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Fucile a pietra focaia

fine XVIII sec.

Schede

Fucile militare francese mod. 1777 prodotto dalla Manifattura Reale di Maubege prima della Rivoluzione, come testimonia il marchio «Maubeuge Manuf. R.le» posto sulla cartella. Questo stabilimento nazionale di armi era stato fondato all’inizio del XVIII sec. e venne soppresso attorno al 1835. Si tratta di un’arma da fanteria; il modello dell’Artiglieria aveva le stesse dimensioni, ma le fascette e il bocchino erano in ottone e non in ferro. Nel nostro esemplare le fascette e il bocchino risultano inoltre modificate per adattarle al modello detto ‘anno IX’, adottato tra 1800 e 1801, il quale divenne ben presto l’arma da fuoco per eccellenza dell’esercito napoleonico. Una volta entrato in produzione, sostituì nel giro di pochi anni tutti i precedenti, così questo fucile fu dismesso; di conseguenza, il tassello in legno posto sul calcio che attestava la proprietà dell’esercito francese fu tolto e il foro lasciato dal tassello otturato con diverso materiale. 

Quando nel 1808 Gioacchino Murat fu nominato Re di Napoli, si rese ben presto conto delle precarie condizioni in cui si trovava l’armamento dell’esercito partenopeo e provvide non soltanto a potenziare le fabbriche d’armi del suo regno, ma anche ad acquistarne discreti quantitativi dalla Francia. Fu in questa circostanza che il fucile passò in carico all’esercito napoletano, come testimonia il tipico marchio sulla culatta «5C. N. 70», che serviva per identificare il soldato a cui l’arma, di proprietà statale, era affidata. Nel 1815, mentre la stella di Napoleone volgeva al declino, Murat, che aveva a Bologna il proprio quartier generale, tentò di costituire un regno italico indipendente, ma con l’avanzare delle forze alleate gran parte del suo esercito si dissolse; il fucile fu disperso a Bologna e successivamente entrò in possesso di Gaetano Bottrigari (Bologna, 1807 - ivi, 1889). Discendente di un’antica e nobile famiglia, il Bottrigari partecipò ai moti del 1831 e successivamente ai moti repubblicani di Savigno (1843); riparato in Francia, vi restò fino al 1846; tornato a Bologna all’avvento di Pio IX, divenne ufficiale della Guardia Civica e partecipò alla Prima guerra di Indipendenza (1848). Dopo l’unificazione partecipò attivamente alla vita della città e fu a lungo presidente della Società dei Superstiti dalle Patrie Battaglie.

Secondo la testimonianza che egli stesso rilasciò quando donò l’arma per il costituendo Museo (1888), Bottrigari utilizzò il fucile durante i moti del 1831. Invece, quando nel 1848 partì volontario per i campi di battaglia del Veneto, non la portò con sé: evidentemente, trattandosi di un’arma a pietra focaia, la ritenne troppo antiquata rispetto ai più moderni fucili a percussione ormai largamente diffusi. Il 3 agosto 1848 il generale austriaco Welden si accinse ad occupare la città di Bologna e il giorno successivo il pro Legato Cesare Bianchetti dispose l’allontanamento delle truppe in essa presenti, per evitare scontri con gli invasori. Il 7 agosto le forze austriache entrarono a Bologna ma, nonostante le precauzioni prese, ben presto scoppiarono dissidi con la popolazione civile, che il giorno successivo si trasformarono in una vera e propria guerriglia urbana. Quel giorno, il falegname Luigi Scarani (Bologna, 1822 - Castelfranco Emilia, 1899) stava riparando delle botti nella cantina della casa di Bottrigari; egli sapeva dell’esistenza dell’arma all’interno della abitazione e quando sentì le campane suonare a stormo e seppe che era scoppiata la battaglia, riuscì a farsela consegnare: in una città quasi completamente disarmata anche un vecchio fucile a pietra focaia come questo poteva tornare utile. Esso fu in effetti utilizzato dallo Scarani nello scontro divenuto poi noto con il nome di ‘battaglia della Montagnola’. Cent’anni dopo, verso la fine degli anni ’90, la singolare vicenda di questo fucile è divenuta oggetto di un percorso didattico predisposto per le scuole; da essa fu tratto anche un fumetto per ragazzi pubblicato nel 1999, nonché uno spettacolo teatrale con diverse repliche, realizzate anche all’interno del Museo.

Fucile a pietra focaia, mod. 1777. Fine XVIII sec. Ferro, legno di noce, lunghezza totale mm 1290, lunghezza canna mm 905, calibro mm 17,8, inv. n. 505.

Otello Sangiorgi

In collaborazione con IBC - Istituto per i beni culturali dell'Emilia Romagna.