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Le associazioni di Mutuo Soccorso e Cooperative

1859 | 1880

Schede

Una sintetica descrizione della nascita di queste società a Bologna ci viene consegnata nel libretto 'Margherita - Strenna per l'anno 1878': Moltissime qui in Bologna sono le Società di mutuo soccorso dove migliaia di artisti ed operai hanno di che cibarsi in caso di malattia, ed oggi si è introdotto perfino la cassa pensioni ed i piccoli prestiti, mercè lo zelo dell’infaticabile e non mai abbastanza lodato signor avvocato Ferdinando Berti presidente benemerito della Società Operaia, e dell’illustre signor marchese Gioacchino Napoleone Pepoli presidente della Società Artigiana. Anche la Società cattolica operaia per la santificazione delle feste e di mutuo soccorso presieduta dal sig. march. Alfonso Malvezzi, perfetto gentiluomo, va annoverata come una delle Società modello, mercè l’onestà di tutti gli amministratori fra i quali ci piace annoverare il segretario signor cav. Alfonso Rubbiani, giovane temperante, di un’onestà non comune, di un sentire veramente nobile, di un carattere franco, dignitoso, disinvolto nella persona, e di un animo gentile. Questo giovane, assai noto nella repubblica letteraria, gode la simpatia d’ogni classe di persone. Anche i consiglieri Gaetano Respighi, Pellegrino dott. Matteucci, Alessandro dott. Bacchi e Bernardi dottor Antonio sono meritevoli d’ogni encomio, i quali tutti si sono adoprati allo scopo di formare un fondo di cassa oggi non indifferente per sovvenire gli artisti ed operai infermi. Pochi mesi or sono si costituì in Bologna anche una Società di fiaccherai presieduta dall’egregio signor Giuseppe Marzocchi allo scopo di accumulare un fondo per sovvenirsi vicendevolmente. Di fatti di 500 fiacres che trovansi nella nostra città pochi sono quelli informi; pochissimi i cavalli ridotti agli estremi per le troppo fatiche, mentre gli scarti furono mandati al macello. Se oggi qualche forestiere si reca a Bologna troverà delle buone vetture quasi da confondersi colle carrozze signorili.

Una più ampia e meditata descrizione si deve ad Aristide Ravà nel 1873: Le Società di Mutuo Soccorso tengono il primo posto fra le istituzioni moderne, sorte a totale vantaggio della classe operaia. Esse, come ben dice il Fano, contengono in germe il principio cooperativo, e sogliono farsi promotrici di tutte le istituzioni dalle quali si ripromettono il reale miglioramento e la redenzione economica e morale degli ordini più poveri della civil società. Nelle provincie dell’Emilia, dominate sino ad epoca recente dai gesuiti o da tirannelli ad essi devoti, la fibra popolare rimase alquanto depressa, la ignoranza estesissima nelle masse, al pari della superstizione; ed il pensiero ascetico della vita futura contribuiva forse a che il popolo poco pensasse ad assicurarsi un materiale benessere quaggiù, mentre poi i governanti erano ostili alle popolari associazioni perché le temevano. Poche Società di Mutuo Soccorso vi esistevano quindi prima del 1859, ed anche queste avevano piuttosto carattere di confraternite religiose e potevano in parte riguardarsi come avanzi di antiche Corporazioni d’Arte. Ma appena spirarono le prime aure di libertà, anche gli operai dell’Emilia compresero la utilità dell’Associazione, né mancarono ad essi gli impulsi dalle sfere più elevate della società. Si videro pertanto sorgere dovunque sodalizi di Mutuo Soccorso, indi Società Cooperative, e molte persone, non solo della borghesia ma anche della aristocrazia, porsi alla testa di esse ed appoggiarle con ogni guisa di aiuti materiali e morali. Ci basti per tutte citare un Pepoli ed un Pizzardi a Bologna, un Anguissola ed un Marazzini a Piacenza.

