Salta al contenuto principale Skip to footer content

Piatti e zuppiera con decorazioni floreali

1883 | 1886

Schede

Si tratta di una serie di elementi a decorazione floreale - alcuni a monocromo blu di grande eleganza calligrafica - per certi versi quasi di gusto orientale (il rametto di foglie di felce, intrecciato a quelli che paiono essere fiori di ciliegio – per esempio – si direbbe tratto da una stampa giapponese), quest’ultimo aspetto è sottolineato anche dal vivace verde-turchese del fondo, che richiama la ceramica Celadon. I rametti recisi – ciascuno recante poche e rarefatte corolle – appaiono ordinatamente disposti sulla superficie del piatto, come appena raccolti. Le strabordanti e vaporose corolle nelle tinte pastello (spesso disposte a tappezzeria), che Lodi dipingerà su di una serie di grandi piatti, prodotti per la Cooperativa nell’ultimo periodo creativo (morirà il 3 dicembre 1886), sembrano in questo esemplare, come pure negli altri quattro pubblicati di seguito, ancora lontanissimi a venire.

Gaetano Lodi ebbe un peso e un’importanza di primissimo piano non solo in seno alla neonata Sezione Artistica della Cooperativa Ceramica, ma anche nel contesto artistico ceramico in cui visse e si trovò ad operare. È Carmen Ravanelli Guidotti che, nel volume citato in bibliografia (pp. 43-80), ci guida alla scoperta di questo straordinario artista e del suo stile, dagli anni della sua formazione bolognese presso la Pontificia Accademia di Belle Arti, sino a quelli – pur brevissimi, quanto intensi e proficui – in cui collaborò con lo stabilimento imolese. La studiosa, il cui prezioso lavoro di valorizzazione della storia ceramica imolese è, ancora una volta, corroborato da un solido lavoro di studio delle fonti documentarie, a tal proposito scrive: “Certo gli veniva riconosciuta un’affascinante personalità d’artista che concentrava in sé molta parte delle correnti artistiche del suo tempo: oramai egli le manifestava pienamente nel suo linguaggio che era frutto, come ha scritto il Cassoli, ‘dell’avvicendamento di stili alla moda, dalla tradizione accademica bolognese, agli ultimi epigoni dei quadraturisti, al neorinascimento successivo all’Unità, fino ad abbracciare e subire influenze di più vasto respiro con l’internazionalizzazione del fatto artistico a cavallo degli anni settanta: l’eclettismo floreale’. … Il 5 dicembre del 1886, saputo della scomparsa di Lodi, il Consiglio invia le condoglianze al Muratori, allora Segretario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, presso la quale dal 1877 lodi aveva insegnato come Professore d’Ornato, e delega ‘Angiolino’ Sangiorgi a partecipare ai funerali a nome della Cooperativa. Si chiude così un’edificante stagione, di vivacissima trama di eventi, di intensi rapporti epistolari, di collaborazioni aperte ad un mondo extralocale che tanto giovarono alla Cooperativa in quegli anni. … Così ancora dal 1890 circa e per due decenni, come confermano alcune opere datate, vediamo proposti vasellami che tengono conto di alcune tipiche soluzioni decorative di Lodi, di quelle che tanto modernamente egli era riuscito ad introdurre nella cultura della Sezione Artistica ‘ applicando l’arte all’industria’. Si vedono dunque ancora evocati i suoi tenui fiori, secondo moduli inconfondibili, da definire appunto ‘lodiani’, ripresi sulle fogge sia modellati sia dipinti o, talvolta, in soluzioni miste”.

