Negroni | Fonderia tipografica

Negroni | Fonderia tipografica

1831 | 1924

Scheda

1831. I moti di Parma, e i pressanti inviti dell'autorità pontificia, inducono i fratelli Amoretti, incisori e fonditori di caratteri al servizio di Giambattista Bodoni e assieme a lui autori del famoso carattere tipografico, a trasferire la loro ditta a Bologna. La Fonderia rimarrà affiancata fino al 1845 alla Tipografia Sassi, anno della morte di Vittorino Amoretti. La ditta sarà guidata successivamente dal figlio Giuseppe e a lui succederà nel 1863 il genero Ferdinando Negroni, che resterà unico proprietario dal 1880. Nel 1867 la fonderia di caratteri Negroni sarà dotata di un motore a vapore a 4 cavalli ed arriverà ad avere 60 lavoranti alcuni anni dopo. Il 20 settembre 1869 è inaugurata, nella Sala del Liceo Galvani, la prima mostra di lavori tipografici e arti affini. Il 26 settembre, sempre al Galvani, si apre il 2° Congresso tipografico italiano. Durante l'assise vengono distribuiti premi a editori e operai compositori. Tra le aziende premiate vi sono la fonderia di caratteri bolognese di Adriano Amoretti (1838-1888) e la celebre casa editrice Pomba di Torino. Alla fine del secolo la ditta F. Negroni sarà munita di 24 macchine speciali per caratteri. All'inizio del secolo successivo sarà assorbita dalla società Nebiolo di Torino e completamente dismessa nel 1924.

Ne L’Arte della Stampa, Firenze, anno XI n. 52, 1881, l’azienda viene così descritta, citando brani del libretto edito da Negroni in occasione dell’esposizione di Milano: La prima macchina da fondere – quella Haas di Basilea – fu ammessa nella fonderia Negroni nel 1864. Nel 1867 venne istituita la lavorazione dei filetti d’ottone, che quella fonderia produsse prima d’ogni altra in Italia e che ora compete pienamente coi prodotti stranieri. Quando la fonderia veniva in assoluta proprietà di F. Negroni, “essa contava - ripetiamo le sue parole – già dieci macchine da fondere, ed ora fu ampliata e ulteriormente arricchita di tutti i nuovi ordigni necessarii alle diverse lavorazioni, ed aumentata di altre quattro macchine da fondere, una delle quali dell’officina meccanica Foucher di Parigi… Lo stabilimento ha ben settanta mila chilogrammi di caratteri e possiede più di ottanta mila matrici… Per la giustificazioni di queste il signor Negroni stesso ha ideata e costruita una macchina di suo sistema, la quale provvede con ogni esattezza e con considerata perfezione a questo importante e difficilissimo còmpito.” Ci piace concludere con un’ultima citazione tratta dai Cenni sulla fonderia bolognese del Negroni: “Nel palazzo ove dimoravano i dominatori della città, in quelle sale ove i loro successori ospitarono Lorenzino sanguinoso e fuggiasco, si svolge oggi ordinato e pacifico il lavoro de’ miei buoni e bravi operai. Locali accessori per l’ufficio, per lo studio d’incisione, per magazzini, circondano l’ampio salone, lungo metri 22, largo 15, alto 18, in cui risiede la tranquilla mia officina. Là sono sempre, fra i miei cinquanta artefici ed operai, direttore, insegnante, amico, e ne ho corrispondenza non solo di bravura, ma di affetto, di cui diedermi non è molto, prova inaspettata e commovente invitandomi ad una loro festa per salutare l’anno da che esercito da solo l’officina. Di questo affetto fui sempre e sono giustamente altero.” Un saggio notevole di fusione di caratteri accompagna i Cenni sulla fonderia Negroni. “Non ho saputo – dice il signor Negroni a questo proposito – come meglio manifestare l’interessamento mio per presentare questa industria quanto poteva più degna all’Esposizione che fondendo appositamente, per la prima volta in Italia, il carattere corpo 4, di cui offro una pagina, la quale sembrami abbia a dar prova sufficiente del modo in cui si fondono i caratteri nel mio stabilimento, tenuto calcolo della straordinaria grandezza della pagina medesima, e che essa non è interlineata.” Infatti la pagina in corpo 4 fusa dal Negroni è per lo meno dodici volte più grande delle pagine del troppo famoso Dantino Gnocchi-Salmin, e quantunque non interlineata, non offre che una lievissima irregolarità nelle linee, forse non avvertibile da occhio non acuto ed esperto, mentre il Dantino presenta irregolarità continue. Il signor Busato poi, nel bel saggio esposto dal Negroni, vedrà quel che sia il carattere punta di diamante che dice non conoscere. Il testo di quella pagina è una rivendicazione a Panfilo Castaldi pel primato nella scoperta dei caratteri da stampa, epperò lo specimen Negroni, invece di frontespizio, porta una iscrizione dedicata all’insigne cittadino di Feltre. (…) Noi vorremmo che si adottasse l’altezza di sessantadue punti tipografici del calibro Didot, come la misura che in avvenire più o meno prossimo verrà adottata dall’arte tipografica dei due mondi. Il modo di raggiungere questo ideale, oggi ce lo presenta facile e pronto il fonditore Ferdinando negroni di Bologna, il quale ha costruito egli medesimo una macchina che colloca in altezza i caratteri, nuovi o usati, con grande precisione, celerità ed economia. (…) Il progresso è raggiunto, la conquista è fatta, e ci gode soprattutto l’animo perché essa è fatta in casa nostra, per opera nostra, da valentuomini italiani. Alla pagina 480 del presente quaderno dell’Arte della Stampa, i nostri lettori vedranno due colonne di tipi, una delle quali composta di caratteri nuovi, l’altra di vecchissimi, ed ambidue sbassate ad un tratto contemporaneamente dalla macchina del Negroni. Noi presentiamo le due colonne quali ci vennero dalla fonderia, senza eseguirvi il menomo taccheggio, né il più lieve impronto. (…) Vuol, rammentarsi la comodità che risulterebbe pel tipografo dal trovare i caratteri occorrenti già posti in altezza nei magazzini dei fonditori senza la necessità di attendere sette o otto giorni, come avviene adesso, acciò il fonditore abbia il tempo di portare i tipi all’altezza richiesta dai suoi clienti. A Londra si possono ottenere entro lo spazio di un giorno tutti i caratteri per una officina tipografica completa, giacché i fonditori li tengono pronti per soddisfare ogni esigenza, e l’altezza dei loro tipi è uguale per tutti. Fa d’uopo che in Italia avvenga lo stesso. Lo esige l’interesse comune: lo vuole il decoro dell’arte.

