Baciocchi Felice

Baciocchi Felice

18 Maggio 1762 - 27 Aprile 1841

Note sintetiche

Scheda

Nato da una famiglia nobile di Aiaccio in Corsica, venne avviato alla carriera militare. Nel 1797 sposò una delle sorelle di Napoleone Bonaparte, Elisa. Con l'avvio dell'impero napoleonico nel 1805, marito e moglie furono insediati al governo di Lucca e Piombino, l'anno successico anche di Massa Carrara e dal 1808 del Granducato di Toscana. Il ruolo politico fu svolto da Elisa, con Felice sempre al suo fianco. La caduta dell'impero nel 1815 provocò il suo rovescio politico e nel 1820 morì sua moglie. Nel frattempo aveva acquistato il palazzo Ruini di Bologna (ora Palazzo di Giustizia) che da lui fu adeguato al gusto neoclassico. Muore  il 27 aprile 1841 all'età di 79 anni e venne sepolto di fianco alla moglie nel grandioso Monumento collocato nella Basilica di san Petronio, opera di Lorenzo Bartolini e Cincinnato Baruzzi. Nella Certosa di Bologna si trova il primo monumento che Baciocchi aveva commissionato per commemorare la moglie in san Petronio. Capolavoro di Bartolini, fu poi rifiutato dai figli di Felice per la sopravvenuta morte del padre e per un evidente segno grigio nel volto di lei. Fu acquistato dalla famiglia Malvezzi Angelelli e dal 1854 domina la Sala del Colombario.

Un resoconto della vita del Baciocchi dopo la morte della moglie viene così sintetizzata da Cesare G. Marchesini: “Con la morte di Elisa, Felice Baciocchi rimase unico proprietario del cospicuo capitale di famiglia, ch'egli amministrò con buon tatto, ma anche con molta signorilità. Accanto a lui era una piccola corte, ch'egli mantenne con una certa larghezza. La moglie gli aveva lasciato una bella somma, Vienna gli passava mensilmente un notevole assegno, inoltre era fornito di un considerevole gruzzolo, formato soprattutto di gioielli ed oggetti preziosi. Si parlava di cifre astronomiche, ma è risaputo con sicurezza ch'egli può calcolare su di una rendita annua di ben 32.000 scudi. Cifra, per quei tempi, che aveva del favoloso. Figurarsi quindi lo stupore e la gioia dei pacifici bolognesi, allorché si sparse per la città la notizia che il principe Baciocchi si sarebbe fissato stabilmente all'ombra delle nostre torri. Tutti cominciarono ad aspettare con una certa curiosità il suo arrivo. Sul principiare del gennaio del 1816 il Napoleonide giungeva nella nostra città, assieme alla figlia Napoleona, al figlio Federico, all'amministratore conte Eugenio Le Bon, al segretario cav. Nicola Cattaneo, nativo di Aiaccio e suo nipote da parte di una sorella, all'aio Leonardo Lotich, a un cappellano ed infine a ben trentasei persone di servizio. Dapprima prese dimora nel ricco appartamento di un sontuoso palazzo di Strada Santo Stefano ed aprì subito i saloni della propria casa alla nobiltà bolognese, che lo aggregava a pieni voti nel libro d'oro della città, col diritto di trasmettere il titolo di nobile bolognese ai suoi legittimi discendenti. Entrava, così, il Baciocchi ufficialmente nel mondo cittadino e le amicizie e le simpatie si allargavano sempre più. Ben presto, però, il principe s'accorse che l'appartamento era inadatto alle crescenti esigenze. Qui non era più possibile ricevere la folla delle molteplici conoscenze, organizzare feste grandiose e pranzi luculliani, ed allora il Baciocchi pensò di acquistare un bel palazzo. E l'occasione per soddisfare il suo desiderio si presentò subito propizia. Il conte Camillo Ranuzzi gli proponeva l'acquisto del proprio edifizio, uno dei più armoniosi e massicci saggi di architettura seicentesca, che al Baciocchi piacque; e siccome il venditore era preso da molti impegni ed ormai agli sgoccioli di una favolosa ricchezza, la cosa venne compita in brevissimo tempo. Il 9 marzo 1822 il conte Camillo Angelo Ranuzzi del fu senatore Annibale cedeva il proprio antico palazzo al principe Felice Baciocchi, per la somma di 27.000 scudi e dopo pochi giorni il Napoleonide e la piccola corte andava a prendere definitivo possesso dell'edifizio, che oggi ospita Corte d'Appello e Tribunali. Visto che ve n'era di bisogno, il principe si preoccupò ben presto di restaurare i vari saloni, che l'incuria e la sopravvenuta strettezza dei vecchi proprietari avevano abbandonati in uno stato pietoso. Fece abbattere diverse casupole che stavano sulla prospiciente piazza ed altre abbarbicate ai fianchi del sontuoso palazzo, liberandolo completamente dalle posticce brutture e mettendone in evidenza la bella ed armonica facciata. Terminati i lavori di abbellimento, il signorile palazzo si presentava ormai completo in ogni sua parte, dal lussuoso salone dei concerti alla mistica cappella, dalla ricca sala da pranzo alla biblioteca, ricca di ben 12.000 volumi, ognino rilegato in pelle e portante nel centro lo stemma del proprietario. Accanto alla comodità della sontuosa dimora il Baciocchi ne aveva aggiunte altre al di fuori del grandioso edifizio, quali il palco in ogni teatro cittadino, dall'autorevole Comunale al modesto Contavalli, la bella villa di Belpoggio, posta a breve distanza dalla Porta Santo Stefano, e la prospera tenuta campestre della Mezzolara di Budrio, formata di vari e floridi terreni. Tutto ciò stava a dimostrare l'attaccamento del principe per Bologna, che in quegli anni ospitava un altro Napoleone, Luciano Bonaparte, il futuro principe di Canino, il quale abitava in una villa fuori Porta Lame. Spesso il fratello del grande Còrso invitava la migliore società bolognese e siccome egli era un appassionato del teatro non mancava in tali circostanze di organizzare degli spettacoli drammatici, che venivano recitati da lui stesso, dalla seducente consorte, dalle figlie e perfino dai futuri parenti, come il principe Alfonso Hercolani, che sposò poi Anna la secondogenita, ed il conte Taddeo Pepoli, che impalmò in seguito la principessa Letizia Giuseppina Murat. Oltre ad essere attore, Luciano era anche drammaturgo ed il 3 luglio del 1823 i bolognesi assistettero alla rappresentazione di 'Le neveux de Clovis', tragedia in quattro atti, scritta dal Napoleonide. Felice Baciocchi non dimenticava peraltro le sue personali predilezioni. Non abbandonò mai, quindi, di suonare il violoncello e di cavalcare per qualche ora ogni mattina. Anzi questa passione gli fu fatale. Un giorno, salendo sbadatamente sul quadrupede, cadde in malo modo a terra, rompendosi una gamba; e vane furono le cure dei più rinomati specialisti venuti da ogni dove. Il principe rimase zoppicante per tutta la vita. Le feste, i ricevimenti, i pranzi e la vita gaia avevano inizio in casa del Napoleonide il primo d'anno e terminavano la notte di San Silvestro. Un sol giorno dell'anno, il 5 maggio, il palazzo Baciocchi rimaneva semichiuso e nessuno vi poteva entrare. Per la circostanza, nei vasti saloni regnava il silenzio, mentre la cappella si apparava completamente a lutto ed al mattino accoglieva la famiglia, la servitù e gli intimi di casa. Il cappellano celebrava quindi la Messa in suffragio di Napoleone Bonaparte”.

