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Luigi Marchesini

1796 - 5 Gennaio 1882

Scheda

Figlio di Gaetano, nasce a Bologna nel 1796, ove studia architettura presso l’Accademia di Belle Arti. Inizia a lavorare già da giovanissimo e nel lungo corso della sua vita avrà un ruolo fondamentale nello sviluppo della Certosa di Bologna, pur non trascurando altri lavori al di fuori di essa. La sua carriera si svolgerà spesso operando con il Municipio felsineo, tant'è che nel 1835 viene chiamato a redigere una perizia per la trasformazione dell'Archiginnasio in Biblioteca Pubblica e sede dell'Istituto Aldini Valeriani. Uno dei suoi interventi più consistenti all'interno delle mura cittadine è quello operato in nella Chiesa di Sant’Isaia nel 1858 in via De’ Marchi, nella quale il Marchesini trasforma radicalmente l'originaria chiesa seicentesca. Realizza una nuova facciata, aggiunge due navate laterali e un grande catino, infine costruisce un portico esterno sul fianco sinistro.

L’impegno dell’artista nella chiesa è visibile anche all’interno della stessa, dove il Martirio di S. Isaia risulta incorniciato da ornamenti realizzati su disegno del nostro. Nella Camera Mortuaria di San Rocco, riadattata dal 1801 ai fini cimiteriali insieme al soppresso convento dei certosini, progetta il rinnovo delle pareti, della cantoria e della cappella. Sempre a metà del secolo Girolamo Bianconi, nella sua Guida, lo dice “direttore delle fabbriche che si erigono nel nostro Cimitero Comunale”, fondato nel 1801 riutilizzando le strutture del preesistente monastero. Marchesini entrerà in Certosa negli ultimi anni di governo napoleonico, sostituendosi a Ercole Gasparini e lavorando con Angelo Venturoli e Giuseppe Tubertini nelle pesanti manomissioni degli edifici del convento. Vedono così la luce edifici realizzati a due mani, quali la Sala delle Tombe nel 1816.

Il 1833 è un anno cruciale per la Certosa. Recuperati ormai tutti gli edifici claustrali, si dovette pianificare nuovi ampliamenti. Marchesini, divenuto dopo la morte nel 1831 di Tubertini il progettista indiscusso del cimitero, fu libero dalle limitazioni derivanti dal riutilizzo di strutture preesistenti, e realizza tre delle architetture più significative del cimitero. Una è il Loggiato delle Tombe, suggestivo e stretto corridoio su cui si aprono celle, archi e passaggi verso altre sale. Segue la Sala delle Catacombe, un ampio spazio coperto, terminante in due vestiboli leggermente rialzati. Vero capolavoro di equilibrio spaziale, di grande fascino e suggestione. Terzo edificio è la Sala del Colombario, solenne spazio basilicale che riprende spunti dalle terme romane. Edificio coperto secondo solo alle due grandi basiliche cittadine di S. Pietro e S. Petronio. L'anno successivo verrà invece completata la Sala Ellittica. Di molto successiva invece è la Sala Gemina, costruita poi con il contributo di Coriolano Monti nel 1883. Al nostro si deve anche la costruzione dei due archi terminali del portico iniziato da Gasparini e che collega la Certosa al portico di S. Luca.

Il ruolo del nostro nello sviluppo architettonico del camposanto bolognese fu assai significativo anche nell'esecuzione di monumenti funebri, realizzati negli anni 1807-26. Sono ancora esistenti quelli dedicati a Vincenzo Patuzzi, Antonio Bentivoglio, Giuseppe Levi e Maria Marchi. Altri due monumenti a lui attribuiti sono quello Imperiali (Sala delle Tombe) e Maldini (Chiostro I d'Ingresso) ambedue realizzate da Giovanni Putti. Perduti ma descritti nelle incisioni dell'epoca i monumenti a Petronio Bassani, Angelo Bassi, Iacopo Cesari, Vincenzo Galli. Opere tutte realizzate materialmente da artisti di primo piano quali Giovanni Putti (ben sette, quasi un sodalizio) e Innocenzo Giungi, segno quindi di una decisa affermazione del nostro nell'ambiente culturale bolognese. Con Marchesini e Putti interviene ben quattro volte anche Agostino Canturio, abile scagliolista.

Presso l'Archivio Storico Comunale è conservato il foglio di seppellimento n.6931 del 5 gennaio 1882 in cui si dichiara che è morto Marchesini Luigi, figlio del fu Gaetano e della fu Vanduzzi Geltrude, di anni 85, nativo di Bologna. Vedovo di Schiassi Teresa era di condizione Ingegnere. Abitava nella via Galliera al n.97 sotto la parrocchia di S. Benedetto. Morto nel giorno 5 alle ore 5 antimeridiane. Viene sepolto in Certosa nella tomba di famiglia che aveva già acquistato nel 1873 e che si trova nel Loggiato delle Tombe, al n. 26/1.

Roberto Martorelli