Il 'Libro nero' dei compromessi politici

Il 'Libro nero' dei compromessi politici

1832 | 1834

Scheda

Tra i primi atti del cardinale Albani, commissario straordinario delle Legazioni, vi fu quello di ordinare la compilazione di un “libro nero” delle persone compromesse con il moto rivoluzionario, incarico affidato al rinnovato corpo di Polizia che avviò i lavori nel febbraio del 1832 in connessione con l’istituzione del Tribunale straordinario temporaneo per giudicare i reati politici. Si trattò di un lavoro enorme che richiese più di due anni e portò alla scrittura di un testo manoscritto che comprendeva 1829 nomi di uomini e donne di età compresa tra il 18 e i 60 e più anni, di ispirazione liberale e patriottica. Se entriamo all’interno del testo ci rendiamo ben conto di chi fossero quei patrioti: vi erano nobili come i marchesi Tanari, Bevilacqua, Sampieri, Amorini, Zambeccari, Guidotti, Guastavillani, Zappi, Rusconi, i conti Pepoli, Biancoli, De Buoi, Bentivoglio, Benati, Tubertini, i principi Hercolani. Accanto a loro studiosi e professori dello Studio come Paolo Costa, Giuseppe Gambari, Francesco Orioli e Antonio Silvani. E ancora molti professionisti che dall’Università erano usciti: medici, farmacisti, causidici, avvocati, notai. I legali erano sicuramente in maggioranza (circa duecento) ed avevano dato vita a club – forse non veri e propri circoli alla francese, ma sicuramente gruppi informali di aggregazione – attivi e organizzati. Le case degli avvocati Zanolini, Vicini, Masetti erano centri attivi di riunioni e di discussioni, così come la casa di Paolo Costa, o quella di Rodolfo Audinot.

Anche i salotti aristocratici erano centri della cospirazione: nel salotto di Brigida Tanari ci si incontrava per parlare di politica, come in quello delle contesse Pepoli. Nel Libro dei compromessi politici, ad esempio si legge a proposito della principessa Maria Hercolani: «Esaltatissima in ambedue le epoche. Nel di lei palazzo bene spesso vi furono, come tuttora vi sono riunioni dei più esaltati liberali contrari al Governo. Ha essa contribuito per gli emigrati che trovansi bisognosi; dà parimenti sussidi a chi a lei si presenta purché sia della classe dei liberali, ed è delle contribuenti della Cassa rivoluzionaria per quanto ritiensi nell’opinione di molti». Tra le donne inserite nell’elenco troviamo Rosa Sarti - sorella dell’avvocato Pio tra i primi organizzatori della rivoluzione e ministro di Polizia nel Governo delle Provincie Unite, e madre di Marco Minghetti - Teresa Mattei, Rosa Bottrigari («La di lei casa fu un noto covo di cospiratori») e Maddalena Bignami («Tenne riunioni nella di lei casa e regalò una bandiera tricolorata nel quartiere di San Giacomo, fu perciò precettata dall’Em.mo Cardinale a Latere Oppizzoni a non tenere più adunanze in sua casa»). Tutto ciò a testimonianza di una presenza femminile nel Risorgimento nazionale, poco conosciuta e poco studiata. Non va poi dimenticata la presenza popolare, ben manifesta nell’indicazione del mestiere che accompagna il nome di ogni compromesso: negozianti, commercianti, trafficanti, barbieri, lavandai, locandieri, tipografi, librai, agenti di case private, facchini, sarti, domestici, gargiolai, cordai, pettinari, calzolai, cappellai, doratori, imbianchini, decoratori, rigattieri, falegnami, ebanisti, incisori, macellai, orefici, flebotomi, muratori, comici, cuochi, pizzicagnoli, ortolani, dolciari, tappezzieri, battirame, tabaccai, coramai, ciabattini. Numerosi anche gli uomini legati al mondo dello spettacolo: copisti, musicisti, cantanti, attori, autori di teatro, tra cui ricordiamo il grande attore e capocomico Gustavo Modena e l’allora giovane Agamennone Zappoli.

Fiorenza Tarozzi

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