Leggi tutto

Opere

Eventi

Luoghi

Persone

Multimedia
Documentario | Bologna nel Lungo Ottocento (1794 - 1914)
Documentario | Bologna nel Lungo Ottocento (1794 - 1914)

Documentario - Bologna nel lungo Ottocento (1794 - 1914), 2008. La città felsinea dall'età napoleonica allo scoppio della Grande Guerra.

Bologna nella Restaurazione
Bologna nella Restaurazione

Bologna nella Restaurazione, 1814 | 1873. Intervista ad Otello Sangiorgi. A cura del Comitato di Bologna dell'istituto per la storia del Risorgimento italiano. Con il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. www.vedio.bo.it

www.vedio.bo.it#sthash.V0NR1vdM.dpuf
Documenti
Feste al Palazzo Baciocchi (Le)
Tipo: PDF Dimensione: 95.24 Kb

Lino Signinolfi, Le feste al Palazzo Baciocchi. Dalla rivista 'Bollettino del Comune di Bologna' numero 12, dicembre 1924. Trascrizione di Lorena Barchetti.

Palazzo di Giustizia (Il)
Tipo: PDF Dimensione: 125.49 Kb

Lino Signinolfi, Il Palazzo di Giustizia, la decorazione interna del Palazzo Baciocchi. Dalla rivista 'Bollettino del Comune di Bologna' numeri 11-12, novembre - dicembre 1924. Trascrizione di Lorena Barchetti.

Tracce di Francia
Tipo: PDF Dimensione: 885.96 Kb

I legami tra la Francia e Bologna sono molteplici e diverse sono le tracce rimaste in città.