Schede
Dopo la formazione presso la bottega del padre Petronio, noto pittore d’ornato, e alcuni anni trascorsi a Venezia, nel 1784 Pietro Fancelli (Bologna, 1764 - Pesaro, 1850), tornò nella città natale ed entrò ventenne all’Accademia Clementina, dove ottenne importanti riconoscimenti. Nel 1784 si aggiudicò il premio Marsili Aldrovandi con il disegno Giasone e Medea e, nell’anno successivo così come nel 1787, vinse il premio Fiori. Il riconoscimento delle sue effettive qualità avvenne tuttavia nel 1791 quando gli fu assegnato il premio Curlandese per il dipinto della Morte di Virginia ora nelle Collezioni Comunali d’Arte.
La pala San Vincenzo Ferreri e San Filippo Benizi del Museo d’Arte Sacra di S. Giovanni in Persiceto, firmata e datata ”PIET:FANCELLI PINX: 1798”, gli venne commissionata attorno al 1796 dalla Confraternita di Santa Maria della Scopa per la riedificazione settecentesca della sede del sodalizio e della chiesa utilizzata dalla Compagnia fin dal Medioevo. Nel 1738 era stata istituita nella chiesa della Scopa un nuova confraternita particolarmente devota alla Vergine Addolorata, la Compagnia dei Sette Dolori, che aveva San Filippo Benizi come santo di riferimento. L’inaugurazione della nuova chiesa avvenne con particolare attenzione alla celebrazione del Santo: da qui la commissione del dipinto al Fancelli. Come testimoniano le ricerche d’archivio condotte da Patrizia Cremonini, l’opera fu eseguita a Bologna e trasferita a San Giovanni il 22 maggio 1798. I documenti confermano inoltre il soggiorno dell’artista a Persiceto dal 23 al 25 maggio per dirigerne la posa nella prima cappella, entrando sulla destra. Pietro Fancelli in questa pala offre una prova del suo linguaggio ambivalente e oscillante tra richiami alla tradizione conservatrice e sollecitazioni aggiornate alle formule neoclassiche, all’epoca ormai imperanti. L’esaltazione eroica dei santi Vincenzo Ferreri e Filippo Benizi tra grandi ceri e l’incombente sepolcro alle spalle nella pala di S. Giovanni in Persiceto intercetta fermenti di modernità non comuni nell’ambiente bolognese le sue figure solenni, ispirate a una classica sobrietà, dialogano con la scultura canoviana del tempo. Nel manoscritto conservato all’Archiginnasio redatto dall’artista con l’elenco delle proprie opere questa è riportata al numero 60: «in San Giovanni in Persiceto. Quadro d’altare per una Compagnia rappres. S, Vincenzo ferrerio e San Filippo Benizzi». Il dipinto appartenne alla chiesa del Crocefisso e del Suffragio per pochi mesi, fino all’emanazione dell’editto di soppressione delle corporazioni religiose con conseguente requisizione dei beni.
Pietro Fancelli (Bologna, 1764 - Pesaro, 1850),San Vincenzo Ferreri e San Filippo Benizi, 1798. Olio su tela, 277 x 172 cm. Museo d’Arte Sacra, S. Giovanni in Persiceto.
Bibliografia: A.G. De Marchi, P. Cremonini, Catalogo del Museo d’Arte Sacra, Minerva, Bologna 2000. Felsina sempre pittrice, (a cura di) A. Mazza, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - Genus Bononiae. Musei nella Città, Bononia University Press, 2016.