Le decorazioni della Sala del Consiglio di Medicina

Le decorazioni della Sala del Consiglio di Medicina

1883

Scheda

A chi entra nella sala del Consiglio Comunale di Medicina fa una bella impressione constatare che l’ambiente si presenta con una intonata tinteggiatura ed un soffitto a volta ben decorato. Faceva parte dell’estetica dei secoli passati nobilitare con pitture decorative i locali ove si svolgevano le riunioni pubbliche, perché venisse visivamente avvertito da tutti l’importanza di quanto vi si celebrava. Anche oggi, d’altra parte, nelle sedi di istituzioni pubbliche e private di grande rilievo, gli architetti d’interni sono invitati a sottolinearne il ruolo e il rango con i loro elaborati progetti di arredo.

Ai consiglieri comunali di Medicina, insediatisi dai primi anni dell’Ottocento nei locali dell’ex convento dei carmelitani dopo avere lasciato le nobili sale decorate del Palazzo della Comunità alla Partecipanza di Medicina, si pone il problema di “adattamento” degli antichi locali conventuali alle esigenze laiche e funzionali del municipio. Tra le opere individuate come irrinunciabili per un Comune viene posta la realizzazione di una zona omogenea di rappresentanza che presenti i caratteri di “decoro” considerati necessari alla loro funzione. I locali individuati sono quelli attigui e comunicanti con la sala del Consiglio, e per questi si stabilisce un accurato restauro e una degna decorazione pittorica come si conviene. La deliberazione del Consiglio Comunale del 18 gennaio 1883, presieduta dal “Sindaco Principe Filippo Hercolani”, offre interessati informazioni proprio sulla decorazione di due delle tre sale della zona di “rappresentanza” in quegli anni. Riporto qui di seguito alcuni brani della deliberazione perché costituiscono materia degna di attenzione anche per la storia dell’edificio sede del municipio. “Il Signor Presidente ricorda al Consiglio come a seguito dei lavori di adattamento e riparazione agli uffici comunali, si mostrasse necessario il riattare le sale al piano terreno, una delle quali è quella in cui il Consiglio è convocato e le altre attigue che unite formano una decorosa residenza per la Rappresentanza Municipale, mentre gli uffici sono al piano superiore”. Fin qui il sindaco ricorda ai consiglieri quanto era stato deliberato in precedenza circa il progetto di dare funzionalità e dignità alle sale indicate; ma è nel seguito che si trovano importanti informazioni, non soltanto riguardo alle vicende della sede comunale, ma della stessa cultura presente a Medicina in quel periodo. “La Giunta intese limitare fino a nuova disposizione del Consiglio” - prosegue il sindaco - “la pittura alla Sala Consigliare ed affidare il lavoro a due giovani artisti delle nostre scuole: i Professori Menarini e Barbieri ai quali fece intendere compensare l’opera […?] a lavoro finito, [con] una gratificazione”. Dei due giovani professori che assumono l’incarico di dipingere le decorazioni nella sala non è dato sapere di più oltre al cognome perché nella delibera non vengono indicati con il nome di battesimo; considerato però che sono insegnanti di disegno assunti nella scuola pubblica e che sono in grado di eseguire un’operazione che soltanto chi ha acquisito solide basi tecniche e culturali può intraprendere, è certo che abbiano ottenuto l’abilitazione di disegno e decorazione presso un qualificato istituto artistico quale l’Accademia di Belle Arti.

