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La Legione Pallade

Politico febbraio | marzo 1831

Schede

La rivoluzione del 1831 a Bologna vide una larga partecipazione degli studenti dell’Università, dei suoi laureati, dei suoi professori. Fin dalle prime manifestazioni del 4 e 5 febbraio fu ben visibile questa presenza: nelle piazze e alle feste patriottiche non mancavano i giovani studenti dell’Ateneo e dell’Accademia di Belle Arti; accanto ai bolognesi vi erano numerosi ferraresi e romagnoli ed anche alcuni studenti greci e belgi, accomunati ai nostri dal comune desiderio del risorgimento della propria patria. Al momento della costituzione della Guardia cittadina, il corpo degli studenti si organizzò in una legione autonoma, denominata Pallade.

Vi era in quel nome chiaro il richiamo alla divinità antica che personificava il valore guerriero, ma anche il riferimento alla dea dell’intelligenza, protettrice delle opere di pace, delle arti, dei filosofi e degli scienziati. Francesco Orioli e Paolo Costa ne furono gli organizzatori. Colonnello della Legione, formata da una settantina di elementi al momento della sua massima espansione, venne nominato il ventottenne Silvestro Gherardi, il più giovane tra i professori effettivi dello Studio dove insegnava Meccanica e Idraulica. Organizzata come un vero corpo militare e divisa in tre compagnie la Legione Pallade – il cui addestramento militare venne affidato a Domenico Brighenti, segretario dell’Accademia di Belle Arti - all’inizio venne utilizzata con funzioni di tutela dell’ordine pubblico cittadino. Non avendo una loro divisa i giovani della Legione erano individuabili per la fascia tricolore che portavano al braccio; la loro presenza era raccontata con attenzione nelle cronache dei giornali cittadini, due in particolare: il “Precursore” e “La Pallade italiana”.

Il 6 marzo, quando il Governo delle Provincie Unite, avvertito il pericolo dell’intervento austriaco, deliberò di trasferirsi a Rimini, la Legione Pallade fu chiamata ad una vera e propria azione militare. Con l’ordine di trasferirsi a Rimini i giovani studenti partirono verso Ravenna dove entrarono il 10 successivo. Il 12 marzo venne loro ordinato di portarsi ad Argenta, che era stata ricondotta sotto l’ordine pontificio; al grido di “Viva la libertà, viva l’Italia”, gli studenti ripresero il controllo della cittadina dove innalzarono il tricolore sul palazzo municipale; poi ritornarono a Lugo dove rimasero fino al 15 marzo. Rientrati in Bologna, il 17 marzo i Legionari di Pallade vennero salutati dalla città con grandi onori, ma per loro era vicina la fine di un’esperienza tanto esaltante.

Il 20 marzo, dopo la ritirata del Governo delle Provincie Unite da Bologna ad Ancona, ci fu una generale mobilitazione per la costituzione di colonne mobili di volontari a protezione della ritirata del Governo; ad esse parteciparono i Legionari di Pallade, sia pure senza una precisa autonomia d’azione. Furono tra quanti vissero la capitolazione di Ancona, poi si sciolsero. Alcuni andarono a Rimini col generale Zucchi e parteciparono al combattimento con gli Austriaci; tutti «vinti, malconci, sbandati gli studenti, come in genere i fuggiaschi della disciolta armata nazionale rientrarono alla spicciolata a Bologna tra la fine di marzo e il principio di aprile». Qui li attendeva una dolorosa realtà: la chiusura dell’Università e dell’Accademia di Belle Arti ordinata dal cardinal Opizzoni, entrato a Bologna il 21 marzo protetto dalle truppe austriache con la funzione di Legato a latere per le Legazioni. Colpiti dalla “nuova restaurazione” molti professori compromessi nei moti vennero allontanati dall’Università.: Paolo Costa prese la via dell’esilio, mentre a Orioli, Silvani, Lapi, Gherardi, Ferrucci e Feletti venne sospeso lo stipendio. Il 5 ottobre, mentre restava confermata la sospensione per Orioli e Silvani, gli altri furono riammessi all’insegnamento. Paolo Costa poté tornare a Bologna nel 1832 con l’obbligo di residenza nella sua villa di campagna e con il divieto di rientrare in città. Nella sua villa Il Cipresso il professore, che tanta parte aveva avuto nei moti del ’31, aprì un cenacolo di intelletti da formare e di lì passarono Antonio Montanari, Rodolfo Audinot, Marco Minghetti, Cesare Mattei, tutti destinati a divenire dei protagonisti della storia del movimento liberale negli anni del Risorgimento. Alla rivoluzione del 1831, del resto, si erano formati molti di quelli che furono protagonisti dei moti risorgimentali: dai fratelli Muratori, noti per il Moto di Savigno del 1843, ad Angelo Masina, morto alla difesa della Repubblica Romana del 1849, a Giuseppe Petroni, a Rodolfo Audinot, ad Augusto Aglebert.

I Legionari di Pallade inseriti nel Libro dei compromessi politici sono: i chirurghi Giovan Battista Astolfi, Camillo Bruschetti, Annibale Costa, Alessandro Farnè, Lorenzo Gavasetti, Luigi Rossi; i medici Fedele Marchesini e Francesco Rossi; il matematico Giulio Bedetti; l’impiegato all’Accademia Domenico Brighenti; Antonio Gherardi professore all’Università; i possidenti Cesare Mazza e Vincenzo Mazza; i legali Angelo Pedrini, Giuseppe Petroni, Antonio Tellani e Agamennone Zappoli; gli studenti Pietro Bettinelli, Francesco Castagnani, Enrico Conti, Cesare Giacomelli, Luigi Guidicini, Giustino Lollini, Cesare Malaguti, Giovan Battista Malaguti, Tito Masi, Giuseppe Mattioli, Angelo Minarelli, Astorre Monari, Francesco Ottani, Federico Pagani, Francesco Paterlini, Federico Rabboni, Elia Rinaldi, Angelo Rizzoli, Tersizio Rossi, Saverio Sabattini, Francesco Sandri, Tito Scarselli, Tito Speciotti, Cesare Suppini, Giuseppe Valdisserra, Giuseppe Zirardini , Luigi Zirardini, Cesare Zurla.

Fiorenza Tarozzi