Disegni di pittori dell’Ottocento

Disegni di pittori dell’Ottocento

1840 | 1888

Scheda

La Pinacoteca di Bologna, nella raccolta dei suoi disegni ne annovera anche vari di pittori dell’Ottocento, particolarmente bolognesi, ma purtroppo con quante lacune! Fa eccezione qualcuno di altre scuole: ad esempio quello di Giuseppe Sabatelli rappresentante a mezzo busto un ritratto di Antonio Muzzi, con la scritta in basso: «Giuseppe Sabatelli fece in dieci minuti in Firenze nel 1840». Rapidità, come sembra, un po’ inverosimile. La figura del Muzzi, noto pittore bolognese della metà dell’Ottocento, ci appare, attraverso la mano accademica del valente pittore fiorentino, nella sua dignitosa e bella eleganza giovanile, cioè nel tempo in cui egli studiava a Firenze, tutto azzimato con la sua barbetta a punta. È questo un ricordo doppiamente caro, poiché Sabatelli morì giovanissimo nel febbraio del 1843, ed il disegno a matita lieve su carta giallognola è un documento della fraterna amicizia corsa fra lui e il pittore bolognese. Una riproduzione non verrebbe chiara ed è giocoforza rinunziarvi. Un altro, e questa volta uno schizzo a penna, a tratti spessi da impressionista, rappresenta una giovane donna con cappello in testa, una svelta figura, che riesce simpatica nella sua espressione vivace. Un ritratto? Sembrerebbe di sì, e dovuto come pare ad Antonio Mancini nel suo periodo giovanile, il che indicherebbe la firma in basso: «A. Mancini».

Fra i disegni di artisti locali se ne notano alcuni a matita di Luigi Busi, sempre aggraziato e accuratamente corretto, ed altri di Antonio Muzzi, per citare gli esemplari più numerosi. Ma la massa veramente imponente è costituita dalla Collezione Serra; in gran parte schizzi del valente pittore riferentisi alla sua lunga dimora a Roma e a Venezia, le città care al suo cuore di artista. Egli disegnava ogni cosa che lo colpisca: tipi caratteristici, costumi, folle commosse da avvenimenti lieti o tristi; ricordate, fra l’altro, le inondazioni del Tevere. A traverso la matita agile facilissima del Serra, si potrebbe ben ricostruire il rispettivo ambiente delle due magnifiche città. Sono documenti di vita vissuta; è tutta una cronistoria graficamente descritta. Non ho voluto poi di recente lasciarmi sfuggire l’occasione di aggiungere un’altra piccola raccolta di taccuini appartenenti al Serra. Sono essi di carattere, diremo così, intimo, ove vediamo notate anche le miserie della vita di ogni giorno (il latte, qualche medicinale, ecc.) fra appunti bibliografici e considerazioni filosofiche. Il Serra, oltre ad essere un artista nato, era anche uno studioso e si era arricchito di una bella cultura: ce lo dimostrano anche i libri che andava man mano notando nei suoi taccuini. Alcuni di codesti appunti si riferiscono alla sua residenza in Roma, e da ogni riga traspare la sua grande bontà. Era un’anima nobile che si commoveva per ogni disgrazia, specialmente quando poi si trattasse di amici. È da lui ricordata la sciagura toccata ad un suo compagno d’arte che coltivava la scultura, con le seguenti parole: «Il giorno 30 giugno Giovanni Cabiaglia scultore di anni 29, nativo di Marchirolo, prov. Di Varese, tuffatosi nel Tevere per cercare refrigerio al caldo estivo, travolto dalla rapida corrente vi trovò invece la morte. In lui l’arte perde una speranza, gli amici un amico sincero, il vecchio padre un unico figlio. Gli Artisti addolorato segnano questa giornata fra le nefaste, perché Giovanni Cabiglia era bravo ed era buono». Pure al periodo romano che si aggira attorno al 1880, si riferiscono tre bozze di lettere. Due riguardano i lavori che egli andava compiendo per S. Maria della Vittoria, e credo utile trascriverle per intero:

Eccellenza, Siamo ben lieti del soddisfacimento con il quale l’Eccellenza Vostra domenica scorsa si degnò di accogliere i nostri lavori; e nulla trascurando di ciò che è in poter nostro, speriamo in seguito di meritarlo sempre più, e che il fine sia secondo l’intendimento dell’E. V. e dei nostri sforzi. Come ben vide l’E. V. l’abside è già disegnata e l’arcone già ultimato, e per il pronto proseguimento ci rivolgiamo alla E. V., pregandola a venire in nostro aiuto accordandoci altra rata che ci servirà specialmente per soddisfare il decoratore al quale viene una somma non indifferente per il bel lavoro eseguito nell’arcone e parte per la provvista dei molti colori per la pittura. Noi siamo sicure che l’E. V. ci esaudirà, ben conoscendone la liberalità e la protezione che accorda a chi confida nella E. V.

