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Palazzo dei Notai o Registro

Di rilevanza storica

Schede

L'edificio venne costruito a partire dal 1381 dalla Società dei Notai allo scopo di farne la propria sede. Fu eretto in due momenti differenti: la parte che si affaccia alla Basilica di San Petronio è appunto del 1381 ma quella che si affaccia a Palazzo d'Accursio fu rifatta da Bartolomeo Fioravanti nel 1437 circa. Nel 1908 fu completamente restaurato da Alfonso Rubbiani che intervenne soprattutto sulla facciata e demolando la grande sala del Tubertini.

"Il lato meridionale della monumentale piazza Maggiore o Vittorio Emanuele in Bologna sul fianco occidentale di San Petronio, è chiuso da un altro importante edifizio di carattere esclusivamente medioevale, che contribuisce, col suo aspetto severo, alla solenne austerità di questa piazza. E’ il palazzo detto dei Notari o Registro. La Corporazione dei Notari bolognesi è antichissima e illustre. Derogando da consuetudini che venivano dai bassi tempi, dacchè il Comune di Bologna si fu solidamente costituito, i notai, che erano sempre stati di nomina o regia od imperiale, furono eletti dal popolo stesso, come si praticava per le altre società pubbliche: e tale uso era già in voga nel 1157. E maggiore affermazione ebbe nel secolo successivo, durante il conflitto tra Bologna e l’imperatore Federico II, che per questo ed altri torti dichiarò la città al bando dell’Impero. Cosa della quale i Bolognesi non si diedero grande pensiero. Era allora fra i reggitori della città il celebre giurista Rolandino de’ Passeggieri, che nella lunga ed operosissima vita consumata tutta al bene della sua città, potè dirsi un vero “padre della patria”, Rolandino, che alle altre cariche affidategli dal voto popolare univa anche quella di notaio, pensò di organizzare la professione dei notai, importantissima, siccome quella che allora più che ora non sia, era depositaria della pubblica fede e degli interessi privati di tutta la cittadinanza, in una Corporazione autonoma, con discipline e leggi proprie atte a tutelarne la dignità da un lato ed a garantire maggiormente dall’altro gli interessi gravissimi che le erano affidati. Egli fu il fondatore, indi il primo proconsole della Compagnia dei Notai, istituita nel 1246. La matricola dei notai bolognesi sale fino al 1220. A quest’opera, che allora aveva grande interesse e grande significato, consacrò ogni cura Rolandino, tanto che il Comune di Bologna, nel 1278, per pubblica deliberazione, gli diede “buona somma di denari perché avendo lasciato lo studio e gli scolari, talmente si era occupato dell’onore e della fabbrica di detta Compagnia, che speso vi aveva molte delle sue facoltà”. Poco di poi, nel 1287, secondo narra il Gherardacci “i notari cominciarono a comprar casamenti nei più nobili e onorati luoghi della piazza di Bologna, di modo che in poco spazio di tempo fecero, con meravigliosa industria, una fabbrica, che per grandezza si diceva il Palazzo dei Notari”. Tale è nelle sue origini il palazzo dei Notari, che fu portato alle attuali proporzioni nella ricostruzione con ampliamenti operati nel 1384-85. Nel 1422 all’edifizio fu aggiunta una loggia ed aperta l’attuale porta in via dei Pignattari, di fianco a San Petronio. L’edifizio è merlato ed ha finestre originariamente archiacute.

Nel 1792, trasformandosi ed alzandosi, sopra disegno di Giuseppe Tubertini, la grande volta della grande sala, furono guastati e murati molti merli, togliendo così la parte superiore dell’edifizio l’elegante, leggero e caratteristico suo ornamento. Nella cappella ch’è annessa alla sala si nota un bellissimo quadro di Passarotti, rappresentante la Madonna adorata da San Tommaso d’Aquino e da San Petronio. Nella sagrestia è tuttavia conservato il diploma autentico dell’imperatore Federico III, datato dal 3 gennaio 1462 e confermato dal papa Giulio II con Bolla del 15 febbraio 1505, mediante il quale è data facoltà e privilegio al correttore dei notari di Bologna di potere creare notari apostolici ed imperiali e di legittimare figliuoli spurii. Oltre dei notari, che tennero le loro riunioni in questo palazzo – e secondo l’Alidosi nelle case che v’erano prima, fin dal 1256 – il palazzo dei Notari servì di sede e di riunione degli Anziani ed altri magistrati e per le adunanze dei sedici riformatori dello Stato di Libertà: istituti specialissimi della Repubblica bolognese dal secolo XIII alla fine del XV." Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino Unione Tipografico Editrice, 1900.

"Era la residenza de’ Notari fino dal 1256, al 1797. Fu donata loro nel 1285 da Rolandino Passaggeri, che ne fu il primo Proconsole, ed institutore. Si ampliò come al presente nel 1384 e servì in appresso per gli Anziani, ed altri Magistrati, e per le udienze dei 16 Riformatori dello Stato di Libertà. La porta di questo edifizio rimane di fianco nella Via de’ Pignattari salendo le scale si arriva nell’ampia e bella Sala ornata nel 1792 con disegno di Giuseppe Tubertini, ed alzata approfittandosi de’ merli per cui esternamente non poco resta disgustato l’occhio avvezzo a vederli isolati. Questa Sala, che ora meglio può chiamarsi Cappella, appartiene al Notaro Giuseppe Maffeo Schiassi come pure le addiacenze che siamo per notare. La Tavola della Cappella colla Madonna, e S. Tommaso d’Aquino, e S. Petronio è di Bartolomeo Passarotti. Qui annesso sono le Camere, che servivano per le radunanze del cessato Collegio Notarile, ove nella prima d’ingresso il ritratto del sudd. Rolandino è ben collocato nell’ornamento del grandioso cammino. Vi esistono pure delle iscrizioni, le quali fanno perpetua ricordanza dei privilegi che godeva questo illustre stabilimento. Nell’altra camera poi che serviva alla così detta Trapea, il quadro pel traverso della B. V. con S. Gio. e S. Tommaso d’Aquino è della Scuola di Guido. Si conserva nella Sagrestia il diploma dell’Imperatore Federico III delli 3 Gennaro 1462, e confirmato da Giulio II con Bolla delli 15 Febbraro 1505 con cui accordava il privilegio al Correttore de’ Notari di poter creare Notari Apostolici, ed Imperiali, e di legittimare spurj." Testo tratto da “Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi” – Bologna Tipografia di S. Tommaso d’Aquino – 1835.

Trascrizioni a cura di Lorena Barchetti.