Emery Carlo

Emery Carlo

25 Ottobre 1848 - 11 Maggio 1925

Note sintetiche

Scheda

Carlo Emery (25 ottobre 1848 – 11 maggio 1925). Nato a Napoli da genitori di origine svizzera, studiò nella città natale, dove si laureò prima in medicina e nel 1872 in scienze naturali. Inizialmente esercitò la professione medica poi, dal 1875 e al 1877, svolse attività di ricerca presso la Stazione zoologica di Napoli, appena istituita, assorbendone l'interesse preminente verso l'evoluzione delle forme organiche e mantenendo con essa contatti anche dopo il passaggio ad altri incarichi.

Dopo un breve periodo a Palermo come assistente di fisiologia, nel 1878 passò all'Università di Cagliari come docente straordinario di zoologia, e nel 1881 ottenne la cattedra di Zoologia e la direzione dell'Istituto all'Università di Bologna, dove rimase trentacinque anni. Evoluzionista convinto, si occupò di molti problemi di biologia animale, mirando non soltanto alla descrizione morfologica, ma all'inquadramento di ciascuna specie nel suo sistema naturale, attraverso la conoscenza delle fasi del suo sviluppo, del modo di vita, del rapporto con l'ambiente e con le altre specie; arrivò così ad occuparsi anche di etologia, scienza allora molto giovane, che egli vedeva come disciplina complementare alla biologia generale. Oltre ai suoi lavori sulla struttura della ghiandola del veleno nei serpenti, sull'occhio dei pesci, sui fenomeni luminosi nel mondo animale (pesci e lucciole), vanno ricordati soprattutto le ricerche nel campo dell'entomologia, particolarmente sugli imenotteri, sui quali realizzò oltre 200 pubblicazioni. Specialista di fama mondiale nello studio delle formiche, ne esaminò la struttura sociale, gli istinti, la distribuzione geografica, la classificazione, descrivendone 1700 specie e 130 generi.

Nel 1906 fu colpito da trombosi cerebrale e rimase paralizzato dalla parte destra del corpo, ma continuò a lavorare per oltre un decennio, imparando a scrivere e disegnare con la sinistra e limitando da allora le sue ricerche alla mirmecologia, che poteva esercitare in laboratorio, dove aveva costruito una serie di nidi artificiali. Scrisse inoltre un Compendio di zoologia per le università (1899). Collocato a riposo per ragioni di salute nel 1916, ricevette l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro. Una lapide posta in via de' Castagnoli ricorda la casa in cui trascorse gli ultimi anni di vita. E' sepolto nella tomba della famiglia Bonvicini nel Cimitero della Certosa di Bologna, Chiostro VI o della Grande Guerra, portico sud.

Otello Sangiorgi, aprile 2021.

Carriera universitaria: Professore straordinario di Zoologia dall’1 novembre 1880, ordinario dall’1 luglio 1889 a giugno 1916, anche presso la Scuola di Farmacia dall’a.a. 1881-82 all’a.a. 1915-16, presso la Scuola Superiore di Medicina Veterinaria dall’a.a. 1884-85 all’1915-16, presso la Scuola Superiore di Agraria dall’a.a. 1903-04 all’a.a. 1915-16, presso la Scuola di Magistero dall’a.a. 1881-82 all’a.a. 1902-03; direttore dello Stabilimento scientifico di Zoologia dall’a.a. 1881-82 all’a.a. 1915-16. Preside dall'11 giugno 1903 al 1906.