Per un confronto stilistico dell'inedito piatto policromo a fondo bianco si vedano gli esemplari in collezione privata realizzati da Lodi tra il 1883 e il 1886, pubblicati da Carmen Ravanelli Guidotti in La Società Cooperativa Ceramica di Imola: Centovent’anni di opere, Milano 1994, p. 74 n. 117-118 e p. 76 n. 121. La studiosa imolese ricorda, infatti, che si possono ricondurre a questo periodo “una serie di piatti grandi, dominati da fiori, come se fossero stati appena recisi e deposti con cura sulla superficie del piatto, oppure fiori a tutta superficie, in cui come in una rigogliosa giungla floreale, domina la rosa; ma quelle di Lodi, a differenza di quelle di altri, sono rose ora da soffitto, ora da parete, ora da piatto, appunto, dipinte da una mano che aspira ad occupare spazio, una sorta di horror vacui che, avvicinandosi la fine, sembra manifestare una sempre maggiore propensione all’evanescente; il comporsi di boccioli, di fiori aperti, di fiori snervati o a calice spoglio e staccato dalla pianta preludono per certi versi da vicino allo stile floreale, un movimento artistico di cui Lodi ha già in sé i germi e molte caratteristiche: lo studio accurato del fiore e della vegetazione – ridotti poi a indicare l’interesse per il mondo orientale … – ed infine il simbolismo” (ibidem, pp. 74-75). Per un confronto sulla decorazione della zuppiera a fondo bianco si vedano la tazza con piattino in collezione privata, realizzata da Lodi tra il 1883 e il 1886 per il figlio Luigi, i due piatti degli stessi anni in raccolta privata e il vassoio con tesa baccellata (1883-1886) al MIC di Faenza, tutti pubblicati da Carmen Ravanelli Guidotti.

Per un confronto sulla decorazione dei due pezzi ceramici decorati su fondo bianco, si propone di attribuire questi manufatti dalle delicate decorazioni a fiori di campo recisi ad Angelo Sangiorgi. Il  genere è riscontrato nei diversi campioni sopra elencati. Ne parla profusamente Carmen Ravanelli Guidotti, sottolineando l’importanza che il pittore faentino ebbe quale collaboratore prima e continuatore poi dell’opera del Lodi (ibidem, p. 30): “... si viene sempre più a sentire l’esigenza di dotarsi di una sezione ‘artistica’ e quindi ‘iniziare qualche apprendista nei lavori di dipintura’. … Ma la nomenclatura della parte ‘artistica’ della Cooperativa si arricchisce presto di una presenza assai significativa. Nel verbale del 4 giugno leggiamo infatti che ‘si è presentato in Fabbrica un pittore di Faenza chiedendo di lavorare […] chiestogli dei lavori di cui è capace, egli ha risposto di saperne eseguire anche di artistici’. L’occasione gli è propizia perché, leggiamo ancora, ‘in seguito dell’espulsione del socio Cricca Antonio sono rimasti incompleti alcuni lavori di dipintura, ai quali non può attendere alcuno dei pittori della Società’, cosicché si delibera di ‘accoglierlo intanto provvisoriamente per conoscere la sua capacità’. Si tratta, come vedremo, di Angelo Sangiorgi (‘Angiolino’) che più avanti legherà il suo nome e le sue opere migliori alla presenza di Gaetano Lodi, di cui a partire dal 1883 fu il prediletto allievo nella neonata Sezione Artistica e al quale più tardi, succederà nella carica di Direttore della medesima, che avrebbe mantenuto sino alla sua scomparsa nel 1909”. I due esemplari del Museo della Cooperativa Ceramica di Imola dimostrano che il linguaggio naturalistico di Lodi – i suoi fiori di campo recisi, i suoi paesaggi – continuò ad essere riproposto in maniera preponderante nella decorazione del vasellame dai suoi allievi in forza alla Sezione Artistica della Cooperativa, primo fra tutti proprio “Angiolino” Sangiorgi, anche dopo la morte del maestro bolognese, ciò in maniera tanto aderente al modello, da risultare difficilmente distinguibile la mano dell’allievo da quella del maestro.

Gaetano Lodi (Crevalcore, 1830-Bologna, 1886), 1883-1886, Qattro piatti, vassoio e zuppiera con decorazioni floreali; Angelo Sangiorgi(?), due piatti con decorazioni floreali, maioliche. Imola, Museo della Cooperativa Ceramica.

Marco Violi

In collaborazione con il Museo Diocesano di Imola. Bibliografia essenziale: CARMEN RAVANELLI GUIDOTTI, La Società Cooperativa Ceramica di Imola: Centovent’anni di opere, Milano 1994, p. 263 n. 6. Tratto da "Convivio", catalogo della mostra a cura di Marco Violi, Imola, 2017.