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Paesaggio | Giuseppe Romagnoli

1891

Schede

Il piccolo lavoro a olio, restaurato per questa occasione, descrive un paesaggio rustico, un borgo collinare dal quale si snoda un sentiero acciottolato che segue la garbata inclinazione del piano e accompagna la vista in direzione di verdeggianti colline. La composizione è inquadrata entro una quinta architettonica di muri a secco. L’insieme, arioso ma austero, è reso più vivace da un verde luminoso di fronde sul lato destro. La stesura pulita e ordinata, l’uso di una coloritura “magra” e la resa luministica danno vita ad una composizione di “accademico” naturalismo. Il trattamento pittorico della composizione si avvicina allo stile che caratterizza i paesaggi “di Macchia”, quasi che il giovane intendesse rendere omaggio al ruolo che Firenze aveva avuto, alcuni decenni prima, quando, intorno alla metà del secolo, aveva dato i natali al movimento dei Macchiaioli. Il “nuovo” stile, conosciuto anche a Bologna grazie all’arrivo di Puccinelli entro i ranghi dell’Accademia (1861), era stato anticipato da esperienze legate alla pittura di paesaggio. Queste si caratterizzarono per lo studio e la riproduzione del vero, oltre che per la volontà di restituire in maniera otticamente corretta la natura.

Non badando troppo al disegno, ma costruendo piuttosto il quadro attraverso l’accostamento e il contrasto dei valori cromatici e tonali, queste opere giunsero ad una radicale semplificazione delle strutture compositive, ridotte ai loro valori essenziali. E' possibile che Romagnoli riprenda dal vero lo scorcio di questa borgata nel corso di una villeggiatura che ebbe luogo tra agosto e ottobre nel 1891. I documenti del Collegio infatti conservano un carteggio che si sviluppa a partire dal luglio di quell’anno e tratta degli accordi per la locazione di una villetta in localita Montici, nel Val d’Arno fiorentino. Il rettore, Augusto Romagnoli, esprime tutta la sua soddisfazione per la sistemazione nella quale, insieme ai collegiali, si appresta a trascorrere il periodo estivo “[…] non potrebbe darsi per noi più fortunata occasione. E' a poca distanza da Firenze (circa 2 km) sulle colline sopra S. Miniato. L’inventario che le unisco fa vedere che è fornita di tutto il necessario.”. Il luogo dove i ragazzi soggiornarono era di proprietà dell’avvocato Callisto Ghigi (Ravenna, 1845? - Bologna, 1904). In una carta successiva, viene precisato che il contratto di locazione si riferisce a “una villetta con mobiglio [sic] nella Provincia di Firenze in luogo detto a S. Margherita di Montici per la villeggiatura degli alunni e del Rettore del Collegio Venturoli da oggi a tutto il 31 ottobre prossimo e per la corrisposta di Lire 400”.

Dal Diario del Segretario, tenuto nel luglio del 1891 da A. Modonesi, apprendiamo che, pur essendo i ragazzi abituati a trascorrere il periodo estivo in campagna, l’andare oltre i confini regionali costituisce un fatto di per sè eccezionale, infatti il 13 luglio egli annota “Questo giorno segna nella cronaca del nostro giornale un avvenimento straordinario: quello, niente meno, di cambiare città durante i mesi di vacanza. La villa destinata a noi era la “Malatesta” a S. Margherita a Montici presso Firenze”. Il borgo è situato sulla sommità più elevata dell’omonimo poggio le cui pendici sono ancora oggi sparse di amene ville, di case coloniche e di borgate, come quella riprodotta dal diciannovenne Giuseppe Romagnoli in una limpida mattinata di fine estate.

Elisa Baldini

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina 19 aprile - 14 giugno 2015.