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Il Gran Ballo in onore del re d’Italia

2 maggio 1860

Schede

L’anno 1860 si apre a Bologna con un grande numero di occasioni mondane: il clima nuovo che si respira in città dopo la fine della Seconda Guerra di Indipendenza e l’adesione della città al nuovo Governo provvisorio - il cardinal Legato e le residue truppe austriache avevano abbandonato in tutta fretta, e nottetempo, la città nella notte tra l’11 e il 12 giugno del 1859, consci dello sfascio che stava per loro giungendo, e si attendeva la piena adesione ad un nuovo stato italiano, in quei mesi non ancora definito - invitano le classi più agiate a godere di ogni possibilità di divertimento. Come d’uso, l’avvento del carnevale apre la stagione dei balli, ed il “Corriere dell’Emilia”, giornale di area liberale, annota che "Mentre a Roma e nei felici domini rimasti al Papa con gli eccidi di Perugia i teatri son chiusi non v’è un divertimento, qui fra noi si balla si è allegrissimi né succede il minimo disordine (Corriere dell’Emilia, 1 febbraio 1860)". Puntualmente, vengono dati i resoconti delle feste più importanti: "Brillantissima fu questa notte la festa da ballo dall’Intendente conte Ranuzzi. Non ostante il pessimo tempo, e la neve che fioccava v’intervenne un numero straordinario di persone, talmente che le vaste sale eran ristrette per la grande folla. Vi erano circa 120 delle più eleganti signore, tutte abigliate riccamente e con gusto, e ricche di gioie. Le danze cominciarono alla mezzanotte, e si protrassero fino a giorno. L’allegria traspariva dagli sguardi, e dal sorriso universale… Notavansi oltre le nostre prime dame, il colonnello inglese Godican, il generale Menabrea e moltissimi militari ed ufficiali della Guardia Nazionale, che con la varietà delle loro divise rendevano più brillante la festa…" (Corriere dell’Emilia, 2 febbraio 1860).

Spessissimo tali feste avevano intenti benefici: unire lo svago e placare la coscienza era evidentemente in gran voga. Ad esempio "Brillante ed allegra fu questa notte la festa da ballo a favore degli Asili Infantili che ebbe luogo nella Casa del marchese Gioacchino Napoleone Pepoli che prestò ed illuminò generosamente il ricco suo appartamento dove concorsero non moltissime ma assai eleganti Signore. Si distinsero molto le signore patronesse avendo dati meglio che 800 biglietti. Le danze principiate alle 10 finirono alle 7 del mattino" (Corriere dell’Emilia, 6 febbraio 1860). Il frequente resoconto di feste e balli e suscita evidentemente qualche critica, tanto che i redattori del quotidiano bolognese, dando notizia di una grande festa da ballo prevista a Modena nei giorni seguenti si sentono in dovere di giustificare le proprie scelte con queste parole: "Si potrebbe altrimenti maravigliare a sentirci parlare di balli e divertimenti, mentre i nostri fratelli gemono ancora sotto il giogo dell’Austria e del Papa e del Borbone di Napoli. Ma la parte d’Italia libera mostra in tal modo all’Europa intera come è tranquilla e contenta di sua posizione, e fa meglio notare la differenza che passa fra queste provincie, e quelle tenute ancora in schiavitù. D’altronde si balla, ma si arma, si organizza, e si prepara a più grandi cose" (Corriere dell’Emilia, 7 febbraio 1860).

Al contempo, questa girandola di balli e feste mette in campo problemi organizzativi: "Speriamo che cessi la neve che fiocca ostinatamente da ieri e così vi sarà gran concorso di nostri concittadini, sapendo che furono diramati moltissimi inviti per la festa di ballo che quegli Ufficiali daranno la sera nel palazzo nazionale. L’Amministrazione della via ferrata per maggiore comodità di coloro che vogliono intervenire al ballo farà partire un treno speciale alle 8 pom. che ripartirà da Modena alle 5 ant." (Corriere dell’Emilia, 11 febbraio 1860). E’ palese l’allusione a balli di natura ben nettamente politica, come quello di Modena appena citato, cui concorsero più di duemila persone, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, e di cui il giornale fornisce amplissimo resoconto nel numero del 13 febbraio, o come quello che pochi giorni prima si era tenuto proprio a Bologna per una particolarissima raccolta. Ecco stralci del manifesto che la annunciava:

