La realizzazione di via Indipendenza

La realizzazione di via Indipendenza

1862 | 1888

Scheda

Fin dalla metà del XIX secolo più proposte erano state avanzate per creare una arteria che collegasse il centro della città con la zona nord, anche in previsione della costruzione della stazione ferroviaria. Solo dopo l'unità d'Italia si concretizzarono cominciando dall’allargamento di Canton de’ Fiori, che prese il nome di via dell’Indipendenza nel 1874, in attesa di estendere la nuova denominazione anche alle vie Malcontenti e Maddalena e completare l’arteria che avrebbe portato alla stazione ferroviaria passando per l’antica piazza d’Armi (poi piazza Otto Agosto). Della necessità di aprire una “via massima” nel cuore della città si parlava infatti dal 1858, quando l’amministrazione papale decise di collocare la stazione sulla direttrice considerata principale della via Emilia, a ridosso della parte esterna delle mura settentrionali. In mancanza di un serio dibattito sulle possibilità strutturali di armonizzare la pianificazione urbana e territoriale, tale scelta fu fortemente condizionata da valutazioni tecniche, finanziarie ed estetiche, quali la possibilità di collegare la stazione al centro della città attraverso una strada rappresentativa, dove «le esibizioni militari e l’esposizione delle merci avrebbero assunto il rilievo loro spettante nell’ambito della civiltà borghese» (G. Ricci, 1989, p. 133). Questo avrebbe condizionato fortemente lo sviluppo della città nella pianura settentrionale, spostando l’asse urbano principale verso la zona nord in modo traumatico per i vecchi rapporti che regolavano il territorio circostante.

Il progetto della nuova strada per la stazione fu presentato alla Giunta municipale da Coriolano Monti, in collaborazione con Antonio Zannoni, alla fine del 1861 e approvato nel 1862. Ma solo nel 1865 fu emanato il regio decreto per la dichiarazione di pubblica utilità. Il pacchetto prevedeva la risistemazione dell’intera area, denominata Orti Garagnani - fra via del Porto e le porte Lame e Galliera -, e l’allargamento di porta Galliera, unico varco stretto e tortuoso per la stazione, causa di intasamento per il traffico in uscita e quello proveniente dalla ferrovia e dal contado. Dal 1866, dopo la partenza dell’ingegnere capo e la conseguente disgregazione dell’Ufficio tecnico, i lavori procedettero con estrema lentezza. Quindi nell’immediato si provvide all’apertura di una nuova porta di fronte alla stazione, unico palliativo alla gravissima carenza stradale, mentre il completamento di via dell’Indipendenza avvenne solo nel 1888. Anche la vecchia stazione ferroviaria, inadeguata all’incremento del traffico in città di persone e cose, nel 1871 fu sostituita da una nuova costruzione, in stile Quattrocento toscano su progetto di Gaetano Ratti. L’urbanizzazione degli Orti Garagnani, invece, sarebbe cominciata anni più tardi, con l’edificazione di grandi casamenti di edilizia popolare e la sistemazione urbanistica prevista dal Piano regolatore del 1889.

Nel corso dei lenti lavori di realizzazione della nuova via si verificarono alcuni cambiamenti rispetto al progetto originario. Si era infatti lontani dal tentativo di Monti, ottimamente riuscito vent’anni prima nella costruzione di via Farini, di conciliare i nuovi percorsi stradali al tessuto urbano precedente. In via dell’Indipendenza fu invece privilegiato il rigido tracciato rettilineo, che sconvolse le strade preesistenti senza nessun tentativo di riorganizzarle, provocando cicatrici su un territorio che rimase, dietro alle facciate omogenee, inalterato e con gli stessi problemi di viabilità di un tempo. I nuovi grandi palazzi per uffici e appartamenti costruiti sul percorso, con porticati medioevaleggianti, balconi, bifore ed ornamenti in terracotta di scadente riuscita architettonica, scatenarono una violenta speculazione edilizia su un’area precedentemente fra le più degradate. I ceti meno abbienti furono espulsi e le attività che prima integravano le varie parti della città sconvolte.

Giuliana Bertagnoni

Testo tratto da Cent'anni fa Bologna: angoli e ricordi della città nella raccolta fotografica Belluzzi, Bologna, Costa, 2000.

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