Magni Francesco

Magni Francesco

15 Luglio 1828 - 2 Febbraio 1887

Note sintetiche

Scheda

Nasce il 15 luglio 1828 da Giosuè e da Francesca Chiappelli a Spedaletto, presso Pistoia. Convinto patriota, nel 1848 partecipò alla battaglia di Curtatone. Insegnò all’Università di Bologna, in cui diresse la clinica oculistica, l'Ospedale S. Orsola e poi Rettore dell'Alma Mater dal 1877 al 1885. Gli sono dovute in particolare ricerche sulla microscopia. Con il suo intervento fece assumere Giovan Maria Damiani col ruolo di economo dell'Università. Giosue Carducci lo ricorda per il parere chiestogli in merito allo strabismo della figlia Albertina. Massone, era iscritto alla loggia Felsinea di Bologna, e dal 1885 a quella romana, chiamata Propaganda massonica.

Così viene ricordato dal celebre commediografo Alfredo Testoni (1856-1931) nel suo "Bologna che scompare" edito da Zanichelli nel 1905: "A un altro tavolo troneggiava la testa michelangiolesca di Francesco Magni, rettore dell'Università e presidente dell'Associazione Progressista. Era il rappresentante del partito liberale che aveva per capi i pentarchi, Zanardelli e Cairoli, Nicotera, Crispi e Baccarini, partito che ebbe per ultimo organo La Patria, sorta dalle ceneri del Matto, caduto il Mistrali. Dopo il Vignaldalferro, il Borsari, e il prof. Pietro Sbarbato, prese la direzione di quel giornale l'avv. Francesco Ballarini; (...) i quali non risparmiavano alcuno. Non risparmiavono nemmeno il Magni, che, a capo del partito progressista, doveva trovarsi spesso a contatto col giovane segretario Sacerdoti, di volto e di statura così differenti dall'illustre professore che a vederli insieme paravano proprio magni et... parvi."

Muore il 2 febbraio 1887 a Sanremo. Il corpo giunse a Bologna il 6 febbraio e venne ricevuto con tutti gli onori. In questa occasione così viene ricordato da Giovanni Brugnoli: "Preside e Rappresentante della Facoltà di Medicina e Chirurgia di questa R. Università, alla quale il Senatore Commendatore Francesco Magni apparteneva quale Professore Ordinario, per dovere d'ufficio io, il più disadatto dei colleghi, qui fra chiari ed eloquenti oratori, ben trepidante e commosso prendo la parola. La morte di Francesco Magni se è grave jattura per l'Italia, per la città di Bologna che lo aveva per uno de' suoi più eletti cittadini, ben grave, gravissima, irreparabile torna pel nostro Ateneo, per la nostra Facoltà. Il Magni è una illustrazione della scienza medico-chirurgica. Nato nella provincia Pistoiese nel 1828, compiuti con brillante successo gli studi medici in Toscana, perfezionati questi nelle scuole più famose d'Europa, si entusiasmò per la branca dell'oculistica, la quale in ispecie dopo la scoperta dell'oftalmoscopio si aprì un campo così vasto di investigazioni e di studi da costituire una vera ed assoluta specialità. Il Magni cooperò splendidamente a tanti progressi, e la scuola e la clinica di Bologna le quali Egli impiantò appositamente chiamatovi nel 1860, mirabilmente servirono allo svolgimento di quel ramo di scienza, al bene dell'umanità, ed eziandio a mostrare quanto Egli fosse esperto e felice operatore. I vari Trattati di oftalmoiatria che ha pubblicato, le molte Memorie e Dissertazioni che su argomenti, relativi alla branca coltivata di frequente ha dato in luce, lo additano un illustre scienziato. Il Magni adunque è stato un'oculista di gran grido, ad una rara abilità pratica accoppiava un sapere teorico profondissimo. E di quanta rinomanza Egli godesse a tutti è ben noto; assai spesso veniva chiamato nelle diverse parti d’Italia non solo, ma anche all'estero, perfino in Egitto, al Perù, nell'America del Sud essendone corsa la fama, dovette fermarvisi per non breve tempo. Ma l'amore, il pensiero prediletto del Magni erano per la istruzione della gioventù, per l'avanzamento delle scienze in Italia, per il decoro, la gloria della nostra Università, ch'ei voleva non restasse addietro alle altre, che avesse sempre l'antico primato, fosse sempre l'alma mater studiorum. Dell'alta posizione politica ch'Ei seppe acquistarsi, largamente e quasi direi esclusivamente approfittò a vantaggio di quell'Ateneo che per otto anni egregiamente diresse come Rettore chiamatovi sempre dal libero voto dei Colleghi. Nelle Relazioni ch'Egli faceva all'inaugurarsi d'ogni anno accademico, troviamo ben registrato quanto aveva ottenuto, quanto aveva fatto, quanto progettava, quanto sperava di conseguire. E l'Università ottenne favori, migliorò condizioni in ispecie la Facoltà di Medicina da destarne gelosie. Per sua costante insistenza venne accresciuta d'alquanto l'insufficiente dote della Biblioteca; vedemmo traslocata la collezione archeologica e fondarsi ed accrescersi l'importantissimo Museo Civico, ed ampliato e ben corredato il Museo di Mineralogia. Venne fondata la Cattedra di Anatomia normale microscopica e di Embriologia e costrutti ben ampi ed arredati laboratori per questa, per la Patologia Generale e messi in ben ordinata relazione col laboratorio di Fisiologia e colle relative scuole, da formare un imponente Istituto di fisico-patologia sperimentale. Membro del Corpo Amministrativo Centrale de' nostri Spedali, portò in quell'azienda l'opera sua intelligente, diretta bensì all'utile del povero, ma anche a profitto delle scienze mediche. Colla veste di Amministratore e Direttore dell'Ospedale di Sant'Orsola, coll’autorità di Rettore della R. Università mercè il valore de' suoi consigli presso il Governo, potè arrivare alla fondazione di quell'Istituto delle Cliniche Universitarie che forma una meraviglia di Ospedale scuola e che è il primo in Italia. Ma quante e quante cose operate da Te, o mio buono e carissimo amico, dovrei ancora enumerare che mostrano quanto fosse ardentissimo il tuo desiderio di educare la gioventù studiosa delle scienze fisiche e naturali nell'osservazione e nell'esperimento, e quanto fosse tenace ed instancabile la tua operosità, la tua volontà per portare al più alto segno la rinomanza del nostro Ateneo l'utilità da esso portata. Ah ! se si fossero avverati gli auguri de' tuoi amici, le speranze dei più di vederti nei Consigli della Corona, insediato alla Minerva, l'Università di Bologna non avrebbe avuto alcuna rivale. Ma un crudele destino ti ci ha rapito nel più bello del bisogno, delle speranze, quando ti sorrideva la vita non ancora giunta al dodicesimo lustro. Tu però avrai sempre ad essere soddisfatto ad esuberanza del tuo operato, il cammino da Te aperto sarà continuato, ampliato, ed il tuo ideale sarà presto una realtà. Addio illustre patriota, addio uomo virtuoso, tenero ed affezionato amico dei colleghi e di tutti i buoni. E a nome della tua Facoltà di cui eri un saldo appoggio, una bella speranza e sarai sempre una spiccata illustrazione, ti porgo dolentissimo l'estremo Vale".