Ciò che però va ancora notato è che a Medicina, in quei primi decenni di Stato unitario, fossero attive scuole in cui insegnavano due professori di disegno, riconosciuti come artisti. Il Simoni, nella sua Cronistoria del Comune di Medicina, ci informa, a proposito, che già dal 1865 a Medicina funzionava, dopo l’istruzione elementare, una Scuola Tecnica comunale (dal 1869 “pareggiata”), frequentata da 35–40 alunni, nella quale insegnavano sette professori. La storia e l’attività didattica della Scuola Tecnica di Medicina andrebbero adeguatamente studiate, visto anche il pregevole nucleo di strumenti e di materiale scientifico-didattico, è ancora adeguatamente conservato nei depositi del Museo civico, ma non valorizzato come sarebbe opportuno. Non era la prima volta che a Medicina un professore di disegno della scuola pubblica veniva incaricato di eseguire un impegnativo intervento di decorazione; è ancora il Simoni che lo annota nel trattare dei lavori, a lui contemporanei, nella chiesa del Suffragio. Lo storico medicinese riferisce che nel 1863 il presidente della Congregazione di Carità – che gestiva il patrimonio dell’Ospedale proveniente dalla Confraternita del Suffragio – “rinnovò il muro della facciata [della chiesa] dal tetto al suolo, facendolo dipingere a fresco dall’egregio pittore Giovanni Travani veneziano, allora maestro di disegno nelle nostre scuole comunali”. La decorazione eseguita dal Travani purtroppo ebbe breve durata: in una vecchia fotografia (pubblicata su “Brodo di Serpe” numero 1, a pagina 32) se ne vedono ancora soltanto tracce sbiadite. Per tornare alla Sala del Consiglio, dal verbale della stessa seduta apprendiamo “che i due artisti Barbieri e Menarini accettano di completare il lavoro, coordinando le pitture delle altre sale a quella già fatta nell’aula consigliare, purché tutto compreso il Municipio dia loro un compenso di £ 1.000, sopporti le spese vive di colori che ammontano a circa £ 100 e fornisca un inserviente per preparare l’acqua la mattina e la sera. Dopo breve discussione, il Consiglio ad unanimità accetta la proposta preannunciata ed autorizza la Giunta a completare l’adattamento degli uffici con l’estendere i restauri alle altre sale al piano terreno”. Sappiamo così che al gennaio 1883 la decorazione della sala era già ultimata e che vengono approvati gli interventi degli artisti nelle altre due sale della “Rappresentanza”. Non viene fatto alcun accenno ad una preventiva visione di bozzetti pittorici delle decorazioni, passaggio di solito consueto, se non d’obbligo, per lavori di tal genere. In quanto all’esecuzione dei dipinti nelle tre sale indicate, risulta che, oltre all’aula del Consiglio, soltanto una seconda verrà decorata: quella in angolo sud-est nell’attuale ufficio anagrafe, le cui pitture sulla volta sono state di recente riscoperte - grazie alla rimozione della struttura di controsoffitto collocata in anni non lontani - ed accuratamente restaurate, ma purtroppo di non facile fruibilità per una visita. La terza, intermedia tra le due completate, è invece rimasta priva di decorazioni.

Sotto l’aspetto stilistico e qualitativo i dipinti delle due sale presentano caratteri che li distinguono sensibilmente. Nella sala del Consiglio gli elementi decorativi suggeriscono intenti di tono aulico e solenne, con espliciti riferimenti ai dipinti “di quadratura” architettonica classica. Al centro dalla volta, decorata a scomparti di tipo architettonico, figura uno “sfondato” che lascia vedere il cielo sul quale si taglia lo stemma del Comune di Medicina in “apoteosi”, sorretto da un’aquila e circondato da una fascia con i colori della bandiera italiana, non però disposti nell’ordine prescritto. Nelle lunette esistenti nella parte alta delle pareti, sono dipinte in monocromo allegorie allusive delle varie attività che rendono prosperità e onore alla comunità: le arti, le scienze, l’industria, il lavoro, il commercio, la difesa: composizioni dense di ben assemblati oggetti concreti e simbolici, ben assemblati simmetricamente come da antica tradizione figurativa. Anche la tonalità generale del colore ocra, distribuita in tutta la composizione, assegna alla sala una nota di calda pacata atmosfera dalla quale si stagliano soltanto i più vivaci colori dell’oculo centrale con lo stemma. Di tutt’altro linguaggio pittorico è invece la decorazione della piccola volta dell’altra sala. Qui i decoratori, più liberi di esprimersi senza soggezione di esprimere retorica ufficialità, eseguono un lavoro di sapore più sciolto; i decori si fanno eleganti e privi di simbologie colte e civiche; i colori smaglianti appartengono al raffinato gusto decorativo diffuso, da preparati pittori decoratori, nelle dimore borghesi dell’Ottocento anche del nostro paese.

Luigi Samoggia

Testo tratto da "Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi", Associazione Pro Loco Medicina, n. 10, dicembre 2012.

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Brodo di serpe - Miscellanea di cose medicinesi, Associazione Pro Loco Medicina, n. 10, dicembre 2012. © Associazione Pro Loco Medicina.

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