Salta al contenuto principale Skip to footer content

Monumento Trentini

1924

Schede

Nel 1924 Pasquale Rizzoli (1871 - 1953) porta a termine il monumento commissionato da Ettore Trentini, situato nel Campo Carducci della Certosa, poco distante dal monumento Gardi. L’opera davvero colossale ha una sagoma piramidale il cui vertice coincide con la sommità della stele centrale di serpentino. All’interno di una nicchia semisferica realizzata nella stele trova posto il busto in bronzo di una giovane donna, la cui grazia e raffinatezza sono sottolineate da un morbido panneggio. Nelle due ali laterali del basamento in serpentino sono posizionati altri due ritratti in rilievo, anch’essi in bronzo. Ma ciò che cattura l’attenzione di chi osserva è senza dubbio l’elemento decorativo posto al centro del monumento: l’imponente statua bronzea che rappresenta l’allegoria dell’Angelo che raccoglie un fiore dall’albero della vita ormai spezzato. In quest’opera gli elementi decorativi liberty si accordano con l’imponenza della figura centrale. Secondo Rizzoli la progettazione dei monumenti rappresenta un momento di grande impegno nel quale l’artista accetta la sfida con le difficoltà della realizzazione di opere di grandi dimensioni. Ancora una volta ci si meraviglia della minuziosità con cui è stato pensato ogni singolo dettaglio scultoreo e diventano evidenti i riferimenti al linguaggio pittorico di Adolfo De Carolis. Nel 1911 il Comune di Bologna, infatti, aveva incaricato l’artista marchigiano di decorare ad affresco le pareti e il soffitto del Salone del Podestà di Palazzo Re Enzo. Le sue figure fortemente plastiche e imponenti influenzarono gli artisti locali risvegliando in loro l’interesse per la rappresentazione dei propri personaggi e allegorie fisicamente ipertrofici, quasi michelangioleschi. Dunque è proprio a questo artista che si deve un ulteriore sviluppo nel linguaggio creativo del Rizzoli.
La predilezione che lo scultore bolognese aveva da sempre dimostrato per una raffigurazione dell’uomo realistica, anche se talvolta mediata dalla sinuosità del liberty o dall’ipertrofia di cui abbiamo appena detto, farà la sua fortuna artistica ma, al cambiare dei tempi, segnerà il suo irrimediabile isolamento artistico, come testimoniano le sue stesse affermazioni: “Questi giovani artisti fanno le gambe delle donne come tubi da stufa!”. Proprio per questo è indispensabile per noi ribadire il ruolo predominante che Pasquale Rizzoli rivestì nel panorama artistico bolognese della prima metà del Novecento, tra verismo e simbolismo.

Giuliana Lo Faro