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Basilica di San Paolo Maggiore

Di rilevanza storica

Schede

In via Carbonesi. E’ questa la chiesa dei Barnabiti, costrutta allorchè questa Corporazione di religiosi, dedicandosi specialmente all’istruzione della gioventù, stabilì una sua casa in Bologna. Diede i disegni di questa chiesa il Padre Giovanni Ambrogio Magenta, milanese, dei Barnabiti medesimi. La corporazione fu soppressa nel 1797; riaperta al culto nel 1806 la chiesa ebbe grado di parrocchia. Nel 1819 ebbe importanti restauri ad opera dell’architetto Angelo Venturoli. In questa chiesa sono raccolte importanti pitture. Notiamo la grande volta, dipinta con molto gusto tanto nelle figure che negli ornati da Antonio e Giuseppe Rolli. Nella medaglia è rappresentato San Paolo che sostiene le nuove dottrine davanti all’areopago di Atene. Antonio Rolli, mentre attendeva col fratello a questo lavoro precipitò dall’armatura e rimase morto. Giuseppe Rolli continuò l’opera e la condusse a termine, aiutato da Paolo Guidi, allora ventenne. Dipinsero inoltre in questa chiesa Lodovico Caracci, che vi lasciò la bella composizione rappresentante il Paradiso, ch’è nella seconda cappella a destra, sopra una Madonna attribuita a Lippo Dalmasio; il Bertusio, il Fancelli, Aurelio Lorenzo Pisano; il modenese Cavedoni, con una Adorazione dei Magi, in istile tizianesco; il Samacchini, il Garbieri, Lucio Massari ed altri. Pregevole l’altar maggiore, la cui ancona è dovuta all’Algardi, del quale sono pure le due statue del gruppo marmoreo rappresentanti la Decapitazione di San Paolo. Notevoli per intagli gli stalli del coro, ch’è anche fregiato di buone pitture secentiste. Testo tratto da "Provincia di Bologna", collana "Geografia dell'Italia", Torino Unione Tipografico Editrice, 1900. Trascrizione a cura di Lorena Barchetti.

