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Galvani che fa la prima scoperta

1857 ca.

Schede

Antonio Muzzi (1815 - 1894), Galvani che fa la prima scoperta, 1857 ca. Ubicazione: Bologna, Università, Musei di Palazzo Poggi, inv. QUA 300. Il Luigi Galvani, presentato all’esposizione della Società Protettrice delle Belle Arti nel 1857, acquisito dalla società stessa per 330 scudi e poi assegnato in sorte a Francesco Minarelli, è oggi identificato con quello conservato in Università dal 1871 e datato 1862. Tale discrepanza di date è stata spiegata con la notizia trasmessa da Bellentani che Muzzi, già all’epoca della prima esposizione pubblica dell’opera, avesse deciso di lavorare ancora sul dipinto: “Nondimeno la fisionomia di tale celebre protagonista poco esprime e non è omogenea: neppure sembra del tutto fatta; onde l’autore promette rifarla all’attuale possessore dell’opera; il che non è da dire per le altre facce, che sono mirabilmente dipinte”. Guido Guidi recensisce il dipinto - lo stesso del 1858 - riproposto in occasione dell’Esposizione di Belle Arti del 1867 e scrive ancora poco convinto delle migliorie sui volti: “ha creduto migliorarlo rifacendo qua e là qualche parte” e poi: “La testa del Galvani è troppo nera […], mentre la testa egregiamente dipinta della moglie dell’illustre scienziato è troppo trasparente […]. Insomma le teste rimangono un problema: o staccano troppo dal fondo della finestra aperta o vi si confondono”. Bellentani scrive invece: “il Muzzi con mirabile artifizio giocò il difficile verde nell’abito della Signora”, notando proprio in questa macchia di colore dal forte impatto visivo, insieme alla luce chiarissima proveniente dalla finestra aperta (“La luce entra viva per l’aperta finestra e radendo ogni corpo risveglia tinte vaghissime”), quell’elemento di novità travisato da Guidi. In questo gusto per il colore brillante e contrastato e la luce quasi bianca, si legge l’esperienza in Russia del pittore. Consultando l’Album Belluzzi la prima cosa che salta all’occhio è che il dipinto riprodotto nella fotografia non corrisponde a quello ora esposto nei Musei di Palazzo Poggi. Non solo la fisionomia del protagonista è diversa, come ci si aspetterebbe, ma anche quella dei tre spettatori dietro Lucia Galeazzi (1743-1788), tra cui il personaggio in fondo che nella fotografia fa solo capolino, mentre nel dipinto appoggia la mano alla spalla dell’osservatore davanti a lui e il ragazzo con la sedia “venezianamente colorito”. Ancora: il “giovane che di quelle convulsioni alquanto ride” e che gira la manovella, visto da Bellentani, non ride né nella foto dell’Album, né nel dipinto dell’Università. Non paiono esserci invece cambiamenti nello sfondo, benché nella fotografia l’angolo in alto a destra paia meno definito – con il profilo dell’armadio e il teschio non visibili – fatto che si potrebbe attribuire a un difetto della fotografia. In breve, regge l’ipotesi di una serie di ridipinture e migliorie al quadro del 1857, protrattesi fino al 1862; si può inoltre ipotizzare che Belluzzi avesse una foto di un quadro già in parte ridipinto. Tuttavia non è nemmeno da escludersi a priori l’ipotesi di repliche. Resta un fatto che nella fotografia l’elaborazione dei personaggi si avvicina di più a quanto visibile nella tela di dimensioni dimezzate conservata in Pinacoteca Nazionale (inv. 1250), tela che si colloca, nell’elaborazione dell’opera, a metà tra il lavoro finito poi presentato al pubblico della Protettrice, e le prime idee espresse in due cartoncini, sempre conservati presso la Pinacoteca Nazionale (invv. 1251 e 1252).

Isabella Stancari

Testo tratto da: Isabella Stancari, 'Il Primo album fotografico Belluzzi e i pittori bolognesi della Seconda metà del secolo XIX', Bollettino del Museo civico del Risorgimento, Bologna, anno LXIII - LXVI, 2018 – 2020, Bologna, 2022. Bibliografia: Bellentani 1857, pp. 22-24, 39; Rapporto 1858, n. 1; Guidi 1867, p. 316; Gottarelli 1979, pp. 239-240; Bologna 1980, p. 97; Bologna 1983b, p. 61 sotto il n. 34, p. 111; Bologna 1999a, pp. 8, 11, 14 e nn. 18a. e 18b., p. 18; Gandolfi 2010, pp. 52-53 e n. 495, p. 248; Pinacoteca Nazionale 2013, pp. 98-100.