La storia dell'azienda viene successivamente descritta nella pubblicazione edita nel maggio 1904: Notizie sopra la fonderia tipografica Ditta F. Negroni di Bologna, dedicata dal proprietario al Commissario generale italiano per l'Esposizione di Saint Louis: "La Fonderia Tipografica Ditta F. Negroni è delle fonderie italiane esistenti la più antica, contando oggi già 108 anni di vita; e la sua origine è collegata al ricordo di uno dei più gloriosi tipografi-editori italiani, G. B. Bodoni, del quale i fratelli Amoretti, i fondatori di questa Casa, furono per molti anni compagni di lavoro come incisori dei punzoni dal Bodoni stesso disegnati. Ed una ricca collezione di questi punzoni è ancora oggi posseduta da questa Casa e gelosamente conservata. Fino al 1861 questo Stabilimento industriale conservò proporzioni modestissime, per quanto la fama che fino a quell'epoca s'era saputo guadagnare lo avessero reso apprezzatissimo presso tutti i tipografi che da ogni parte d'Italia ad esso ricorrevano per l'acquisto dei loro tipi. Fu appunto nel 1861, in cui il signor Ferdinando Negroni divenne contemporaneamente cognato e socio del proprietario sig. Dott. Adriano Amoretti che, per potere in qualche modo rispondere alle grandi richieste dei clienti, divenuti numerosissimi ed affezionati, si diede allo Stabilimento maggior sviluppo provvedendolo di nuove macchine, alcune delle quali (quelle per sbassare i caratteri) su progetto del signor Negroni, furono costruite nello Stabilimento stesso. E la sede della Fonderia fu allora trasportata ed adattata alla meglio nell'antico Palazzo Pepoli in via Castiglione. Più tardi (nel 1886) questa sede fu resa meglio adatta occupando per essa una maggiore estensione del Palazzo Pepoli e applicando per il movimento delle macchine un motore a gas. Questa Fonderia (allora Fonderia Amoretti) fu la prima ad introdurre in Italia la lavorazione dei filetti di ottone, stata fino a quell'epoca monopolio delle case estere. Le macchine speciali per tale lavorazione furono tutte studiate e costrutte entro lo Stabilimento. Pure in questa lavorazione la Fonderia F. Negroni ha raggiunto un grado di perfezione da non temere concorrenza, e l'importanza della produzione di questo articolo speciale corre di pari passo collo sviluppo di tutta l'altra parte dell'industria e credo di non esagerare opinando che la Ditta F. Negroni superi in questo articolo quanto in Italia possono produrre e vendere le altre case concorrenti.