E' sepolto alla Certosa di Bologna, Chiostro VII cortile lato est, pozzetto 331. Il busto su cippo quadrato si deve allo scultore livornese Salvino Salvini, professore all'Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1861 al 1893. Il ritratto realistico del defunto appartiene al gusto del tempo dove la scultura entra in competizione con la fotografia e allo stesso tempo avvolge i personaggi ritrattati di un'aura vagamente celebrativa, non dissimile da quelli dei monumenti destinati a piazze e giardini pubblici (es. il busto di Cavour per l'omonimo giardino pubblico di Bologna, opera di Carlo Monari). Qui il Magni spira un'aria profetica e ieratica cui contribuiscono la barba prolissa e lo sguardo fiero. Al di sotto del busto marmoreo che lo ritrae è apposta l'epigrafe che recita: FRANCESCO MAGNI / CON DESIDERIO (..)MORI SEMPRE / DELLA TANTA SUA BONTA’ / POSERO / LA VEDOVA ROSINA EMILIANI / I FRATELLI I NIPOTI / REVERENTI AL NOME SUO / ILLUSTRE NELLA UNIVERSITA’ / DELLA QUALE FU MOLTANNI RETTORE / E DOVE PER PRIMO / PROFESSO’ CLINICA OFTALMICA / AMATO CON GRATITUDINE / DAI COLLEGHI DAI CITTADINI / PER I BENEFIZI DA LUI RESI / ALLA SCIENZA ALLA PATRIA / N. A SPEDALETTO DI PISTOIA / LUGLIO MDCCCXXVIII / M. IN SAN REMO / II FEB MDCCCLXXVII.

In collaborazione con l'Archivio Docenti dell'Università degli Studi di Bologna.

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Bologna post unitaria
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Quadro socio politico della Bologna post unitaria nel periodo 1859-1900. Intervista ad Alberto Preti. A cura del Comitato di Bologna dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. www.vedio.bo.it

Documenti
Resto del Carlino (Il)
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Il Resto del Carlino, anno 1 n.1, 20 marzo 1885. Bologna, Società Tipografica Azzoguidi