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Piazza del Duomo a Firenze

Piazza del Duomo a Firenze

Fabio Fabbi

Schede

Fabio Fabbi (1861-1945) nacque a Bologna in via Santo Stefano 57. Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo il diploma, l’artista aprì un suo studio in Lungarno Serristori 9, visitato da mecenati e collezionisti. Qui l’artista ebbe l’opportunità di costruire anche solidi legami con noti galleristi, come l’internazionale galleria fiorentina di Giovanni Hautmann. Da Firenze inoltre, Fabbi si spostava verso le città di Livorno, ma anche a Pisa, Viareggio, San Gimignano. In quei luoghi nacquero le più belle rappresentazioni dei litorali del Tirreno. Tutto ciò fu testimoniato nei suoi taccuini di viaggio, di proprietà dell’Archivio Fabio Fabbi.

Il legame che ebbe con la città fiorentina è palesato sapientemente in questa tela, notevole finestra aperta verso un’affollata piazza del Duomo prima della sera. E’ il tramonto: i passanti, uomini d’affari e donne in abiti borghesi, passeggiano noncuranti in Piazza S. Giovanni, mentre i simboli della cittàdi Firenze, Santa Maria del Fiore e il Battistero, sono illuminati dall’ultimo calore e aspettano di essere investiti dalla notte. L’artista si avvalse della strumentazione fotografica, dato il taglio netto delle figure in primo piano che escono dal quadro, e dall’effetto di movimento che coinvolge gran parte del dipinto, come nella carrozza trainata dal cavallo bianco e nel tram sullo sfondo. Fabbi non fu estraneo alle rappresentazioni cittadine su cui si confrontò più volte, come per la sua città natale (Piazza Maggiore, Via Orefici, Nettuno) ma anche per Parigi (Boulevard a Parigi, Place Blanche). Piazza del Duomo a Firenze fu ideato a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, e la tela può essere accostata ad un bozzetto di una collezione privata bolognese (23 x 14 cm) eseguito su piccola tavoletta, consuetudine di Fabbi che lavorava prima su legno, en plain air, e poi riportava su tela in studio. Altra comparazione si ritrova nell’illustrazione di Rosella del 1925 (ed. Paravia), dove si riconosce il medesimo soggetto. Fabbi riversò spesso le invenzioni dei suoi dipinti nelle illustrazioni: così fu per I sette vizi capitali, i Burattini di Cuccoli ed altri.

Uomo colto e desideroso di approfondire le culture di altri paesi, Fabbi fece numerosi viaggi in Oriente e Occidente. A questi, alternava l’abitudine di spostarsi tra Bologna, sua città natale, e Firenze, dove impostò fin dal 1887 il suo laboratorio di fronte all’Arno, poco lontano da piazza Duomo. Il dipinto sancisce lo stretto rapporto che Fabbi ebbe con la città di Firenze che lo rese, fin da allora, un artista internazionale. A maggio 2024 il Comune di Bologna e l’Archivio Fabio Fabbi gli dedicano il Giardino Fabio Fabbi.

Francesca Sinigaglia

ottobre 2024

Bibliografia: Fabio Fabbi (1861-1945). Il viaggio dell’anima, (a cura di) E. Battistini, F. Sinigaglia, Bologna 2021. F. Sinigaglia, Quo vadis, Fabio Fabbi? Il taccuino di Varsavia del 1899 in «Strenna Storica Bolognese», vol. 71, Ed. Patron, Bologna 2021. F. Sinigaglia, Al cuor non si comanda: Fabio Fabbi in Oriente, in «L’Archiginnasio», CXVII - 2022.