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Rodolfo Audinot

20 Gennaio 1814 - 30 Marzo 1874

Scheda

Nasce a Bologna il 20 gennaio 1814. Fu allievo di Camillo Minarelli (1781-1854) nella sua scuola elementare privata ospitata nell'ex convento di S. Margherita: questi nel 1831 era stato accusato di essere “uno dei principali motori della rivolta” nelle scuole e di aver composto poesie “in lode dei ribelli”. A causa della sua partecipazione dei moti rivoluzionari del 1831 Audinot fu esule a Parigi. Grazie a Carlo Berti Pichat fu coinvolto nel giornale “Il Felsineo”, che si distinse come fucina di intelligenze intenzionate a rinnovare dall'interno lo Stato Pontificio, in campo sociale ed economico. Vi parteciparono personaggi del calibro di Marco Minghetti, Luigi Tanari, Giovanni Massei. Nel maggio 1847 la Conferenza Economico-morale approva la proposta di Rodolfo Audinot per un “bureau dello spirito pubblico”, che richiama quello dei Girondini francesi e le “fucine” costituzionali della Cisalpina. E' un ufficio di corrispondenza, che ha il compito di stabilire contatti con le principali città dello Stato, per conoscerne la condizione morale, i bisogni, i fatti importanti e da inserire poi nel "Felsineo", organo della Conferenza, le notizie più interessanti. Nel luglio dello stesso anno viene emanato un regolamento per la guardia civica in tutto lo Stato pontificio, modellato su quello della guardia nazionale francese. Essa è posta sotto l'autorità dei governatori e dei capi provincia. Il 27 agosto il Legato nomina una Deputazione per la formazione dei ruoli nei quattro Rioni: i componenti sono il marchese Giuseppe Tanari e l'avvocato Giuseppe Galletti per Santa Maria Maggiore; Marco Minghetti e Rodolfo Audinot per San Francesco; il conte Annibale Ranuzzi e Gaetano Zucchini per San Domenico, i conti Cesare e Giovanni Massei per San Giacomo. Tutti esponenti del liberalismo moderato. Mentre i mazziniani vi vedranno un nucleo del futuro esercito nazionale, i regnanti le intenderanno come strumento per arginare e controllare i fermenti rivoluzionari. La linea politica di Audinot nel 1847 viene ricordata anche da Enrico Bottrigari nella sua 'Cronaca di Bologna' (Zanichelli, 1960): "Ond’è che nel giornale il Felsineo, il nostro Rodolfo Audinot pubblicava: “Il Governo temporale della Santa Sede non è oggi costituito come lo era in passato, e nel futuro nol sarà come oggi. Il progresso è una necessità in tutto; nelle istituzioni organiche degli Stati. Rammentiamo le condizioni del passato regno e confrontiamole colle presenti, e persuadiamoci che il gran Pontefice non vorrà troncare, ma piuttosto tramandare ai posteri compiuta ed assicurata quella grande opera di riconciliazione fra la filosofia e la Religione, fra i Popoli e l’Autorità che Egli stesso col plauso e colla riconoscenza di tutto il mondo Cattolico volle iniziare".

Nel marzo del 1848 fece parte con Carlo Berti Pichat e Carlo Rusconi della delegazione di esponenti liberali bolognesi che giunge a Roma per chiedere a Pio IX la concessione della Costituzione, sull'esempio degli altri stati italiani. Il 25 aprile 1848 in Palazzo Bianchetti in Strada Maggiore è inaugurato il "Circolo Felsineo", istituito a cura di Audinot. Diretto da Antonio Montanari, è un luogo di ritrovo e conversazione frequentato da molti elementi della massoneria bolognese, quali Livio Zambeccari, Quirico Filopanti, il marchese Albergati. Il 6 maggio vi si tiene un'animata discussione tra repubblicani e sostenitori di Carlo Alberto. Entrambe le fazioni disapprovano l'intervento dell'avv. Zanolini in favore di Pio IX. Il discorso conclusivo di Audinot riporta alla calma l'assemblea. Il Circolo, che nel settembre 1848 può contare ben 584 soci, sarà uno dei principali centri di attività politica nei mesi successivi e sarà chiuso nel maggio 1849 con decreto governativo. Il 22 maggio 1848 esce "L'Unità", che si definisce "giornale politico, scientifico e letterario". Si presenta come l'organo del partito dei "costituzionalisti pontifici", a cui appartengono liberali moderati come Minghetti, Agucchi, Audinot. Fondato da Francesco Jussi e dal dottor Fangarezzi, è diretto da Luigi Frati. Nel primo numero il giornale annuncia il programma politico per il quale si batterà: la promozione dell'unità italiana attraverso una dieta nazionale permanente. Dopo i moti del 1848 e la Repubblica romana del 1849 Audinot è costretto nuovamente all'esilio, in Toscana e poi a Genova. Tornato a Bologna dopo l'adesione al Regno d'Italia, il 28 settembre 1859 è a villa Loup, nella località di Scanello presso Loiano, dove si incontrano il dittatore di Toscana Bettino Ricasoli, quello di Modena Luigi Carlo Farini e i rappresentanti delle Romagne Minghetti, Cipriani e Audinot. Si stabilisce di abolire le barriere doganali tra l'Emilia, la Toscana e le Romagne e vengono abbozzate le linee da seguire per l'unificazione al Piemonte sabaudo.

Così viene ricordato nel giornale felsineo L'Ancora n. 71 del 1874: "alle ore sei pomeridiane di ieri è morto qui in Bologna sua patria, per una affezione ai visceri addominali, il senatore Rodolfo Audinot, nell'età di 60 anni. Antico liberale prese parte attiva alla rivoluzione degli Stati Pontifici del 1848 e 1849 e fu, se non erriamo, deputato alla Costituente. Nel 1859 ebbe seggio nell'Assemblea che in Bologna dichiarò la decadenza del Papa alla sovranità si queste provincie. Nominato poscia da uno dei collegi rurali alla deputazione di Torino, fu quegli che colla sua interpellanza in Parlamento provocò da Cavour la famosa affermazione di Roma capitale. Privo di collegio in una successiva legislatura, venne in compenso ascritto al numero dei Senatori del Regno". Riposa nella Galleria degli Angeli della Certosa di Bologna, in cui è presente un ritratto eseguito da Salvino Salvini.

"Negoziante e possidente. Non dissimile per principi politici dal Padre. Trovavasi nella notte del 4 febbraio 1831 fra il numero di rivoltosi armati. Marciò verso la Capitale nella prima rivolta, e più si vuole col numero delle orde rivoltose che si opposero a Cesena all'avanzamento delle Truppe Pontificie". (da 'Cenni Biografici politici di cittadini bolognesi estratti dall'Archivio segreto della direzione di Polizia di Bologna, anni 1834-35).

In collaborazione con Cronologia di Bologna di Biblioteca Sala Borsa, ultimo aggiornamento maggio 2023.