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Monumento Zironi

1926

Schede

Nel Campo Carducci in Certosa, dopo i monumenti delle Tombe Toschi e Riguzzi, Silverio Montaguti (1870-1947) esegue un grande gruppo simbolico in bronzo per la famiglia Zironi. Il relativo posto sepolcrale, costituito da un'area di terreno per un cippo e da una cappella sotterranea, viene acquistato da Mario Zironi il 29 aprile 1919 al prezzo di 5.000 lire. Stando all'Indice di Protocollo dell'Archivio Storico - Comunale di Bologna (P.G. 24472 non agli atti), l'11 settembre del 1923 lo scultore, per conto della famiglia Zironi, presenta all'Ufficio di Edilità e Arte un progetto per l'erezione di un monumento funebre nel cimitero cittadino. Approvato dalla commissione consultiva edilizia nella seduta del 24 settembre, il gruppo scultoreo sarà ultimato nell'ottobre del 1926. Su un alto basamento in granito rosa si innalza Mercurio, proteso verso il cielo con il suo caduceo. Raffigurato con le ali ai piedi e sul capo, allusivi al petaso e ai talari suoi attributi secondo l'iconografia classica, era considerato nella mitologia greca il messaggero degli dei. A questa sua funzione si univa quella di psicopompo, ovvero l'accompagnatore delle anime all'Ade. Secondo la mitologia romana, come già accennato nella descrizione della Tomba Riguzzi, Mercurio era principalmente considerato il dio del commercio. Con questa accezione la figura simbolica viene interpretata anche nell'articolo Due opere d'arte dello scultore Prof. Montaguti esposte nella fonderia Lippi, datato 16 ottobre 1926 ma dalla testata giornalistica sconosciuta, conservato presso gli eredi dell'artista. Nell'assegnare questo significato alla scultura, ossia di «Simbolo del Commercio», si deduce che i committenti siano stati una famiglia di commercianti.

A conferma di questa ipotesi viene in aiuto un altro elemento inserito da Montaguti nella sua opera: la prua di una barca, simboleggiante l'arricchimento nei commerci e nei trasporti marittimi, è infatti posta sul lato sinistro del gruppo scultoreo. Acquattata ai piedi di Mercurio, si trova invece la personificazione del Tempo, rappresentato con la falce e la clessidra, allude all'inesorabile avanzamento della vita e al suo inevitabile concludersi con la morte. Alle sue spalle si trovano rami di quercia, emblema di successo e gloria. Finemente modellato, Mercurio è avvolto da un drappo che lo cinge dalla gamba sinistra fino alle braccia, in corrispondenza delle quali prende volume formando due ali. Delle due figure è certamente quella predominante, dal momento che occupa gran parte della scena con la sua estensione in verticale. Il Tempo, nonostante appaia in secondo piano, esprime, nella sua raffinata posa rannicchiata, una forza trattenuta pronta allo scatto insidioso. Opera della maturità artistica e fra le più significative di Montaguti, il gruppo plastico presenta ancora le raffinatezze proprie del Liberty. A esse si uniscono l'evidente simbolismo e l'attenzione per la scultura classica. Secondo l'articolo sopra citato, il bronzo, prima di essere posto in Certosa, è stato esposto al pubblico nella fonderia di Pietro Lippi a Pistoia assieme a un'altra opera dell'artista destinata sempre al cimitero felsineo, il Crocifisso della Cella Bettini.

Sulla statua in basso a destra «S. Monteguti», sul lato sinistro «FOND LIPPI PISTOIA». Sulla base in granito: «FAMIGLIA ZIRONI».

Federica Fabbro

testo tratto da: F. Fabbro, "Silverio Montaguti (1870-1947)", Bologna, Bononia University Press, 2012. Fonti: Bologna, Archivio del Cimitero Comunale della Certosa, Foglio sepolcrale Zironi Mario del 1919; Bologna, Archivio Storico Comunale, Faldone Ufficio di Edilità e Arte. Edilizia Privata. Verbali della Commissione Edilizia, anni 1922 - 1937. Bibliografia: Monumenti nuovi alla Certosa di Bologna, “L'Avvenire d'Italia”, 7 novembre 1926; A. BARUFFI, Commemorazione di Silverio Montaguti, tenuta il 26 febbraio 1948, “Atti e memorie dell'Accademia Clementina di Bologna”, IV (1948), p. 51; A. RAULE, La Certosa di Bologna, Bologna, Nanni, 1961, pp. 173, 176; Il Liberty a Bologna e nell'Emilia Romagna, catalogo della mostra di Bologna, Galleria Comunale d'Arte Moderna marzo - maggio 1977, Bologna, Grafis, 1977, p. 216; V. VICARIO, Gli Scultori Italiani dal Neoclassicismo al Liberty, Lodi, Lodigraf, 1990, p. 442; La Certosa di Bologna. Immortalità della memoria, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 1998, pp. 14, 290; La Certosa di Bologna. Guida, a cura di G. PESCI, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 109; Aemilia Ars 1898 - 1903. Arts and Crafts a Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Collezioni Comunali d'Arte 9 marzo - 6 maggio 2001, a cura di C. BERNARDINI, D. DAVANZO POLI, O. GHETTI BALDI, Milano, A+G, 2001, p. 258; C. RICCI, G. ZUCCHINI, Guida di Bologna, San Giorgio di Piano, Minerva edizioni, 2002, p. 251; E. CONTINI, I “Satiri” del Montaguti rivivono a Porta Galliera, “Art Journal”, I (2003), p. 15; F. FABBRO, Silverio Montaguti un artista ritrovato, tesi di laurea, relatore Prof. M. DE GRASSI, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2007 – 2008, pp. 150 – 152; La Certosa di Bologna. Un libro aperto sulla storia, catalogo della mostra di Bologna, Museo civico del Risorgimento 25 maggio - 15 luglio 2009, a cura di R. MARTORELLI, Bologna 2009, p. 166; Luce sulle tenebre. Tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, catalogo della mostra di Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna - Casa Saraceni 29 maggio - 11 luglio 2010, a cura di B. BUSCAROLI e R. MARTORELLI, Bologna 2010, pp. 61, 62, 267.