strategie, reti di relazioni”, Viella, Roma, 2006. Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di Federico Comandini e di altri patriotti del tempo (1831-1857) per cura di Alfredo Comandini, Nicola Zanichelli, Bologna 1899. Alberto Dallolio, "La difesa di Venezia nel 1848 nei carteggi di Carlo Berti Pichat e di Augusto Aglebert", Zanichelli, Bologna 1919. Collezione autografi (cart. LXXX, n. 21238) e Fondo speciale Teodolinda Franceschi Pignocchi, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna.