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1917 | 1918

Schede

Due mondi opposti hanno ispirato l’opera di Aroldo Bonzagni: l’alta società da una parte, gli umili, i vagabondi dall’altra. Il bersagliere qui ritratto (stampa litografica a colori, cm. 98 x 68,5, Milano, Gustavo Modiano &C.), si ricollega strettamente a quei diseredati la cui vita l’artista ha indagato per trovarvi quel grado di esasperazione che la sua matrice espressionista ricercava con accanimento. E’ individuabile, ad esempio, una chiara correlazione tra il protagonista del manifesto e quello di un olio intitolato La preghieradi Andrea Bonalumi. Stessa conformazione del viso affilato e scarno, stessa inquadratura dal basso verso l’alto tale da mettere il rilievo gli zigomi, arcate sopracciliari e labbro superiore sottolineato da folti baffi. Tratti somatici pressochè simili attraverso i quali trapela una vita difficile, ma, nel caso del bersagliere, riscattata da una singolare forza d’animo. Come nel ritratto di Andrea Bonalumi anche qui il protagonista è presente con il suo doppio: un’ombra la cui funzione, all’interno del manifesto, è quella di sottolineare la solennità del gesto eroico.

Un contorno deciso contiene la predominante massa scura data dalla divisa del soldato; ad essa si contrappone il rosso acceso del berretto la cui sinteticità lo collega al lettering realizzato col medesimo colore. La stampella sollevata crea una diagonale che infonde movimento alla composizione e curiosamente copre parte della scritta superiore quasi a darci l’illusione che il bersagliere si stia liberando dall’affiche per essere di persona tra noi. L’ombra potrebbe, in questo caso, significare il vuoto, il buco creato dal protagonista nel momento in cui abbandona con slancio la prigione di carta.

Maria Alessandra Corticelli Guarmani

Testo tratto da L'oro e il piombo - I prestiti nazionali in Italia nella Grande Guerra, Bollettino del Museo del Risorgimento. Bologna, anno XXXVI, 1991. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti