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Antonio Muzzi

1815 - 1894

Scheda

Alunno di Giovan Battista Frulli e di Clemente Alberi, si distingue all'Accademia già nel 1829 (disegno del Gladiatore morente), affermandosi come pittore di storia fin dal '35, quando presenta all'Esposizione Giulio Sabino sorpreso colla moglie e coi figli in un sotterraneo ove erasi rifugiato. Dopo il Masini, attorno al '35, lavora presso il Bezzuoli a Firenze, ove si dedica alla litografia e alla calcografia, collaborando come incisore alla Galleria Pitti di L. Bardi (S. Girolamo dal Crespi e S. Pietro dal Guercino) e dirigendo con l'amico Borrani un laboratorio litografico. Una sua permanenza a Roma, dopo il periodo fiorentino, è accennata dal Gatti (1896). Nel '36 partecipa senza vincere al Premio Grande Curlandese con l'Incontro di Francesco I e Leone X che merita l'acquisto da parte della Magistratura Comunale. L'opera, a confronto con la contemporanea di Masini, si rivela ancora in linea con la tradizione bolognese tardosettecentesca estremamente viva nella cultura accademica locale. All'Esposizione bolognese del '39 presenta una Santa Filomena (identificabile forse col quadro tutt'ora nella chiesa della SS. Trinità), un ritratto di giovane scultore e uno di giovinetta. E' dell'anno successivo un disegno con Ercole e Caco (I premio per disegno di figura); del '42 la tela di uguale soggetto e tre ritratti.

Nel 1841 viene eletto Accademico con voto, carica che gli verrà meno dal 1848 per un periodo imprecisabile (nel '56 lo è di nuovo). Esegue numerose decorazioni in vari palazzi: Palazzo Spada e Palazzo Rossi (1845), Palazzo Zani e Palazzo Facchini. Partecipa, con l'Angiolini e il Manfredini, al restauro della pitture della Sala Farnese al Palazzo Comunale (1845). Contemporaneamente va sempre più affermandosi come ritrattista: all'Esposizione del 1846 presenta tre ritratti e a quella del '48 La famiglia Tassinari (Bologna, collezione privata). Si reca a Pietroburgo nel 1846 presso il pittore di storia Fèdor Brouni, noto nell'entourage romano e bolognese. Quest'ultimo, vicino al Camuccini, aveva dipinto a Roma nel 1827 Morte di Camilla sorella degli Orazi ed era noto anche nell'ambiente intorno al Minardi. E' ricordata infatti dall'Ovidi una sua famosa opera Il serpente di bronzo, dipinta a Pietroburgo, ampiamente illustrata in Notizie del giorno. Il Muzzi approda in Russia presso di lui probabilmente per una raccomandazione di Carlo Brjullov che era stato a Bologna per osservare la scuola pittorica locale della quale esegue numerose copie. (...) A Pietroburgo il M. Lavora nel '47 presso la chiesa di S. Isacco e succede a Cesare Mussini. Va notato che negli stessi anni anche il Brjullov lavora in S. Isacco (1843-47).

A Bologna si conserva presso la Pinacoteca il bozzetto preparatorio del Ritratto di tre figli del banchiere Anderson che reca una scritta autografa: "Ritratto di tre figli del Verscock banchiere Anderson dipinti da me Antonio Muzzi nella mia Dacia nella strada di Peterhoff – Petersbourg". L'opera risente dei modi e dell'impianto del Ritratto delle sorelle Pacini (1823) del Brjullov dal quale sembra ripresa in senso inverso la figura a cavallo e buona parte della struttura compositiva. Notevoli simpatie sono dimostrate verso la vivace pittura del russo Venetianov. Dal rapporto con artisti russi il Muzzi sembra dunque aver riportato una vivace accensione del colore, e un più moderno impianto dell'opera. Ritornato a Bologna dopo i moti del '48, esegue su commissione di Gioacchino Pepoli la Cacciata degli Austriaci da Bologna l'8 agosto 1848. Notevole è la sua attività nelle chiese di Bologna. Per la chiesa della Carità, accanto alla volta dipinta dal Manfredini e Zanotti, nel 1851 affresca i Quattro Evangelisti (i bozzetti sono conservati in collezione priv., Bologna). A S. Bartolomeo con G. Ravegnani affresca due cappelle e restaura gli affreschi del Bigari in S. Domenico. Numerose sono le pale d'altare e ricordiamo: Martirio di S. Fedele da Sigmaringa (Chiesa di S. Giuseppe), Miracolo di S. Giacinto (Chiesa di S. Domenico), Martirio di S. Stefano (Parrocchiale di Pontecchio, tre bozzetti sono presso la Pinacoteca), SS. Rocco e Liberata (Chiesa di S. Giorgio di Piano).

L'artista è inoltre noto per molti lavori nei teatri emiliani. Si ricorda la sua attività nel teatro di Bagnacavallo del quale esegue il sipario, già terminato nel 1845, che raffigura La visita di C. Gozzadini che presenta a Bartolomeo Ramenghi il giovane Girolamo da Treviso affinchè lo istruisca nell'arte della pittura. I due bozzetti di questo sipario sono conservati presso la Pinacoteca. Assieme ad Andrea Pesci e Gaetano Lodi che ridipingono la volta della platea, esegue decorazioni nel Teatro di S. Giovanni in Persiceto. All'inizio degli anni '50 il Teatro Comunale di Bologna registra ulteriori cambiamenti, sotto la direzione di C. Parmeggiani e, e con G. Badiali, il M. ridipinge la volta. A Cento, nel 1863 dipinge il sipario del Teatro: La regina Cristina va a visitare il Guercino nel suo studio a Bologna. Anche questo bozzetto è conservato presso la Pinacoteca, ove segnaliamo, fra le altre, queste opere: Un Autoritratto, Ritratto di E. Panzacchi, Ritratto di Gaetana Macchiavelli ed il suo bozzetto datato 1852; i bozzetti di Galileo Galilei, Felsina riceve dall'Abbondanza i tesori del risparmio, Andromeda, Ritratto di Maria Bortolotti (1892). E' presente generalmente a tutte le Esposizioni: nel '56 con la Prigionia di Galileo e con la Bagnante spaventata, divertente, coloratissimo bozzetto che possiamo vedere in Pinacoteca. Il Muzzi annota di suo pugno di averlo eseguito a Roma nel 1856 ed è il Bellentani che ci specifica che il quadro fu esposto appunto a Roma per soli due giorni presso le sale di Porta del Popolo.

Ancora a Bologna nel '56 sono esposti I Ritratti della famiglia Levi e S. Antonio col Bambino Gesù. Dello stesso anno è Il racconto (collezione priv. Bologna) che rappresenta Severino Bonora, ripreso a Pillnitz vicino a Dresda il 3 maggio 1846 in conversazione con tre fanciulle. All'Esposizione del 1857 è presente con Luigi Galvani scopritore dell'energia animale, opera riesposta a Bologna nel 1867 e mal sopportata nella recensione fiorentina del Gazzettino delle arti del disegno. Nel '58 sono esposti Due martiri cristiani nell'anfiteatro, ispirati all'omonima opera di Chateaubriand. Si ricordano ancora le prove esposte alle rispettive Esposizioni del 1863 (Ritratto di bambino). Del '67 (il Michelangelo, eseguito su commissione del Marchese Pizzardi, favorevolmente recensito insieme al Buondelmonte di A. Savini nella recensione della mostra in Gazzettino delle arti del disegno). Nell'88 espone Roma intangibile. L'artista è assente dalle grandi esposizioni di Firenze (1861), di Parma (1870) e di Milano (1881). Si ricorda La cavallerizza, ritratto conservato in collezione privata a Bologna. Presso l'Università degli Studi si conservano il Galvani e il felice Ritratto del Rettore Palagi (1871). Notevoli contatti con la fotografia sono ravvisabili proprio nell'impaginazione dei suoi ritratti. Si veda soprattutto quello tardo di Maria Bortolotti (1892; presso la Pinacoteca). Dal 1860 fino alla morte è professore aggiunto di elementi di figura presso l'Accademia di Bologna. Della sua partecipazione alla vita pubblica ricordiamo gli allestimenti del 1854 negli appartamenti del Conte Malvezzi per le feste del carnevale, eseguiti insieme a G. Dal Pane e Badiali, Pesci e Samoggia. Nel 1861 con il Cocchi è preposto alle celebrazioni funebri in S. Petronio per la morte di Cavour. Alle grandi spese corrispose un deludente risultato che fece oggetto i due artisti della pubblica disapprovazione. Ricoprì la carica di Consigliere Municipale nel '59 e nel '61.

Alessandra Borgogelli

Tratto "Dall'Accademia al vero – La pittura a Bologna prima e dopo l'Unità d'Italia", Bologna, Grafis, 1983.