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Celebrazioni del Cinquantenario della libertà bolognese

12 Giugno 1909

Schede

«“La città ha oggi l’aspetto delle grandi occasioni” : si suol dire sempre anche quando l’occasione è piccina e anche quando solo pochi drappi gualciti sventolano alle finestre: “la città è festante” dicono invariabilmente le agenzie ufficiose quando è in visita qualche illustre personaggio. Eppure ieri Bologna, pur essendo in festa per una grande occasione, non aveva quell’aspetto pretenzioso e monotono che è obbligatorio per tutte le “grandi occasioni” ed era “festante”pur senza attendere l’arrivo di qualche illustre personaggio. Tutt’altro! Si trattava invece, come tutti sanno, della partenza di certi illustri personaggi che non godevano davvero le nostre simpatie! Sono partiti cinquant’anni fa e, a quel che pare, non ritorneranno mai più (…). Nei colori, nelle fogge dell’addobbo, nei manifesti, nelle parole, era una vivacità insolita. Perfino i giardini avevano voluto dare il loro tributo alla festa patriottica: ovunque nelle vie centrali tra le bandiere e i drappi policromi svariavano i fiori e i festoni di verdura: ovunque il verde trionfava, quel verde che sa infondere tanta allegria quando non è nelle tasche. Anche nelle vie minori, fino ai più umili borghi, ogni casa era addobbata; nascondendo con un po’ d’industria l’onorata povertà, si erano escogitati mille ingegnosi sistemi di decorazione. improvvisata con lampioncini di vetro o, più modestamente, di carta, con festoni o con bandierine tricolori. Quel ch’è certo è che ognuno ha fatto del suo meglio: non c’è cuore di popolano che non abbia sentito ieri riaccendersi un po’ l’antica fiamma generosa. Sono passati cinquant’anni ma il cuore, fortunatamente, non invecchia così presto (…).

Ai Giardini Margherita – la sfilata dei bambini. Il sole ride nel cielo, ridono le migliaia di volti rosei e giocondi dei bambini allineati lungo i viali del Giardino Margherita incorniciato di verde, e ridono i cuori di migliaia di mamme, che assistono alla sfilata dei loro piccini, e cercano nelle piccole schiere bianche i visetti cari. Dopo il coro incomincia la sfilata. I piccoli non sono mandati alla grande cerimonia di piazza V.E. per non farli stancare. E sfilano le grandi: quarte, quinte e seste classi e i grandi dei medesimi corsi. Il professor Legat corre da un capo all’altro la lunga colonna che si snoda per via S.Stefano e Farini e mentre la testa è al giardino Cavour la coda è ancora ai giardini. Dalle finestre e dai balconi imbandierati e gremiti di signore piovono sui bimbi fiori e foglie di verde alloro. Il colpo d’occhio è magnifico (...).

Piazza Vittorio Emanuele – quadro meraviglioso. Quando la colonna spunta in piazza Vittorio Emanuele un applauso prorompe dalla folla enorme che gremisce ogni spazio. E il quadro racchiuso in sì mirabile cornice è magnifico per la varietà dei colori, per l’animazione delle masse che lo formano, (solo sulla gradinata del tempio brulicano tremila bambini) per la prospettiva di via Indipendenza, che fugge lontano in una selva di bandiere (...).

Incomincia il canto dei bambini. E’ l’inno a Roma che con diversa musica da quella udita ai giardini, esce da tremila petti infantili: un’onda di dolcissime note si diffonde per l’amplissima piazza e va a risvegliare echi soavi nei cuori di tutti i presenti (…).

La lapide a Umberto I. Cessati gli applausi ai fanciulli, altri echeggiano quando al suono della marcia reale cade la tela ricoprente la lapide ad Umberto I. Le bandiere si inchinano e la folla ammira il vigore delle figure in bronzo che ornano la lapide e la linea fortemente sentita di questa. Le autorità sul palco cercano lo scultore Romagnoli e lo felicitano vivamente. Poi il pro-sindaco marchese Tanari sale su un breve podio e con voce chiara e vibrante pronuncia il seguente patriottico discorso (…).

