Salta al contenuto principale Skip to footer content

Carlo Parisini

1808 - 1884

Scheda

Carlo Parisini (1808 - 1884), violoncellista bolognese, figlio di Ignazio Parisini, documentato professore d’orchestra nelle orchestre cittadine dal 1827 al 1858 e solista fino al 1870. La lapide sul suo monumento funebre in Certosa (Chiostro VII - colonna d'angolo sud-est), così lo commemora, ricordando il lascito di tutti i suoi averi al "Ricovero": "XXV settembre MDCCCLXXXIV / Sotto a questo marmo / Fu deposta la salma di / Carlo Parisini / Onore dell’orchestra bolognese / Accad. filar. e prof. emerito di violoncello / Nel liceo Rossini / Le melodiche soavissime note ch’ei trasse / Dal suo strumento / Non s’udranno ahi più sulla terra / Ma vi rimarrà imperituro / Il ricordo della sua pietà / Poiché di tutti gli averi suoi / acquistati con le fatiche dell’arte / Fece dono / ai poverelli ricoverati / nel R. Istituto V. Emanuele II / Consiglio Amminis. dell’Opera Pia / Per riconoscenza all’ottimo benefattore / Insieme al Con. Cav. Enrico Bottrigari esecut. testamen.".

Fra gli elogi di cui gli fu prodiga la stampa dell’epoca, riportiamo quello del periodico Teatri Arti e Letteratura del 4 aprile 1839: "Egli è un egregio che sorpassa ogni aspettazione. Chi non ha intese le melodie di Bellini eseguite sul violoncello da questo illustre giovine non sa fino a qual punto possa commuovere la musica di quel caro estinto. Il dolore (compagno eterno dell’uomo sulla terra) che presiede a pressoché tutte le note di quel lacrimato scrittore, che splendé un istante come meteora e tosto si estinse, è reso dal Parisini con accento sì straziante che l’anima dilacerata ascoltandolo si assorbe in un sopore di morte. Poi trascorrendo per tutte le infinite gradazioni che dal letargo dell’obblio guidano allo stato di calma e da questo a quello di gioia e di felicità egli fa palpitare i cuori con sensazioni sì nuove e sì voluttuose che, sgombro d’ogni terrestre carico, il pensiero sorvola sulle ali delle sue armonie fra i rosei sogni della giovinezza e dell’amore. Tale è la potenza di questo giovine, tale la grandezza di questo artista, a cui inadeguata riescirebbe ogni altra lode; perché nella parola artista (quantunque spesso per ozio prodigata ) stanno raccolte tutte le glorie più fulgide che l’uomo possa invidiare".

Bibliografia:  'Un mondo di musica: concerti alla Società del Casino nel primo Ottocento', a cura di Maria Chiara Mazzi, Bollettino del Museo del Risorgimento di Bologna, 2014.