Salta al contenuto principale Skip to footer content

Camillo Bargellini

9 dicembre 1759 - 18 aprile 1839

Scheda

Camillo Bargellini, nato il 9 dicembre 1759 dal senatore conte Ovidio e da Giacinta del senatore Francesco Marescotti (Carrati, Nascite, B 877, c. 194-195), era l’ultimo dell’unico ramo superstite della famiglia, arricchitosi con l’eredità nel 1649 di Vincenzo detto “il ricco”, e titolare di un patrimonio fra i primi della città: un elenco ufficiale dei cento maggiori estimati del comune di Bologna per l’anno 1809, manoscritto all’Archiginnasio (ms. B 3855 n. 7 b), annovera Camillo Bargellini al quarto posto con un patrimonio calcolato in 137.957 lire, dopo Giuseppe di Cesare Malvasia (211.768 lire), Filippo di Marc’Antonio Hercolani (205.434 lire), e Giuseppe di Nicolò Scarani (151.143 lire).

Morì a 79 anni, celibe, il 18 aprile 1839, sotto la parrocchia di S. Caterina di Strada Maggiore, nel palazzo costruito dal bisnonno Ermesse, assieme ai fratelli Astorre e Giacomo Filippo, quando il ramo della famiglia a cui appartenevano ereditò il senatorato e le ricchezze di quello di Vincenzo (ms. B 698/2 tav. 6; Foglio sepolcrale C 67 n. 6640; Guidicini, I Riformatori, III, p. 18; Fanti, Bargellini, pp. 67-72; Giacomelli, Famiglie, p. 110). Il palazzo era stato fino al 1806 sotto la parrocchia di San Tommaso della Braina, chiesa oggi non più esistente, che occupava parte dell’attuale sagrato della chiesa dei Servi, all’incrocio fra Strada Maggiore e via Cartoleria Nuova (oggi via Guerrazzi). Risalente al secolo XII, nel 1617 era stata ricostruita cambiandone l’orientamento e dandole ingresso sotto il portico di via Cartoleria. Soppressa la parrocchia nel 1806, nel 1808 la chiesa fu chiusa e affittata ad uso di magazzino di legname, e poi venduta al conte Camillo Bargellini, superstite proprietario del palazzo dall’altra parte di Strada Maggiore.

Il Bargellini la restaurò e la riaprì al culto nel 1828, ma nel 1844 ne fu abbattuta una parte per allargare l’imbocco di via Cartoleria Nuova, e nel 1849 fu acquistata dal Comune con il progetto di demolirla del tutto per allargare la piazza davanti alla chiesa dei Servi. Atterrata la chiesa, la ristrutturazione della zona, che comportò anche l’eliminazione di una antica macelleria addossata al palazzo Bianchetti, fu completata negli anni 1852-1855 con la costruzione dell’angolo e del lato mancanti del portico dei Servi (Guidicini, Cose not., I, pp. 229-230; Meluzzi, Le soppresse Chiese, VIII, pp. 130-135; Fornasini, La chiesa parrocchiale di S. Caterina, pp. 165-167; Foschi, Chiese scomparse, pp. 62-66).

Silvia Benati