Così viene descritta nella 'Guida per la città di Bologna e suoi sobborghi' del 1844: fabbricata dai Padri Barnabiti nel 1611 con architettura del loro Padre D. Gio. Ambrogio Magenta sul suolo acquistato sei anni prima da Marcello Garzoni. Nel 1797 lasciarono questo loro collegio essendo stati soppressi. La Chiesa nel 1806 fu fatta parrocchiale, e nel 1819 in occasione della solenne processione del Corpus Domini è stata di molto restaurata, rinnovando tutti gli ornati degli Altari con disegno di Angelo Venturoli. Nella bella facciata d'invenzione di Ercole Fichi le due statue marmoree da basso de' Ss. Pietro e Paolo sono del Mirandola, le quali ricevettero di poi compimento da Giulio Cesare Conventi. Le altre due sopra di creta cotta sono del suddetto Ercole Fichi, e rappresentano S. Carlo, e S. Filippo Neri. 1. Il Crocifisso di mistura durissima è di Gio. Tedeschi. Il Cristo orante nell' Orto, e Cristo portante la Croce, quadri laterali, sono del Mastelletta. Nel volto la flagellazione, e la coronazione di spine non che gli Angeli colla Croce in mezzo sono di Francesco Carboni. 2. L'ammirabile Paradiso è di Lodovico Carracci. La piccola Madonna sotto è di Lippo Dalmasio. Nella volta a fresco la B. V. coronata dal Padre, e dal Figlio, e i due quadri laterali colla nascita di M. V. e la medesima presentata al Tempio sono del Bertusio: i due piccoli laterali nel volto suddetto rappresentanti Angioletti sono di Pietro Fancelli. 3. Cristo presentato al Tempio è di Aurelio Lomio pisano. La Natività del Signore da una parte e dall'altra l'adorazione de' Magi di stile tizianesco sono opere tra le più pregiate del Cavedoni, del quale sono pure i freschi nella volta che rappresentano la Circoncisione, la fuga in Egitto, e la Disputa del Signore. 4. Le Anime purganti sotto, e sopra il S. Gregorio che mostra loro in alto il Padre Eterno, il Gesù Cristo, e la B. V. sono del Guercino da Cento. L'ancona di scagliola e d'ordine corintio è d'invenzione del Prof. Serra. Le due colonne di Porto venere che erano nel vecchio ornato, furono tolte dal loro luogo e vendute. La prospettiva a fresco rincontro all'organo, e la compagna dall'altra parte sono del Colonna. I due quadri in alto con gli altri due di rimpetto nell'opposta Cappella, che rappresentano la Paternità creatrice nel Padre Eterno, che crea Adamo; la Paternità redentrice nel Figlio, che redime il Mondo; la Paternità naturale in S. Gioacchino; e la Paternità putativa in S. Giuseppe sono del Crespi detto lo Spagnuolo. 5. Altar Maggiore. Le due grandiose statue di marmo del S. Paolo, e Manigoldo che alza il colpo per troncargli il capo sono del Cav. Alessandro Algardi. Alcuni oltramontani hanno creduto ritrovare nello strumento di supplizio con cui il truce manigoldo dà morte al Santo, allusione al cognome ed allo stemma della nobile Famiglia Spada, che innalzò con tanta magnificenza la presente tribuna. Ma si piacciono spesso gli oltramontani di trovare illusioni fin nelle cose indispensabili e necessarie, talché noi ne ammireremo lo spirito senza partecipare alle loro opinioni. La tribuna che va alle stampe sotto nome di Domenico Facchetti, che ne fu semplice esecutore, è pregevole pe' marmi, e più ancora per la simmetria, ed esattezza del disegno, dicesi dello stesso Algardi: il medaglione di metallo dorato nel Paliotto con la decollazione dello stesso santo in bassorilievo è dello stesso, ed il Crocifisso d'avorio co' simboli degli Evangelisti, il quale sta sopra il magnifico Ciborio di Agate, Diaspri, ed altre pietre dure con bronzi dorati, credesi dell'Algardi suddetto. I due quadri laterali della lotta di Giacobbe con l'Angelo, e di Abele ucciso da Caino sono di Niccolò Tornioli. Nel Coro di così begli stalli e sedili ornato, la caduta di S. Paolo è di Franceschino Milanese, lo stesso S. Paolo e S. Barnaba, che entrano in Antiochia è dello Spisanello, il S. Apostolo in mare combattuto da' venti è di Gio. Francesco Ferranti, il Santo rapito al terzo Cielo è di Carlo Garbieri, il medesimo che fa il miracolo della Serpe è del suddetto Spisanello. Il Santo suddetto che appella a Cesare è di Gio. Battista Bolognini Seniore, ed il Cristo che appare al Santo Apostolo è dello Scaramuzza. 6. La Tavola rappresentante i Santi Vescovi Martino, e Petronio con sopra il Salvatore, la B. V. e S. Gio. Battista è di Orazio Samacchini. L'ancona di scagliola simile all'altra di rincontro è dello stesso Prof. Serra. 7. Il S.Carlo portante la Croce per Milano in tempo di peste e di Lorenzo padre del suddetto Carlo Garbieri, che fece lateralmente lo stesso Santo che ministra il SS. Sacramento Eucaristico a Religiosi Padri, e che agli stessi porge le loro Costituzioni confirmate dalla S. Sede Apostolica. Sopra nella volta a fresco l'Anima del Santo in Cielo, e dai Iati il Santo in atto di dar la vita ad un putto morto (or rinnovato da Pietro Fancelli) e di liberar un altro dalla sommersione sono dello stesso Garbieri. Fra questa e la cappella che segue è da osservarsi l'elegante pulpito di marmo, e l'iscrizione sotto, la quale in otto sole parole ci fa sapere che questa parte di Tempio fu casa ove nacque Marcello Garzoni, ed ancora il suo sepolcro. 8. La Comunione di S. Girolamo è bella opera del Massari, siccome dello stesso tutti gli altri dipinti di questa Cappella; nella volta a fresco l'Anima del Santo in Cielo, dalle parti il Santo genuflessa in penitenza, ed il Santo in abito Cardinalizio presentante la tradotta Sacra Scrittura a S.Damaso Papa. Sotto in quadri a olio laterali il B. Coradino Areosti orante al Signore, e lo stesso che fa limosina a' poveri è dello stesso Massari. 9. Il Cristo battezzato da S. Gio. è del Cavedoni, e così ancora dalle parti la Nascita del detto Battista, e la sepoltura data al suo cadavere. Nel vòlto la predicazione, la decollazione del medesima Santo, e la gloria d'Angeli nel mezzo sono della Scuola di Lodovico Carracci. Dei due quadri laterali alla porta, affissi nel muro, la crocifissione di S. Andrea, è del Facini, ed il Lazzaro resuscitato di Annibale Castelli. Il gran fresco, del soffitto della Chiesa, che rappresenta molte gesta del Dottore delle genti nell'Areopago d'Atene con tanti filosofi ne' laterali delle finestre, e peducci, ed altre figure nel lunettone ove è la finestra sopra la porta, è di Giuseppe Rolli, l'Ornato è in parte di Antonio suo fratello, il quale appena cominciato il lavoro precipitò per distrazione dal ponte, e morto lui, fu compiuto col suo disegno da Paolo Guidi. Tutto il rimanente cioè il Coro, la Cupola, e le due Cappelle laterali, fu dipinto da Giuseppe Antonio Caccioli, e da Pietro Farina, i quali nella Sagrestia ancora dipinsero i quadri sul muro facendo il primo le figure, l'altro la quadratura.