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Ingresso laterale di S. Maria d'Ara Coeli in Roma

1877

Schede

Figlio di una numerosa e non agiata famiglia, rimasto presto orfano di padre, Ermenegildo Giorgi “figlio del fu Alessandro” entra undicenne al Collegio Artistico Venturoli di Bologna nel 1867. I suoi esordi non sono per niente facili: si capisce subito quanto lo studio, soprattutto delle materie culturali, gli sia poco gradito, tanto da meritare spesso voti rasenti lo zero. Eppure lo stesso anno 1867 nel concorso della Scuola di Elementi d’Ornato all’Accademia di Belle Arti ottiene “l’onorevole menzione”, segno quindi di un certo talento, almeno nelle materie artistiche.

Il suo percorso di Alunnato deve essere stato piuttosto turbolento, sia per lui che per i suoi insegnanti: viene descritto come “bilioso” “giovinetto di sufficiente ingegno, d’indole discreta, poco studioso e poco docile” (rapporto mensile 1868) e la lettera al Rettore sempre del 1868 non ha toni meno accorati “Giorgi perde infinito tempo! Il sig. rettore si faccia un po’ dire dallo stesso Giorgi come lo perde. Per me credo che se non lo dice, la tavoletta e la carta che tiene sopra al lavoro lo diranno in vece sua”. Eppure per diversi anni vincera il premio nella Scuola di Prospettiva all’Accademia, anche se nel 1874 pur avendo conseguito “il premio di 1° classe nel paesaggio dipinto, il premio di 1° classe in decorazione e una menzione onorevole in prospettiva” il Rettore riferisce “[Giorgi] è molto trascurato nelle cose di prospettiva, causa forse d’aver atteso di più alle scuole di paesaggio e decorazione nelle quali difatti ha avuto il premio […] Però siccome sarebbe intenzione di Giorgi percorrere la carriera di scenografo così il prof. lo consiglia a determinarsi una buona volta con tutto impegno”. Il prof. in questione è proprio il professore di prospettiva Valentino Solmi che in realtà era stato alquanto più lapidario “ha fatto poco, quel poco bene, ma è poco e trascurato. Deve decidersi a prendersi una carriera”.

Ed è sempre il prof. Solmi l’autore del dipinto “Porta laterale della chiesa dell’Ara Coeli a Roma” (1863) che Giorgi riproduce nel 1877 come saggio del primo anno di pensionato Angiolini. Valentino Solmi era stato allievo di Francesco Cocchi e vicino alla lezione dallo scenografo Domenico Ferri. Nel dipinto coglie il momento in cui il prete guida una processione uscendo dalla porta della facciata laterale della chiesa. A colorire la scena alcune figurette, rese a rapidi tocchi, aspettano ai piedi della scalinata: alcuni mendicanti e una donna in costume ciociaro. Con questo dipinto - “istantanea” sull’aspetto della chiesa prima dei lavori di costruzione del Vittoriano - Solmi vince il premio per la classe di prospettiva alla 1° Esposizione delle Accademia dell’Emilia. Poi la sua carriera prosegue, anche all’estero, e infine diventa professore all’Accademia di Bologna, fino al gennaio del 1877, anno in cui si suicida. Pochi mesi dopo il dipinto perviene all’Accademia donato da Maria Brignole Sale.

Possibile che la scelta del soggetto per il saggio di pensionato di Giorgi sia caduto proprio sul dipinto di Solmi in memoria dell’esigente professore? Nel suo acquerello, dunque, Giorgi riprende il medesimo soggetto con qualche piccola variante. Il punto di vista di Giorgi è ancora più ravvicinato e leggermente ribassato, la processione è già passata, sono usciti tutti; in un’atmosfera più tranquilla e meno chiassosa restano un uomo distinto con bombetta che sta facendo l’elemosina a una delle tre mendicanti sedute sulle scale, mentre più in basso resta l’immancabile donna dal vestito ciociaro che fa folklore. La porta della chiesa rimane aperta, consentendo di “sbirciare” l’interno, portando oltre lo sguardo dello spettatore. Non a caso Giorgi “scelse a sua carriera artistica la Scenografia”. Dopo esordi così difficoltosi dimostrava che l’impegno e le “attività … fruttarono al di là delle concepite speranze” e, ricorda il rettore, “fece tali progressi” da meritare premi, le pensioni trimestrali dell’Accademia così “si diede a conoscere peritissimo nel prendere dal vero e felicissimo coloritore all’acquerello”.

E' interessante scoprire che la Bibliothèque nationale de France possiede di Giorgi un bozzetto per il fondale della scena I atto I de “I puritani e i cavalieri”, piu noto come “I puritani” opera in tre atti di Vincenzo Bellini su libretto di Carlo Pepoli; l’opera aveva debuttato al Theatre Italien di Parigi nel 1835 quando era in piena attività lo scenografo bolognese Domenico Ferri, stabilmente ingaggiato almeno fino agli anni ’50. Relazioni sicuramente da studiare ma innegabili nella loro evidenza. Il bozzetto si ipotizza essere eseguito o per la replica dei Puritani al Teatro La Fenice di Venezia nel 1875 o al Teatro Grande di Trieste nel 1876. Nel 1880, ultimo anno di pensionato, Giorgi si dedica anche all’insegnamento e diventa professore assistente nelle prime scuole di disegno applicato dell’Istituto Aldini: lui che di studiare non ne aveva mai voluto sapere ora era un apprezzato insegnante. Purtroppo quello stesso anno, di ritorno da Venezia dove aveva compiuto l’ultimo trimestre di pensionato, “cadde malato di tifoide mortale e dopo 9 giorni soltanto […] lasciava nella costernazione i suoi congiunti […] nel più bello della sua artistica carriera”.

Ilaria Francia

Testo tratto dal catalogo della mostra "Angelo Venturoli - Una eredità lunga 190 anni", Medicina, 19 aprile - 14 giugno 2015.