Pepoli Carlo

Pepoli Carlo

22 Luglio 1796 - 7 Dicembre 1881

Note sintetiche

Occupazione: Nobile possidente

Scheda

Di profondi sentimenti patriottici, Carlo Pepoli (Bologna 22 luglio 1796 - Bologna 7 dicembre 1881), figlio del conte Ricciardo e di Cecilia Cavalca, fu cultore di poesia, d'arte, di musica, di storia civile e politica. Giacomo Leopardi gli dedicò il canto “A Carlo Pepoli”, letto dallo stesso poeta il lunedì di Pasqua 1826 nel Casino dei Nobili, presso l’Accademia dei Felsinei: Questo affannoso e travagliato sonno / Che noi vita nomiam, come sopporti, / Pepoli mio? di che speranze il core / Vai sostentando? in che pensieri, in quanto / O gioconde o moleste opre dispensi / L'ozio che ti lasciàr gli avi remoti, / Grave retaggio e faticoso?...

Membro del Governo Provvisorio delle Provincie Unite in seguito ai moti del 1831 mostrò già da allora chiari sentimenti unitari: “io mi sento fratello di quanti sono tra il mare e l'Alpi”. Inviato a Roma al seguito del generale Sercognani, firmò la dichiarazione di abolizione del potere temporale del Papa. Prefetto a Pesaro Urbino, rifugiato poi ad Ancona, al termine dell'esperienza rivoluzionaria fu catturato e imprigionato dagli Austriaci a Venezia. Condannato all'esilio perpetuo, venne imbarcato con altri compagni sul bastimento austriaco Abbondanza, diretto a Tolone. Fu poi a Marsiglia e quindi a Parigi, dove tornò a dedicarsi alle sue amate attività intellettuali, mettendole a frutto con l'insegnamento da una parte e con l'attività di poeta e drammaturgo dall'altra. A Parigi, conosciuto ed apprezzato dalle cerchie intellettuali che raccoglievano anche una folta presenza di fuoriusciti italiani (tra gli altri Vincenzo Gioberti, Pellegrino Rossi, Terenzio Mamiani) Pepoli scrisse il libretto per l'opera I Puritani di Vincenzo Bellini, andata in scena nel 1835. Lo stesso Bellini e Gioacchino Rossini utilizzarono altre sue composizioni per cantate, duetti, ariette e tarantelle. Trasferitosi in seguito in Inghilterra, aprì una scuola per l'insegnamento delle discipline che gli erano famigliari. Qui divenne intimo frequentatore della famiglia Rossetti e di Thomas e Jane Carlyle, e dal 1838 al 1847 tenne la cattedra di italiano all'University College di Londra. Nel 1839 Carlo Pepoli sposò la scrittrice scozzese Elizabeth Fergus (morta nel 1862 a Londra). Rimpatriato nel 1848, fu commissario con poteri civili e militari a Roma e deputato dell'Assemblea romana. Di nuovo esule dopo il crollo della Repubblica Romana nel luglio 1849, tornò in Inghilterra, sino al definitivo rientro in patria, nel 1859, anno in cui fu eletto deputato della Costituente delle Romagne.

Sindaco di Bologna nominato con Regio decreto, assunse la carica l'11 gennaio 1862 e la mantenne fino al 1866. Come ricorda Enrico Bottrigari nella sua Cronaca di Bologna (ed. Zanichelli, 1960) il 18 gennaio 1866 fu lui a celebrare il primo matrimonio civile di Bologna: "gli sposi erano un Zuntini Luigi ed una Pezzoli Cecilia. Il Conte Sindaco diresse loro alcune appropriate parole piene di affetto, e si compiaceva di regalare allo Sposo ed alla Sposa alcuni giojelli d'oro". Fu deputato di Finale e Mirandola (VII Legislatura), e venne nominato senatore il 30 novembre 1862 (VIII Legislatura). Dal 1860 insegnò Filosofia e lettere all'Università di Bologna e fu segretario dell'Accademia di Belle Arti. Nella Cronistoria dell'indipendenza italiana di Cesare Cantù (1875), ne viene data una breve segnalazione: era pure dei congiunti e del Governo, ma andò presto commissario presso gli armati spediti nelle Marche. È povero, e poeta, e godeva fama di onestà. Forse l’ardore di segnalarsi lo tradì. E' sepolto alla Certosa di Bologna, Sala del Colombario, pozzetto 587.

Mirtide Gavelli

Bibliografia: C. Albicini, Carlo Pepoli: saggio storico, 2a ed. acc., Bologna, Zanichelli, 1888; M. C. W. Wicks, Italian exiles in London, 1816-1848, Manchester, University Press, 1937; M. A. Bazzocchi (a cura di), Leopardi e Bologna. Atti del convegno di studi per il secondo centenario leopardiano, Bologna, 18-19 maggio 1998, Firenze, Olschki, 1999.

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Giacomo Leopardi, "Epistola al Conte Carlo Pepoli". Letta nella sede dell'Accademia dei Felsinei di Bologna nel 1826.

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