Nuovi canti e nuova sfilata. Dopo il discorso sindacale, i fanciulli intonano un secondo inno: alla bandiera, e provocano nuove e calorose ovazioni. A un certo punto tremila manine agitano altrettante piccole bandiere e una acclamazione si propaga da un capo all’altro della piazza. Poi incomincia la sfilata davanti al palco delle autorità; i bimbi gridano giocondamente evviva ed acclamano: la folla fa eco. Nel frattempo un gruppo di studenti della “Trento e Trieste” intona l’inno a Trieste e molti applaudono. Mentre le autorità e gli invitati vanno a prendere posto nelle vetture per recarsi alla clinica pediatrica, le società corali Euridice, Euterpe ed Orfeonica intonano l’inno di Filopanti. La folla s’allontana lentamente e va lungo via Indipendenza ad ammirare l’addobbo patriottico. Sui monumenti a V.E. e a Garibaldi sono deposte corone, ma non su quelli a Ugo Bassi e all’Otto Agosto. Eppure ricordano un uomo e un fatto che rifulgono nella nostra storia gloriosa (…).

La prima pietra dell’Ospedale Gozzadini. Alcune automobili messe a disposizione dai proprietari e parecchie vetture conducono autorità ed invitati al recinto tracciato nel terreno delle cliniche di Sant’Orsola sul quale sorgerà l’ospedale dei bambini. L’amministrazione spedaliera ha fatto erigere un palco per le autorità ed uno per gli invitati (…). Per ordine cronologico verrebbe la commemorazione tenuta dallo Schinetti al Teatro Duse; ma ne facciamo parola a parte (…).

All’ospedale dei tubercolosi. Nel pomeriggio, alle 17, un lungo corteo di vetture ed automobili con autorità ed invitati, sale la strada panoramica di Casaglia, fuori porta Saragozza, diretto alla villa già Puglioli acquistata per erigervi l’ospedale di separazione dei tubercolosi (…). Letto il verbale di consegna e firmato dalle autorità, fra le quali i senatori Finali, Sacchetti e Dallolio, dal prof. Puntoni e dai magistrati Marconi e Colombo, si cala nello apposito scavo al centro del grande padiglione una pietra colla pergamena e la data.

Al Museo del Risorgimento. Nell’occasione della “Mostra storica del 1859”, spiegata nel cortile del Museo e che fu ieri visitata da numerosissimo pubblico, le autorità e la cittadinanza hanno dato ulteriore prova luminosa dell’interessamento ch’esse hanno per questo Istituto avendolo arricchito di nuovi e pregevoli doni. Infatti, oltre a un buon numero di stampe e di fotografie di patrioti che figurano nella Mostra suddetta, è stata destinata al Museo la bandiera tricolore che fu issata sulla Gran Guardia austriaca nel palazzo comunale il mattino del 12 giugno 1859 dai pompieri e dalla Guardia urbana e che ieri sventolava alla porta del palazzo stesso (…). Inoltre dal signor avv. Cav. Virginio Savini è stato donato il vescillo col quale gli studenti di questa Università scesero in piazza la sera del 12 giugno inneggiando alla caduta del potere temporale dei papi; vessillo donato loro dalla madre del donatore signora Teresa Mondini Savini che lo consegnò nelle mani del conte Giovanni Alessandretti Codronchi, che allora era a capo degli studenti (…).

L’illuminazione serale. Durante tutto il giorno la città è stata animatissima; ma alla sera il movimento ha preso proporzioni grandiose. La via Indipendenza splendidamente illuminata e imbandierata presentava un aspetto magnifico. Non una casa senza lumi: palloncini d’ogni foggia, bicchierini e grandi lampade, gruppi di piccoli fanali tricolori, d’ogni foggia e d’ogni dimensione (…).

Lo spettacolo pirotecnico. si svolse alla presenza d’un pubblico enorme. Nel vastissimo recinto suonava la banda municipale (…) Lo spettacolo pirotecnico, che fu certo il migliore dei precedenti, terminò verso le 22,30 al suono della marsigliese mentre la Montagnola s’illuminava a bengala.»

Testo tratto da: “Il Resto del Carlino”, 13 giugno 1909. Trascrizione a cura di Laura Stanzani.