Canuti Gaetano

Canuti Gaetano

1794 ca. - 30 Gennaio 1873

Note sintetiche

Occupazione: Incisore

Scheda

Incisore documentato dal 1815 al 1848. Realizza numerose incisioni sia di carattere sacro che profano, tra cui una pianta della città di Bologna nel 1820 circa. Risulta documentata la sua attività a Bologna sia presso lo stampatore Natale Salvardi che presso Giovanni Zecchi. Da rilevare la serie di lastre realizzate a Bologna nel 1833 per il volume Pitture di Bartolomeo Cesi esistenti nella cappella di Maria Vergine Annunziata nell’Archiginnasio di Bologna disegnate e pubblicate per la prima volta. Le sue incisioni sono una preziosa testimoninza del ciclo di affresci distrutto nell'ultimo conflitto mondiale. Presso l’Archiginnasio sono conservati i disegni originali da cui l'artista ha realizzato le incisioni per lo Zecchi.

Un lungo elogio compare nel periodico 'La Farfalla' n. 8 del 1839 a firma di Salvatore Muzzi: Pitture di Girolamo Pennacchi da Treviso, rappresentanti otto Storie taumaturgiche della vita di Sant'Antonio di Padova, esistenti nella Cappella ad esso Santo dedicata nella Perinsigne Collegiata Basilica di S. Petronio in Bologna, per la prima volta disegnate col nuovo metodo di riduzione, il più esatto e preciso di quanti fino ad ora sono stati praticati, inventato da Gaetano Canuti bolognese: opera dedicata ai Molto Reverendi Signori componenti il Capitolo, ed agl'Illustrissimi Signori della Eabbrica di detta Chiesa. Bologna pei tipi Marsigli. - Un quaderno in foglio, contenente otto Tavole incise dal Canuti a contorno condotto, al prezzo totale di Sc. 1.20 in carta bella di Fabriano, e di Sc. 2 in carta della China. Quante volte, passando per la Basilica di S. Petronio, mi dava a considerare le belle composizioni a chiaro-scuro eseguite sulle pareti laterali entro la Cappella dedicata a Sant'Antonio di Padova, dolevami all'animo di vedere come tali dipinti a giorno per giorno deperissero, e sempre esclamava con me stesso: Oh se qualcuno venisse in pensiero di pubblicar per istampa codeste pitture, possibile che non ne ottenesse approvazione ed incoraggiamento? Chi non darebbe premio di lode all'artista intraprenditore? A colui che salvasse per secoli e secoli questi capo-lavori del valente Trevisano? A colui che presentasse ai giovani disegnatori eccellenti modelli di composizione e di stile? A colui in fine che rendesse pubblica, per chiunque abbia sentimento del bello, un'opera insigne, la quale mai non avrebbe a perire? Questi miei voti si sono in oggi adempiuti! Gaetano Canuti, disegnatore litografo, ed incisor bolognese, conosciutissimo per aver dato in calcografia le belle pitture fatte già nella soppressa chiesa di Santa Cecilia dai celebri Francia e coevi; per aver pubblicato i dipinti dell'Oratorio di S. Rocco, condotti a fresco da valenti allievi dei Carracci; per aver presentato ultimamente le dipinture del Cesi, le quali si osservano nella Cappella delle antiche Scuole del Pavaglione: Gaetano Canuti, dico, premiato dall'inclita Commissione Consultiva di Antichità e Belle Arti residente in Roma, offre un suo quarto lavoro a quanti amano e coltivano le Arti del disegno; ed è la pubblicazione delle otto Storie sunnominate, concernenti al Gran Taumaturgo di Padova: pubblicazione già condotta al suo fine con metodo di riduzione esattissimo ed affatto nuovo, il quale si debbe al Canuti, che l'inventò per primo e che pel primo ne mostrò i vantaggi col fatto. Aprite il volume, e vedrete stupenda scena! Molte persone stanno raccolte in ricca Sala. Una donna, nel mezzo, sorregge in piedi sopra la tavola un bambino di pochi mesi, il quale ad un cenno del Santo, addita il proprio genitore, e trae di dubbio gli astanti sorpresi al miracolo. Questo lavoro ha tutte le grazie e la nobiltà delle pitture di Niccolò dell'Abate. Un'altra composizione, di stile grandioso e di bella espressione, mostra la donna moribonda per ferite ricevute dal geloso marito; e il Taumaturgo ch'è giunto al soccorso per guarirla all'istante; e il pentimento dello sciagurato; e la desolazione di quanti trassero al romore del fatto. Vedrete quindi il bambino caduto nella caldaia, rimasto illeso per intercessione del Santo: lavoro di bella semplicità, cui parmi guardasse alcuna volta il gran maestro Lodovico! Nè minor pregio si riscontra nella pittura del fanciulletto soffocato nella culla, e per potenza d'Antonio risuscitato. Di grande espressione è l'altra scena; quella dove l'umile Fraticello ritorna alla gamba del doloroso il piede che v'era stato reciso. E di qual lezione non è ella la Storia sesta, dove il cadavere d'un avaro è scoperto senza cuore, il quale poi si ritrova nella cassa dei denari? Stupenda per ogni rispetto è la scena, in che si vede il Taumaturgo, il quale legge preci con fede e tocca il capo d'un bambino già morto, che fra breve risusciterà. Girolamo stesso fu sì contento di quest'opera, che vi segnò a chiare cifre il suo nome. L'ultima Storia non cede in nulla alle altre. Tu vi scorgi la confusione del soldato eretico, che, per prodigio del Padovano Protettore, vede un bicchiere di fragil vetro scagliato con impeto contra un sasso, restare intatto, anzi spezzar quella selce sulla quale piombò. V'hanno qui tali figure sì ben composte e panneggiate, che Andrea del Sarto non le sgradirebe per sue: e v'ha in tutta l'opera tal complesso di belle prerogative; le quali meritan bene l'encomio e il favore di quanti tengono in onoranza l'artistica gloria italiana!

Alla data di morte, avvenuta a 79 anni il 30 febbraio 1873, risulta residente in via Fondazza n. 382. E' sepolto nella tomba di famiglia n. 4 collocata nella Sala Ellittica della Certosa di Bologna.

Roberto Martorelli
N.b. scheda in aggiornamento

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