Così viene ricordato da Alessandro Ghigi: "La mattina dell'11 maggio 1925, in quella casa di Via Castagnoli, nella quale aveva abitato G. B. Ercolani, altro glande biologo bolognese, spirava, in età di 77 anni, Carlo Emery, professore emerito di Zoologia, accademico benedettino, socio nazionale della R. Accademia dei Lincei. Nato a Napoli nell'ottobre del 1848 da genitori svizzeri, Carlo Emery era venuto a coprire la cattedra di Zoologia dell'Università di Bologna nel 1880, in seguito a pubblico concorso che aveva vinto con cinquanta cinquantesimi. Sebbene giovanissimo, si era già affermato quale biologo sicuro di metodo e di indirizzo; laureato anche in medicina, dopo avere esercitato pei' tre anni l'arte salutare, si era poi volto con ardore alla Zoologia, convinto che una giusta interpretazione dei fenomeni umani non possa esser data se non attraverso lo studio delle più svariate forme animali. Fu col Chun, col Mayer, coll'Eisig ed altri, tra i primissimi collaboratori di Anton Dohrn nella Stazione Zoologica di Napoli, e fece parte di quella schiera di studiosi della vita del mare, che apersero le porte dell'Oceanografìa e quelle della moderna Zoologia sintetica, la quale indaga la struttura degli organi in rapporto alle loro funzioni, segue lo sviluppo degli uni e delle altre e, attraverso i costumi e l'adattamento all'ambiente, cerea di rendersi conto dell'essere vivente nelle sue particolarità specifiche. Le ricerche sulle ghiandole velenifere dei serpenti, gli studi sulla morfologia dell'occhio nei vertebrati, le contribuzioni all'Ittiologia e specialmente la monografia sul genere Fierasfer, magnifico saggio di Sistematica, di Anatomia e di Biologia, furono le opere più importanti di quel primo periodo della sua attività scientifica. Venne a Bologna con fama di istologo valente: portò il microtomo ed i più recenti metodi di tecnica microscopica. La lontananza dal mare gli impose di modificare il campo delle sue ricerche e lo condusse ad occuparsi quasi esclusivamente di animali terrestri. Così, nel campo anatomico, passò a studiare lo sviluppo del rene dei mammiferi, e quello dello scheletro delle estremità dei vertebrati terrestri; nel campo fisiologico studiò la emissione della luce nelle lucciole e la rigenerazione di varie parti del corpo in taluni animali inferiori. L'Emery fu evoluzionista convinto e in lutti i suoi lavori di embriologia, di istologia e di sistematica cercò sempre di mettere in evidenza argomenti, che valessero a stabilire rapporti genealogici tra le forme considerate e le loro affini ed a trarre conclusioni generali di filosofia zoologica. Il darwinismo fu per lui una fede, ma il suo spirito critico aveva rilevato i punti deboli della teoria della quale aveva superata la crisi, seguendo le dottrine più equilibrate e più moderne della eredità e della variabilità. Come maestro, l'Emery curò, compatibilmente ai mezzi dei quali disponeva, l'istruzione oggettiva dei suoi allievi e compose libri di testo, densi di pensiero e di fatti. La sua conversazione era un godimento intellettuale per coloro che frequentavano il suo laboratorio; agli assistenti dava consigli ed aiuti scientifici, ma non chiedeva e non voleva collaborazione alcuna nelle sue ricerche personali. Una grave infermità lo colse improvvisamente nel 1906, in età di 58 anni. La mente rimase desta e lo spirito pronto e forte. Fino dai primi anni il naturalista aveva, nei momenti di riposo, dedicato la sua attenzione ad un gruppo di insetti che per la loro organizzazione sociale, per le funzioni importantissime nei loro rapporti colle piante, per la loro varietà ed il meraviglioso sviluppo dei loro istinti, sono tra i più interessanti: le formiche. Queste divennero l'oggetto esclusivo dei suoi studi nella forzata lontananza dal laboratorio, in seno alla sua famiglia, che fu l'unico conforto nell'isolamento degli ultimi anni. Fece molte esperienze per conoscerne meglio la vita ed i costumi, pubblicò su di esse un libro di volgarizzazione: «La vita delle formiche», un numero imponente di note e di memorie di biologia, di sistematica e di geografia e finalmente un'opera poderosa di oltre cinquecento pagine in grande formato, che compendia quanto si conosce sulla tassonomia e sulla corologia di quegli insetti. La perdita di Carlo Emery è un grave lutto per la Scienza e per l'Università di Bologna, che dal suo nome aveva tratto lustro e decoro, ma la memoria di lui resterà viva non solo nei cultori della Biologia, ma in quanti, avendolo conosciuto, poterono ammirarne il vasto sapere e la rettitudine dell'animo".

In collaborazione con l'Archivio docenti dell'Università degli Studi di Bologna.

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Quadro socio politico della Bologna post unitaria nel periodo 1859-1900. Intervista ad Alberto Preti. A cura del Comitato di Bologna dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. www.vedio.bo.it

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Pro patria
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Pro patria - numero unico pubblicato a cura dell'Ufficio notizie militari, Imola, Galeati, 1917