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Monumento Trionfi - Pepoli

1823

Schede

Al contrario di quanto le fonti bibliografiche ottocentesche unanimemente asseriscono, l’opera non fu realizzata per commemorare l’ottantenne marchesa Caterina Caprara Pepoli morta nel 1807 (che pure vi è sepolta come attesta l’epitaffio) (1). In realtà, come si evince da documenti d’archivio, il marchese Guido Taddeo Pepoli commissionò a Giovanni Putti un monumento per il sepolcro della sua prima moglie, l’anconetana Geltrude Trionfi, morta appena trentenne nel 1818 (2); solo dopo la morte della marchesa Elisabetta Capelli Pepoli, avvenuta nel dicembre del 1822, la famiglia decise di tumulare nel medesimo sepolcro, oltre alle spoglie della giovane Geltrude, anche quelle di Caterina Caprara ed Elisabetta Capelli, rispettivamente nonna e madre di Guido Taddeo (3).

Plausibilmente Giovanni Putti eseguì l’elegante monumento nel 1823 poiché il primo bozzetto che egli fece pervenire alle autorità nel luglio del 1822 non soddisfece gli accademici e un secondo modello fu approvato solo nel mese di ottobre quando ormai, per fattori climatici, era troppo tardi per una pronta esecuzione. L’opera presenta un impianto architettonico classicista e il basamento leggermente convesso richiama il monumento canoviano a Vittorio Alfieri che si ammira in Santa Croce a Firenze. Chiaramente derivato da Antonio Canova è anche il Genio della Morte che si sorregge al blasone dei Pepoli e alla face ribassata, nonostante il suo corpo da adolescente non abbia lo stesso atletico aspetto del Genio assiso sul sepolcro di papa Clemente XIII e la sua iconografia presenti una variante simbolica data dalle ali aperte che alludono alla giovane età della defunta marchesa Geltrude, dedicataria del monumento.

L’opera appare particolarmente curata in tutte le sue parti: il Genio, l’immenso drappo, il grandioso ed elegante cippo classicheggiante con modanature e cimasa di gusto neorinascimentale. Gli scenografici mascheroni e il sovrabbondante panneggio costituiscono le sole concessioni al tardobarocco bolognese di gusto scenografico e popolare. Anche le rifiniture come la cornice ad ovuli della lapide e la finta trabeazione del cippo, che ripropone lo stesso motivo debitamente ingrandito, sono raffinatissime, così come lo è il motivo simbolico delle ali con conchiglia all’interno del cerchio formato dall’uroboro, che conferma la precisa identità della dedicataria del monumento e denuncia il fraintendimento delle fonti che la identificavano con l’anziana marchesa Caterina Caprara Pepoli (la conchiglia è infatti simbolo di fecondità femminile e le ali aperte alludono ad una vita spezzata nel fiore degli anni). Alquanto suggestiva è l’idea, tipicamente puttiana, della fusione iconografica tra un neoclassico Genio della Morte e un enorme drappo funebre che, riccamente panneggiato, incornicia l’intero monumento e ne ammorbidisce il profilo, espressione di un singolare ed elegante connubio tra iconografia neoclassica e reminiscenze tardobarocche.

Emanuela Bagattoni

(1) Il fraintendimento è forse dovuto all’epigrafe in cui le tre marchese Pepoli (Caterina Caprara, Elisabetta Capelli, Gertrude Tionfi) contemporaneamente tumulate nel sepolcro appena realizzato sono elencate in ordine cronologico di nascita. (2) Cfr. minuta della lettera del senatore Scarselli al vice presidente della Pontificia Accademia, 23 luglio 1822. In questa lettera il senatore dichiara infatti di inviare il modello in creta di Giovanni Putti «pel monumento da erigersi nel Cimitero Comunale in memoria della defunta Signora Msa Trionfi, moglie del Signor Mse Guido Taddeo Pepoli.» (ASCBo., Carteggio amministrativo, Titolo XV, Rubrica 2, anno 1822). (3) Il marchese Guido Taddeo Pepoli in seconde nozze sposò la principessa Letizia Murat, figlia di Gioacchino e Carolina Bonaparte; in questo sepolcro, come conferma l’epitaffio, fu tumulata anche la salma di un loro figlio morto a nove anni.

Descrizione tecnica

Il manufatto è costituito da un alto basamento semicircolare, con lapide in marmo grigio, sopra il quale è posto un cippo con base e cimasa. Nella parte anteriore del cippo è collocata la figura a tuttotondo di un angelo alato con stemma e torcia rovesciata; nel corpo è inserita, entro cornice ad ovuli, una lapide commemorativa a caratteri incisi e rubricati. Una cornice ad ovuli separa il corpo del cippo dalla cimasa la quale, nella parte centrale presenta una decorazione realizzata a rilievo. Dalla sommità della cimasa scende un panneggio che ricopre parte della parete di fondo e del basamento.