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Nascita della Vergine

1575 | 1580 ca.

Schede

La tavola raffigura il tema della Natività della Vergine, utilizzando schemi bizantini arcaici e tipi iconografici di ambito veneto, che bene si combinano attraverso l’uso delle gamme cromatiche verdi e rosse, oltre alla plastica morbidezza delle singole figure. La scena si staglia su di un fondo aureo, che si completa in una fittizia cornice, ponendo l’immagine in una dimensione sovrannaturale. Compaiono, comunque, svariati piani compositivi dal verde acido del piano di appoggio, al marrone del muro di cinta dell’abitazione, per poi riprendere lo stesso verde nello sfondo in cui Gioacchino è al pascolo mentre incontra l’angelo, oltre ovviamente alle quinte architettoniche laterali che contengono l’intera rappresentazione.

Nonostante la ricchezza di particolari, evidenziata dagli oggetti e dalla eloquente gestualità delle molteplici figure, il centro della scena rimane Anna sdraiata sul letto per l’uso sia dei colori, verde cupo della copertura e rosso vivo del manto, sia della lumeggiatura nella resa del volto. Una cronachistica vivacità è data sicuramente dalle molte ancelle: le prime due, accanto al letto di Anna, le porgono del cibo, ripetendo un’iconografia di origine classica, mentre la figura che segue ha un impianto più occidentale in particolare nel verde copricapo drappeggiato. Di derivazione russa appare, invece, la quarta ancella, abbigliata con una tunica a maniche corte di colore rosso vivo e un drappo verde raccolto a mo’ di nastro sul capo e recante una zuppiera tra le mani, come si riscontra in un’icona con la nascita del Prodromo conservata a Mosca. Alla tavola moscovita sono attribuibili connessioni con altri dettagli iconografici, quali la terminazione a giglio dell’edificio di sinistra, il cuscino sui cui poggia Anna, la forma dei tralci della culla ed altri particolari degli oggetti posti sulla mensa. Al contesto più occidentale appartengono le altre quattro figure con le loro fisionomie abbastanza anonime, i loro abiti e le loro pettinature, dove però la gestualità ha un ritmo preciso, intensificato poi dall’uso di specifiche coloriture che si ripetono negli abiti. Gioacchino, ripetuto nella tavola per ben tre volte, e Anna sono invece le figure dove la tradizione paleologa risulta meglio espressa in relazione ai tipi iconografici fruibili, così come notevoli sono le quinte architettoniche che riprendono una maniera prettamente paleologa di considerare lo spazio e il tempo immaginativo.

La tavola riesce, dunque, a fondere insieme schemi compositivi di ambiti differenti, in quanto è stata probabilmente redatta per un duplice mercato, frutto di quel “bilinguismo” tipico dei pittori cretesi. L’identificazione dell’esecutore del dipinto con un artista di valore, come Michele Damasceno (Damaskinos) (1530/35-1592/93), soprattutto nel confronto con un’immagine con la Lapidazione di Santo Stefano della chiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia, ha portato ad una più puntuale datazione tra il 1575 e il 1580.

Michele Damasceno? (Creta, 1530/35-1592/93), Nascita della Vergine, 1575/1580 circa, tavola, cm 63 x 53. Bologna, Pinacoteca Nazionale, inv. 276. Provenienza: Monastero della Certosa di Bologna.

Elena Marcato

Dalla scheda in Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo Generale. 2. Da Raffaello ai Carracci, Venezia, 2004. Pubblicato in Luce sulle tenebre - Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, 29 maggio - 11 luglio 2010. © Pinacoteca Nazionale di Bologna.