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Le cappelle della Basilica di San Francesco

1911

Schede

Il 3 aprile 1911 l’ingegnere Guido Zucchini tenne una conferenza nella sala del Palazzo Grabinsky-Rossi su “La Gilda di San Francesco” e sulle opere eseguite da questo gruppo di lavoro composto principalmente da Alfonso Rubbiani, Alfredo Tartarini, Achille Casanova, Augusto Sezanne e Edoardo Collamarini, “uomini dall’anima moderna, innamorati dell’antico, tenaci nelle idee, assidui nell’azione, poeti e giambardi nell’arte”, come li definì lo stesso Zucchini in quell’occasione. Questo gruppo sorse nel 1886 quando il cav. Alfonso Rubbiani, il marchese Carlo Pizzardi e i conti Nerio Malvezzi, Tommaso Boschi, Francesco Cavazza, Giuseppe Gabrinski e Luigi Salina ottennero che il Governo cedesse al Municipio e questi all’Arcivescovo di Bologna la chiesa di S. Francesco, ridotta fin dal 1866 a magazzino e caserma, al fine di riaprirla al culto e ridonarla all’arte.

La Gilda ebbe come prima sede una piccola bottega da ciabattino in piazza del Mercato e si avvalse di validi capomastri, come Cesare Moruzzi, e di un nutrito gruppo di esperti muratori (trenta nel cantiere di S. Francesco) per fare il restauro di vari edifici storici: la chiesa di S. Francesco e quella dello Spirito Santo in Val d’Aposa, la Mercanzia, la casa Cavazza e l’appartamento del marchese Pizzardi, il castello di Poledrano a Bentivoglio, e quello di S. Martino dei Manzoli e infine la costruzione della chiesa di Venola presso Marzabotto, solo per citarne alcuni. Gilda deriva dal nome delle antiche unioni di mercanti e di artieri del medio evo, associati per difendersi dalle angherie dei potenti, per tutelare i propri interessi commerciali, per formare un’unità civile forte al punto da non essere sommersa dalle frequenti tempeste di quell’epoca. Ben note sono le gilde tedesche di architetti, di muratori, scalpellini del XII e XIII secolo, sparsi per tutta Europa ad innalzare chiese gotiche. Nella conferenza Zucchini ebbe modo di fornire ai presenti anche il significato autentico delle decorazioni eseguite nelle cinque cappelle radiali del pour tour nella chiesa di San Francesco: le cappelle Calzoni, Spada, della Pace (in posizione centrale), Santi e Boschi. Innanzitutto, egli evidenziò che la bellezza e il significato di quelle cappelle poteva essere apprezzata e compresa dai visitatori anche senza una spiegazione da parte delle guide; essi avrebbero probabilmente percepito istintivamente “i piccoli inni poetici, le intonazioni calde, brillanti qua e là d’oro, le rifrazioni così dolci dei vetri istoriati di ciascuna di quelle cappelle”.

Zucchini volle comunque esporre nel seguente modo le idee progettuali e il significato dei simboli usati nelle decorazioni: La Cappella Calzoni è allusiva alla vita di S. Francesco e all’amore che l’accendeva: sulle pareti sono dipinti cuori raggianti racchiusi dalla cordigliera e dal motto “in foco amor mi mise”. La Cappella Spada è raffigurata sopra la cerchia di Bologna fiorita in basso di ninfee e garofani, con il palazzo antico del Comune adorno di fiori e di stendardi. Bologna è in festa giacché lo Studio, emigrato con numeroso stuolo di Professori e scolari a Castel S. Pietro (causa un interdetto del Papa), ritorna finalmente nella sua città per intercessione del Beato Guido Spada, al quale la cappella è dedicata. La cappella centrale, detta della Pace, è un inno alla pace dei popoli e alla concordia sociale. Nelle volte è l’armonia del cielo astronomico quale esempio di ordine universale; nella prima lunetta il patto di pace tra Dio e l’uomo, rappresentato dall’arca sull’Ararat e dal ritorno della colomba coll’ulivo; nell’altra l’annunzio profetico di S. Giovanni“la croce stenderà le sue braccia sulla verde distesa terrestre”, e “ci sarà un solo gregge e un solo pastore”. Su per le nervature c’è l’Abbondanza (amica della Pace) di frutti e fiori. Nel fregio troviamo il giornale, simbolo della fedeltà e motti di pace raggianti d’oro. “Nell’elegantissima lampada di vetro e ferro parole di speranza e foglie di auspicale trifoglio girano attorno alla fiamma centrale: una sbrigliata fantasia di zygopetali sale al cielo, come una preghiera”. La Cappella Santi “simula una serenata in onore della Madonna: dallo zoccolo ricco di festoni, tra il brillare delle profumiere e l’ondeggiare di quieti vortici d’incenso nasce un pergolato di candidi gigli, tra cui nell’alto pendono lampade con aureole d’oro”. Ancora più moderna per esecuzione è la Cappella Boschi, dipinta a raffigurare “un piccolo cimitero di campagna al quale facciano cornice bruni cipressi e ghirlande di bianchi papaveri e al quale stia intorno un muro abbarbicato di umili pianticelle. Il cupo azzurro della volta si attenua e si tramuta in un’alba soave, dove ancora brilla qualche stella: alba di risurrezione”. La conferenza si chiuse con l’illustrazione dell’attività dell’Aemilia Ars, sorta per foggiare nel nuovo stile mobili, gioielli, rilegature di libri, cofani, pizzi, “senza che mai fosse perduta di vista la tradizionale signorilità dell’arte bolognese”. L’intero testo della conferenza è oggi conservato presso l’archivio del Comitato B.S.A.: il documento originale è in parte manoscritto e in parte dattiloscritto con alcune frasi del testo rimaneggiate ed aggiustate.

Giorgio Galeazzi

Testo tratto da 'LE DECORAZIONI DELLE CINQUE CAPPELLE IN S. FRANCESCO', in 'La Torre della Magione', Anno XLVI - N.2 Quadrimestrale Maggio-Agosto 2019. In collaborazione con il Comitato per Bologna Storica e Artistica.