Nel 1898, dopo la morte del signor Ferdinando Negroni, avvenuta nel marzo 1897, ed in seguito al mio matrimonio colla figlia di lui, signorina Albertina Negroni, incominciai ad occuparmi io stesso della direzione di questo Stabilimento. E poiché ne riconoscevo la residenza inadatta, pericolosa tanto dal lato igienico che dal lato statico, ed insufficiente allo sviluppo che mi proponevo di dare a questa industria, decisi di costruire appositamente un fabbricato in località più adatta e che rispondesse sotto ogni riguardo alle esigenze di questa industria meglio di quello che potevano fare le storiche sale del vetusto Palazzo Pepoli. E la costruzione, iniziata il 1° settembre 1898, fu completamente ultimata, compreso l'impianto del macchinario, il maggio 1899. Nel nuovo Stabilimento, che sorge ora nella via Milazzo, fu provvisto tanto della forza motrice quanto al riscaldamento dei crogiuoli nelle macchine, quanto all'illuminazione elettrica, mediante un apposito impianto di gas Dowson, l'unico che io mi sappia, tentato in Europa per fonderia di caratteri. L'impianto è per la forza di 50 HP, e speciali apparecchi per la purificazione del gas, appositamente da me studiati, rendono i prodotti della combustione di questo gas perfettamente innocui e non molesti per gli operai. A questo importante miglioramento apportato alle condizioni igieniche dell'ambiente in cui permangono gli operai fonditori, venne aggiunto l'altro, non meno importante, di aver dato al salone per le macchine, vasto e luminosissimo, una grandezza tale da assegnare ad ogni operaio 80 mc. d'aria, continuamente rinnovata da sei potenti ventilatori, disposti in modo da allontanare i prodotti della combustione ed i vapori di piombo dall'operaio fonditore. Ed al miglioramento igienico dell'operaio si univa anche il miglioramento, si può dire, morale, risparmiandogli molti servizi alla macchina da esso governata, resi ora automatici, ed il miglioramento economico, interessando l'operaio alla produzione. E questi miglioramenti furono, a mio avviso, i coefficienti principali della migliorata ed aumentata produzione, e basta dare uno sguardo al diagramma qui appresso tracciato per persuadersi di questa verità. Infatti, mentre nel Stabilimento si sono aumentate due sole macchine da fondere, la produzione è salita da 71 Tonnellate (massimo raggiunto solo nel 1894) a Tonnellate 104 nello scorso anno 1903. E l'andamento del diagramma della produzione spiega con chiarezza come questa produzione continui a crescere. La produzione minore, che si ebbe nel 1899, dipese dall'essere il lavoro stato sospeso per circa un mese, causa lo spostamento del macchinario dall'antica alla nuova residenza. I perfezionamenti introdotti hanno, oltreché aumentata, anche migliorata la produzione, ciò che permette oggi a questa casa di tenere, certo senza dissesto, la concorrenza tanto in Italia che all'Estero. La Fonderia F. Negroni si presenta alla grandiosa Esposizione mondiale di Saint Louis assai modestamente. Sono pochi prodotti della sua industria che essa espone raccolti in un quadro: caratteri ordinari (tra cui una pagina composta in carattere diamante) e di fantasia, fregi fusi a macchina o riprodotti colla galvanoplastica, campioni di filetti d'ottone semplici ed a fantasia eseguiti con macchine studiate e costrutte entro lo Stabilimento, fuselli, grappe, ecc.; campioni di galvanotipie eseguiti su incisioni in legno e su fototipie.

Le onorificenze riportate da questa Ditta vengono, come saggio di riproduzione in galvanoplastica, presentate alla mostra, e sono: Bologna 1869 – Diploma di benemerenza. Milano 1881 – Medaglia d'argento. Bologna 1884 – Medaglia d'argento. Torino 1884 – Medaglia d'argento. Bologna 1888 – Diploma d'onore. Roma 1889 – Medaglia d'oro al Merito Industriale del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Parigi 1900 – Medaglia di bronzo. Bologna 1900 – Diploma d'onore. Perugia 1902 – Medaglia d'oro e Diploma d'onore.

A questa grande mostra dei prodotti industriali di tutto il mondo la Ditta F. Negroni non aveva certo pensato di presentarsi. All'invito ricevuto dal Comitato generale italiano (la circolare telegrafica d'invito a concorrere fu ricevuta l'11 dicembre 1903 e il tempo utile per prepararsi doveva scadere circa il 20 gennaio 1904) credé suo dovere rispondere accettando; ma in un mese circa, ché tale appunto fu pressappoco il tempo di cui poté disporre per prepararsi, non si può, a far molto, che raggiungere lo scopo di far vedere in forma forse troppo modesta quale sia il grado di perfezione raggiunta dai mezzi di produzione di questa Ditta e dalla capacità dei suoi bravi operai. Ing. Domenico Gorrieri"

In collaborazione con Cronologia di Bologna della Biblioteca Sala Borsa.

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