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Celebrazione dell’VIII Centenario dell’Università di Bologna

Sociale 11 | 14 giugno 1888

Schede

All'indomani dell'unificazione la città di Bologna si trova a dover fronteggiare una situazione di sostanziale immobilismo economico e culturale, eredità della restaurazione del dominio pontificio, che si riflette immancabilmente anche nel generale stato di decadimento in cui versa l'antico Studio. Nonostante l'Università cittadina sia la terza in Italia, dopo Napoli e Torino, per numero di iscritti (che nel 1888 ammontano a 1931), essa non può non risentire dell'insufficienza di strutture e di mezzi scientifici, della scarsità di libri e, più in generale, del disinteresse da parte del governo centrale.

L'occasione di risollevarne le sorti sembra giungere dai messaggi di saluto delle grandi Università europee che, celebrando i loro centenari, si richiamano alla tradizione dell'Ateneo bolognese usando per esso l'antico titolo di Alma Mater Studiorum. L'iniziativa di celebrare un proprio centenario, che costituisce un'opportunità irripetibile di visibilità nel panorama nazionale ed estero, viene accolta con favore dal rettore Giovanni Capellini e dal nascente Comitato composto dai più autorevoli membri del corpo accademico, fra cui figurano Carducci, Albicini, Ceneri, e dal vicedirettore della Biblioteca Universitaria, Corrado Ricci. Proprio sulla base degli studi di quest'ultimo si ritiene di poter fissare tra il 1075 e il 1090 l'inizio dell'attività universitaria, eleggendo il 1088 a momento di fondazione dello Studio e potendo così far coincidere i festeggiamenti dell'VIII Centenario con l'Esposizione regionale del 1888. La proposta suscita l'entusiastica adesione di gran parte della stampa locale (il "Resto del Carlino", la "Gazzetta dell'Emilia") che invita i cittadini e le istituzioni ad aderirvi senza riserve; al contrario le iniziali obiezioni dell' "Unione", portavoce degli ambienti cattolici locali, in merito alla partecipazione ad un evento dichiaratamente politico, si trasformano rapidamente in aperta ostilità alla notizia dell'inaugurazione di un monumento a Vittorio Emanuele II nella piazza principale della città. Senza dimenticare, tra l'altro, che le giornate stabilite per le celebrazioni – 11, 12 e 13 giugno 1888 – richiamano alla memoria il 12 giugno 1859 e la fine della dominazione pontificia a Bologna.

Ma quella con i cattolici non è l'unica polemica in corso; i rapporti sempre più tesi con il Comitato promotore dell'Esposizione, che attira sulla propria iniziativa tutti gli investimenti economici locali e nazionali, determina in breve tempo la decisione dell'Ateneo di muoversi in maniera autonoma. Nell'infuocata seduta del 9 giugno 1887, a fronte della proposta del prof. Tullio Martello di rinviare le celebrazioni sino al risanamento del bilancio universitario, si ribadisce con fermezza la data stabilita in attesa della concessione dei contributi ministeriali. Tra il luglio e il novembre dello stesso anno si definiscono le questioni concernenti il programma dei festeggiamenti, che coinvolgono e mobilitano tutti gli strati sociali della città; emblemi scientifici del Centenario sono l'illustre giureconsulto Irnerio, cui il Comitato dedica una lapide dettata da Ceneri e Carducci, e Luigi Galvani, che sarà solennemente ricordato nel corso delle celebrazioni. Per l'occasione il Comitato commissiona la realizzazione del Gonfalone, offerto il 2 giugno 1888 all'Università da 72 signore bolognesi patrocinate dalla contessa Carolina Pepoli-Tattini e raffigurante le Università degli scolari e i Collegi in cui era diviso l'insegnamento dell'antico Studio, le Nazioni di provenienza degli scolari, il Comune di Bologna ed infine i sovrani ed i principi che nel corso dei secoli hanno contribuito al suo sviluppo. Il Gonfalone, disegnato da Alfredo Tartarini, è tuttora conservato nel Rettorato presso Palazzo Poggi. Per la stessa ricorrenza viene rinnovato il "Sigillum Magnum" dell'Università, ideato da Giovanni Capellini, Carlo Malagola, Cesare Albicini e disegnato da Augusto Sezanne.

Gli studenti, riuniti in un Comitato, accolgono con calore i colleghi giunti nel pomeriggio del 9 giugno 1888 dalle maggiori Università italiane (tra cui i torinesi che recano una botte di barbera dipinta e istoriata e i padovani con il loro bue dalle corna dorate) e straniere; il programma prevede, il giorno successivo, il ricevimento nel cortile di Palazzo Poggi seguito dal saluto di Enrico Panzacchi al Teatro Brunetti. L'11 giugno, alla presenza dei sovrani accolti da una folla festante, viene inaugurato il monumento equestre a Vittorio Emanuele nell'omonima piazza; il giorno seguente un grande corteo si avvia dall'Università al palazzo dell’Archiginnasio, sede ufficiale dei festeggiamenti, composto dagli studenti italiani e stranieri (questi ultimi con i loro gonfaloni e i loro costumi medievali), dalle rappresentanze delle Accademie e degli Istituti scientifici, dai professori delle numerose Università intervenute. A chiudere il corteo è l'Università di Bologna, con il gonfalone scortato dai mazzieri seguiti dal rettore e dal corpo accademico. Nell'antica sede dello Studio, dopo i saluti del rettore e del ministro Paolo Boselli, ha luogo la celebre orazione di Giosuè Carducci, nella quale il poeta, delineando come l'eredità dell'antica legge romana fosse confluita, passando per Ravenna e Pavia, nella stessa Bologna, e riassumendo il periodo più glorioso dello Studio bolognese, perviene all'intreccio tra la questione nazionale e gli antichi valori dell’Università. Alla sera si svolge un sontuoso banchetto di Stato in onore delle autorità e dei professori, mentre tutti gli studenti sono invitati al ben più goliardico ballo a Casalecchio di Reno.

Il 13 giugno ha luogo la cerimonia di distribuzione delle lauree ad honorem alla presenza dei sovrani, mentre gli studenti si lanciano nella grande cavalcata asinina per le strade cittadine, a cui segue il grandioso ballo satirico Felsina-Excelsior, incentrato sulle glorie dello Studio bolognese. Le celebrazioni si chiudono il 14 giugno con le onoranze a Luigi Galvani nell'omonima piazza e la deposizione di una corona di bronzo sul monumento del celebre fisiologo. Il bilancio dell'iniziativa è più che positivo: il ritrovato legame con il territorio, la visibilità nel contesto internazionale segnano un punto di svolta per l'Università di Bologna, che da questo momento riesce ad assicurarsi una politica a sostegno del suo sviluppo sulla base di accordi e convenzioni con gli enti locali.

Mara Casale