Purtroppo, in vari luoghi, persone di altro genere cercarono avere predominio sulle popolari associazioni; intendiamo parlare di quei tribuni del popolo, che vollero far servire alle loro ambizioni ed a scopi politici queste riunioni d’operai, distraendole con sommo danno da quelle cure amministrative ed economiche, cui solo dovevano pacificamente dedicarsi. La Romagna, Parma e Reggio sono, nelle provincie dell’Emilia, quelle località in cui le Società operaie più ebbero a subire tali perniciose influenze, e taluni sodalizi dovettero perciò venire sciolti per ordine dell’Autorità governativa, altri caddero economicamente rovinati. Se però riuscì facile a taluno il fare prevalere un concetto politico nelle Società operaie quando, non essendo l’Italia ancora completamente riunita, tutto serviva per far leva e promuovere agitazioni nel paese, così non fu dopo che, per fortunato volger d’eventi, l’unità nazionale potè compiersi. La maggior parte delle associazioni operaie, in questi ultimi anni si andarono liberando man mano degli eterni declamatori, dei mestatori incorreggibili; e indirizzarono i loro sforzi ad uno scopo pratico e santissimo, quello cioè della popolare istruzione. A poco a poco molte di quelle Società che più erano entrate nell’arringo politico se ne ritirarono, rivolgendo le loro cure specialmente al benessere economico. Vari sodalizi poi, giustamente spaventati dei danni che loro potevano venire dallo immischiarsi nella politica, la esclusero esplicitamente nei loro statuti. Tuttavia mentre si bandivano in buona parte gli arruffapopoli dai Consigli direttivi di molte Società operaie, dall’altro lato venivano pure escluse bene spesso molte di quelle benemerite persone appartenenti alla borghesia od alla aristocrazia che eransi tanto adoperate per il benessere delle Associazioni stesse. Ciò provenne dal principio di volere formati esclusivamente d’operai i Consigli direttivi. Questo a noi sembrava un errore funesto, avvegnaché non siavi finora nei nostri operai istruzione, energia, capacità amministrativa sufficiente per ben dirigere da soli, e seguendo le migliori teorie economiche, i loro sodalizi; né dovrebbe mai l’operaio mostrarsi ingrato versi chi per il ben di lui si adopera. Se non si vogliono aristocratici poco monta, ma si pongano nei Consigli direttivi persone capaci a bene avviare e dirigere un’azienda. Modena, Piacenza, Rimini, e le altre località, ove trovammo le più importanti e ben dirette associazioni di mutuo soccorso, si attennero a tale precetto e n’ebbero splendidi risultati di prosperità e progresso. In quei luoghi invece ove gli operai pretesero far tutto da se, ci avvenne di trovare irregolarità non piccole, nella parte amministrativa, e deficienza assoluta di quegli annotamenti statistici che, per le Società di Mutuo Soccorso specialmente, sono di tanto interesse….. Finché nel Piemonte, piccolo Stato di pochi milioni di abitanti, si tennero Congressi d’operai, vedemmo ivi discutersi quistioni serie e pratiche. Il Congresso era una vera festa di famiglia, le quistioni politiche non vi entravano punto; tutt’al più si sarebbe proposta qualche rimostranza al Governo od al Parlamento contro una tassa od una legge che avesse potuto in qualche modo danneggiare le condizioni economiche degli operai. Dopo che il Piemonte cedette il posto alla nuova Italia, i Congressi d’operai degenerarono; e per due volte si ebbe lo spettacolo poco gradevole di vedere uno di tali Congressi in opposizione ad un altro…. Sono degne di lode speciale per avere dato impulso all’istruzione del popolo, sia fondando, sia promuovendo scuole serali e festive, letture popolari e biblioteche circolanti, la Società Operaia, l’Artigiana e quella dei Commessi di Commercio di Bologna; l’Operaia di Cento, Ravenna e Savignano di Romagna, oltre a quelle più distinte cui sopra accennammo. Promossero Associazioni Cooperative di consumo, e Banche Popolari, le Società Operaie di Bologna, Imola, Ferrara, Lugo, Piacenza e Reggio…. Il socialismo produsse idee fantastiche e l’Economia politica idee ragionevoli. Ciò dicasi in ispecie per le associazioni di produzione, chè quanto a quelle di credito propagate dallo Schulze sì estesamente in Germania, è positivo che esse sono figlie della idea economica senza alcun intervento socialista, e così è delle nostre Banche popolari. Queste poche parole sull’indole intima delle Cooperative di produzione, che sono quelle più completamente abbandonate al solo dominio delle forze operaie, basteranno a mostrare come le teorie della Internazionale possano difficilmente fare strada fra i nostri operai più illuminati, che sono appunto quelli che più si curano di fondare tali associazioni. (Storia delle associazioni di Mutuo Soccorso e Cooperative nelle provincie dell’Emilia, 1873. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti).