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Le origini delle fazioni guelfe e ghibelline

1867 ca.

Schede

Alfonso Savini (1836 - 1908), Le origini delle fazioni guelfe e ghibelline (Buondelmonte), 1867 ca. Ubicazione: sconosciuta. Si tratta di Le origini delle fazioni guelfe e ghibelline, che Alfonso Savini presenta alla Seconda Esposizione delle Accademie dell’Emilia nel 1867. Con questo lavoro il pittore si aggiudica il premio di pittura storica, concorrendo con L’addio di San Paolo ai cristiani di Mileto di Guardassoni, e La cacciata da Firenze d’Ippolito e di Alessandro de’ Medici di Ignazio Affanni (1828 - 1889) di Parma. Guardassoni e Affani ottengono entrambi due voti, Savini quattro. Antonio Puccinelli (1822 - 1897), che pur facendo parte della Commissione si astiene, chiede che anche agli altri finalisti sia conferita una menzione onorevole aggiungendovi Massimo Lodi e il suo Il Savonarola alla presenza di Carlo VIII. La proposta è accettata all’unanimità. A questo punto “Il Corpo Accademico considerato non avere il Savini raggiunta la maggioranza assoluta dei voti della Commissione, sebbene maggiori di quelli conseguiti dal Guardassoni e dall’Affanni, pone esso stesso a singolo scrutinio i tre nomi e quello del SAVINI ALFONSO esce premiato alla maggioranza assoluta di 18 voti favorevoli, non avendone gli altri riportati il primo che 8, e 7 il secondo”. Ne scrive Guido Guidi sul “Gazzettino delle Arti e del Disegno”: “In questo quadro il giovane artista mostrasi molto superiore che negli altri fin qui esposti: rammenti però che a meritare fama di pittore storico, fa uopo rendere esattamente il carattere, l’indole del periodo storico, anzi del momento preso a trattare, sia nell’insieme della scena, che nei minimi suoi dettagli. Ad ogni modo mi piace confessare, che se in questo dipinto vi sono pregi che io stesso riconosco, altri maggiori ve ne debbono essere che non so vedere, ma che debbono essere stati di criterio al giurì accademico, il quale del premio governativo lo fregiava”. E in questo suo giudizio, pur lodando Savini, Guidi mette in luce nel Buondelmonte proprio quel cedere, in tanti aspetti decorativi e descrittivi, al gusto del XIX secolo - non rispettando “l’indole del periodo storico” - il che dovette tuttavia risultare estremamente piacevole al pubblico, dando un’impressione di più facile realismo rispetto alla voluta convenzionalità iconografica scelta da Guardassoni (cfr. Bologna 1983b, n. 70, p. 154). A ben vedere Guardassoni era più sottilmente rivoluzionario, mentre Savini presentava una contemporaneità “travestita”. Si stempera così l’incisività della scena e manca nei personaggi quell’emozione definita e chiara che rendeva così sobria la gestualità di Io mi sedeva in parte; tuttavia questa sarà la strada e il repertorio - fiori, arredo, costumi - che farà in futuro la fortuna del pittore.

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Atti 1867, pp. 46-47; Gazzettino 1867, I, 38, p. 304; Guidi 1867, p. 325; Bologna 1983b, p. 193; Pinacoteca Nazionale 2013, p. 179.