"FESTA DI BALLO nell’ex palazzo Bignami. Avviso straordinario per la sera di sabato 28 gennaio 1860. L’incasso che si farà in detta sera è destinato per intero all’acquisto del MILIONE DI FUCILI richiesti da S.E. il signor Generale GARIBALDI. La Festa incomincerà alle 9 pomeridiane con sfarzosa illuminazione, e terminerà a giorno ad uso veglione. L’orchestra in detta sera suonerà solamente polke e Waltzer". Annunci e resoconti di veglioni con maschere e balli si susseguono per tutto il Carnevale, soppiantati nel mese di marzo dalle notizie concernenti il voto per l’annessione delle ex-Legazioni alla monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele II. Il Re graziosamente accoglie la testimonianza della volontà dei popoli di Bologna e delle Romagne con queste parole: "La manifestazione della volontà nazionale … è così universale e spontanea … Accetto il solenne loro voto, e di quind’innanzi mi glorierò di chiamarli miei popoli…" (Corriere dell’Emilia, 20 marzo 1860)

E questo apre la strada al viaggio che di lì a poco Vittorio Emanuele II intraprenderà lungo la penisola in visita ai suoi nuovi sudditi. Per lui ovunque vengono approntati grandi festeggiamenti, la cui preparazione occupa per settimane le cronache giornalistiche. A Bologna il Re giunge il 1° maggio 1860, in mezzo ad un turbine di pioggia battente. Il “perfido” tempo però non frena la gioia della popolazione e le manifestazioni di giubilo, pur rinviando alla giornata seguente le fastose illuminazioni che avrebbero dovuto rischiarare a giorno la città normalmente cupa e buia nelle ore notturne. Il Re giunge dalla strada di Toscana, ed entra in Bologna dalla via Santo Stefano "con molto buon gusto ornata di vasi d’agrumi e di bandiere nazionali… Non v’era poi casa che non fosse ornata di tappeti coll’armi del Re e con bandiere, e da tutti i balconi le signore sventolando le loro pezzuole facevano piovere sul legno reale un nembo di fiori, ed una polvere d’oro… Proseguiva poi il Re il suo cammino per via Maggiore ove facevano bellissima mostra tante ghirlande e festoni di fiori sospese in aria ed alternate con piccole banderuole ai tre colori nazionali, ed anche dei stemmi delle città dello Stato. Il Mercato di Mezzo presentava un pergolato a festoni di rose bianche e rosse che col verde delle foglie formavano i bellissimi nostri tre colori…" (Corriere dell’Emilia, 2 maggio 1860)

Le manifestazioni di giubilo pubbliche e private continuano per tutto il tempo del soggiorno del re in città, ed i giornali locali ne danno ampio resoconto, in termini sempre entusiasti. Finalmente, la sera del 2 maggio ha luogo la grande festa al Teatro Comunale, affollato da più di 5000 persone: "…il parterre e tutte le logge adornate di belle signore in ricche toilette, ed un oceano di luce che guizzando sull’oro e rifrangendosi nei diamanti, scintillava più bello … Quello che poi sentiamo essere indescrivibile fu l’entusiasmo onde S. M. fu accolto nell’entrare in teatro… Cantossi immediatamente l’inno da più che sessanta signore che vestite in bianco con fiori rossi dalle verdi foglie ricordavano senza affettazione i nazionali colori. …Terminato l’inno cominciarono le danze, ed il Re con squisita gentilezza scese in platea e si trattenne quasi un’ora a vedere danzare dirigendo amabilmente il discorso ad alcune delle primarie nostre dame, ed a qualche gentilissima nostra cittadina. …Fra le feste fatte al Re, il Ballo al Teatro Comunale resterà sempre come una incantevole memoria, e ci assicurano che il Re stesso ne rimase soddisfattissimo. Ci pare inutile ripetere che venendo e ritornando dal teatro fu acclamatissimo dalla folla accalcata per le vie tutte illuminate, e che le danze si prolungarono sino alle 5, tanta era la gioia e la letizia che ci aveva tutti invasi di sì magnifico spettacolo". (Corriere dell’Emilia, 3 maggio 1860)

Ancora per qualche giorno il giornale fornisce informazione sull’evento clou dell’anno, continuando ad incantare i lettori con i resoconti del prosieguo del viaggio reale nelle altre città da poco annesse alla monarchia. In seguito, dipinti, stampe, ricordi di ogni tipo continueranno a ricordare il primo viaggio di Vittorio Emanuele nei suoi stati. E di quel ballo rimarrà eco, oltre che nelle cronache, nelle carte conservate alla Biblioteca del Museo del Risorgimento.

Mirtide Gavelli