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Alessandra Drudi detto/a Gea della Garisenda

24 Settembre 1878 - 7 Ottobre 1961

Scheda

È il 1911: a cinquant’anni dall’Unità d’Italia, faticosamente raggiunta dopo tre guerre d’Indipendenza, e dopo alcuni tentativi di imprese coloniali finite nel sangue, il nostro Paese si mosse alla conquista della Libia. In quell'anno divenne celebre la canzone 'Tripoli, bel suol d’amore', composta da Colombino Arona. La interpretava Gea della Garisenda (alias Alessandrina Drudi). Nata a Cotignola (RA) nel 1878. Da piccola aveva dato dimostrazione delle sue capacità nel collegio Don Morelli di Lugo, ma si era formata musicalmente al Conservatorio di Bologna e il suo nome si ispirava proprio ad uno dei simboli della città d'adozione. Nome, peraltro, che le aveva attribuito nientemeno che Gabriele D’Annunzio.

La sua prima esibizione fu nel teatro di Lugo, dove interpretò Mimì nella Bohème di Giacomo Puccini. Ottima interprete di opere liriche, volse poi dal 1907 il suo interesse professionale verso l’operetta, genere di cui divenne ben presto una vera e propria stella. Godette dell’amicizia di letterati e musicisti tra i quali Ruggero Leoncavallo, Trilussa, Olindo Guerrini, Giosue Carducci e Giovanni Pascoli. Impegnata politicamente, nell’autunno 1911 decise di sostenere a suo modo la guerra imminente e la sera dell’8 settembre, al Teatro Balbo di Torino, entrò in scena vestita unicamente del tricolore per intonare la canzone 'Tripoli', che pur dando scandalo subito la rese un simbolo nazionale. La sua interpretazione rimase memorabile. Il brano segnò l’inizio della canzone commerciale grazie all’invenzione del fonografo e allo stesso tempo rappresentò il primo caso di osmosi tra canzone leggera e canzone politica. Si sposò due volte, prima con Pier Giovanni Dragoni da cui si separò e, dopo la morte di questi con Teresio Borsalino nel 1933, proprietario dell'omonima fabbrica di cappelli.

Negli anni seguenti si ritirò dalle scene. Morì il 7 ottobre 1961 nella sua bella casa di Villa Verucchio (Rimini), affrescata da Marcello Dudovich.

In collaborazione con Genus Bononiae Blog