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Monumento Murat

1864

Schede

La scultura, raffigurante il Re di Napoli Gioacchino Murat, campeggia sulla sepoltura della figlia Letizia (1802-1859), nata dall’unione del Murat con Carolina Bonaparte, sorella minore di Napoleone. Il ritratto fu qui collocato per volontà testamentaria della stessa Letizia, che volle così celebrare il padre che non ebbe sepoltura: dopo la caduta del Regno di Napoli, fu infatti giustiziato dai Borboni a Pizzo Calabro nel 1815 ed il corpo disperso in una fossa comune. Il Re è raffigurato nell’elegante divisa militare, circondato da trofei e simboli regali e guerreschi: le aquile dell’Impero francese, il cannone su cui poggia il piede sinistro, il bastone da maresciallo in mano. La figlia è effigiata nel semplice medaglione posto sul basamento. Giunta a Bologna dopo varie peregrinazioni successive alla caduta del padre, qui Letizia sposò nel 1823 Guido Taddeo Pepoli e fondò un raffinato salotto culturale, che le valse il soprannome di ‘Regina di Bologna’. L’opera coniuga il fine celebrativo ed encomiastico con l’adesione dello scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891) alle nuove tendenze veriste, di cui sono espressione la resa ricca di dettagli dell’uniforme e la connotazione in senso psicologico del soggetto, fiero ed austero nella posa come nell’espressione del volto.

Nel 1865 l'opera fu lodata da Cesare Masini, segretario dell'Accademia di Belle Arti di Bologna, con queste parole: "con uguale perizia e logico proponimento il valente artista rappresenta i personaggi dei nostri tempi. La scultura è l’arte monumentale, per mezzo della quale vengono tramandate alla storia le gesta e le costumanze dei popoli di quel tempo in cui visse l’artista operatore, e tradisce la storia colui che per mala intesa smania di purezza di stile, foggia alla Romana o alla Greca quegli uomini dei tempi nostri, a cui la Nazione o la particolare munificenza innalzano monumenti. Con questo proposito il Vela eseguì il monumento di Gioacchino Murat allogato dall’illustre famiglia Pepoli, testè posto in opera nel nostro Cimitero. Come il distinto artista abbia saputo improntarlo di verità e carattere ciascuno se ne persuade, nel mentre che fissato lo sguardo su quella stupenda scultura, si trova subitamente trasportato all’epoca del primo Napoleone. Tu vedi il terribile capitano nella dignitosa movenza dell’uomo che ritornava vincitore dale battaglie; egli stringe nella mano lo scudiscio a dimostrare che da poco è sceso da quel cavallo che innanzi a tutti lo portava incontro alle falangi nemiche; calca col piede un cannone rovesciato, simbolo dell’abbattuta prepotenza straniera. Stupenda è la figura nel suo insieme, e se la osservi dettagliatamente trovi tale evidenza in ogni sua parte, che assai difficile sarebbe stato l’ottenerla coi colori e col pennello. E’ provvidenziale la comparsa di una sì bell’opera nella nostra città, mentre la gioventù che si dedica all’arte della scultura, potrà da questa prendere esempio, e persuadersi, che anche coi costumi presenti, l’artista che opera nutrito di profondi studi, con animo gentile, ed impressionato dall’idea del bello, può ottenere, come il Vela, l’ammirazione di tutti, e procacciarsi fama imperitura".

Melissa La Maida