Eccellenza, Giacché piacque all’E. V. accettare di buon grado la osservazione circa l’esecuzione completa da noi fatta per l’arcone in S. Maria della Vittoria, invece del semplice restauro, come era nel contratto, e non effettuato per il deperimento completo dell’intonaco; avevamo avuto spontaneo il sentimento di rimettere il nostro compenso al giusto criterio dell’E. V., solo accennando L. 400, che competevano al decoratore per il lavoro di detto arcone, cifra già accennata nell’ultima lettera diretta all’E. V. Il Sig. Visconti ci ha notificato essere invece intenzione dell’E. V. averne da noi dettagliata proposta, noi aderiamo al desiderio dell’E. V. e aggiungiamo alle 400 lire del decoratore L. 150 per 4 putti e 400 per il plafond di mezzo rappresentate un gruppo di angioli portante una corona di fiori, formando così un totale di L. 950. Il desiderio dell’E. V. è per noi un comando, e per ciò ci siamo affrettati rispondere, prendendo ancora novella occasione per firmarci dell’E. V. devotissimi.

La terza lettera si riferisce al ritratto di S. M. Umberto I per il quale gli fu dato incarico. Anche questa non è datata. Eccellenza, Non avendo avuto l’onore di parlarLe oggi al Ministero, lascio il bozzetto del quadro-ritratto rappresentante S. M. Umberto che l’E. V. si degnò di incaricarmi a presentare. A vivavoce mi riservo darle quegli schieramenti che saranno del caso, e nello stesso tempo accogliere tutte le osservazioni per qualsiasi modificazione da introdurre che E. V. credesse opportuno. Credo superfluo farle riflettere che trattandosi di un bozzetto ho trascurato affatto certi dettagli di costume, di somiglianza, non occupandomi che della distribuzione artistica del lavoro. Nella speranza di vedermi onorato della commissione definitiva attendo ordini dall’E. V. della quale mi protesto obb. e de. Luigi Serra.

Vi è ancora una quarta lettera, ma questa è diretta da Fabriano al grande pittore Filippo Palizzi. È anch’essa interessante: Carissimo Palizzi, Sono in Fabriano a dipingere il Teatro, per ciò tardi ho appreso dai giornali il grave torto fattovi dal Ministro della Istruzione. Io che vi ho sempre stimato e amato assai, non posso fare a meno di esprimervi il mio sommo dispiacere e confermarvi quella venerazione che ho sempre avuta per voi. augurandovi ogni bene e baciandovi sono vostro dev. Luigi Serra.

Anche una bozza di lettera, ma rimasta incompleta e non sappiamo a chi diretta, sembra quella donde sgorga questa ancora confessione autobiografica: «Se i posteri si occuperanno di me – come un artista di transizione – bisognerà ricerchino chi trasformò la mia arte, chi la purificò. Finora aveva della scoria, il martirio che ora subisco farà da crogiuolo». Come lascia vedere tutta questa parte documentaria che ho potuto esaminare coi miei occhi pagina per pagina (alcuni appunti risalgono al 1869), il Serra trascorse una vita infelice; fu la sua vera Via crucis. Anche dopo la morte la critica fu tarda a riconoscere il merito ed il valore. (Solo del 1920 è la monografia del Sapori edita da Zanichelli). Artista pieno di sentimento e di coscienza, artista in tutta la sua ampiezza, ebbe occhio penetrante ed acuto, sensibilità delicatissima. Nessuno poteva immaginare che sotto le sembianze di una maschia figura, si celasse e pulsasse fortemente una dolce anima idilliaca. E il ricordo non sarà mai bastante, tanto l’amiamo infinitamente!

Enrico Mauceri

Testo tratto da 'Disegni di pittori dell’Ottocento' ne la rivista 'Il Comune di Bologna', gennaio 1937. Trascrizione a cura di Tonina Alessia Basso.

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Storia delle arti del disegno (La)
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Augusto Romagnoli, La storia delle arti del disegno studiata nei monumenti che si conservano in Bologna e nei suburbi, 1888. Estratto. © Museo Risorgimento Bologna | Certosa.

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