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Monumenti Trentini e della famiglia Massari

1827-28 e 1824-27

Schede

All’inizio della sua attività autonoma a Roma Cincinnato Baruzzi riceve due significative commissioni per monumenti funerari destinati alla Certosa di Ferrara che, sull’esempio di quella di Bologna, si avviava a divenire cimitero municipale. Entrambi i monumenti sono documentati da un bel disegno di grande formato, conservato presso la biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna (BCABo, GDS, Cartella Autori Vari 1, n. 338, f. 8c; Tav. 10c). Preceduto da una medaglia circolare con il profilo di Carlotta Massari Masi (1823), il monumento di Luigi Massari è costituito da un cippo a base quadrata a forma di parallelepipedo, sulla fronte del quale è inserito un tondo con il profilo volto a sinistra del defunto. Sul cippo sta la figura del Genio del commercio, rappresentato come un giovinetto nudo e alato, dai lunghi capelli ricciuti. La statua teneva nella mano sinistra un caduceo e tiene ancora nella destra un ramo. La gamba destra si appoggia ad un tronco di palma mozzato. La bella figura, ispirata alle figure “graziose” del Canova, come le varie versioni dell’Amorino e l’Apollo Sommariva, richiama anche la fase giovanile, più classicista, del percorso di Baruzzi. Le spese per la realizzazione dell’opera, per un totale di 1500 scudi, sono registrate in particolare tra il luglio e l’agosto del 1825 e proseguono fino all’anno successivo, anche se gli accordi erano stati presi in precedenza, come farebbe pensare un riferimento al trasporto del marmo nello studio di Baruzzi già nell’aprile 1824. I rapporti tra lo scultore e la famiglia Massari non si interrompono con la realizzazione della tomba, dato che il conte Galeazzo Massari fu mediatore per la commissione del successivo monumento da parte dei fratelli Trentini.

L’impegno per la realizzazione del monumento Trentini è formalizzato da una lettera dei fratelli Antonio, Gaetano e Giovanni, datata 10 giugno 1826. I contatti dovevano essere già avviati da tempo, come fa pensare il riferimento al disegno che i committenti dicono di preferire, il primo tra quelli inviati loro dallo scultore. Secondo l’accordo, che in una successiva lettera a Massari Baruzzi tenterà di modicare, l’opera, da collocare entro il settembre 1827, doveva essere realizzata in marmo di prima qualità e il prezzo era fissato in 900 scudi. La cifra, piuttosto contenuta, secondo le lamentele di Baruzzi, era ripartita in tre rate uguali, da corrispondere all’inizio e a metà del lavoro, mentre l’ultimo pagamento era previsto in corrispondenza del montaggio nel cimitero di Ferrara. L’unica clausola che lo scultore sembra riuscire ad ottenere è la sostituzione del marmo di prima qualità con una pietra più economica, più resistente e adatta allo scopo. La consegna verrà poi posposta fino all’agosto del 1828, quando vengono registrate la messa in cassa ed il trasporto dei marmi. Il bel monumento è costituito da un rilievo rettangolare coronato da una lunetta con orecchioni laterali. A sinistra la Memoria in abiti classici cinge di ghirlande di fiori l’erma del defunto Luigi e con la destra scrive sul plinto che la sostiene, al di sopra dello stemma della famiglia, la parola greca “Mnemos”. Dalla parte opposta siede il Genio della morte, con le gambe rivolte a destra e il busto ruotato a sinistra, che osserva la scena e con la destra spegne la face rovesciata. Il riferimento canoviano è alla stele di Ottavio Trento (Vicenza, chiostro di San Pietro, 1813-5), dove è tuttavia presente solo la figura femminile impegnata a scrivere la memoria del defunto sul plinto che ne regge il busto. In essa compare anche la cornucopia traboccante di frutti che nella stele Trentini è tenuta in mano dal Genio e in quella Trento è appoggiata al cippo, a bilanciare la figura femminile, seduta e non inginocchiata, come nel rilievo di Ferrara.

Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Monumento di Luigi Alberto Trentini, 1827-28, Monumento della famiglia Massari, 1824-27. Marmo bianco, rilievo e tuttotondo. Ferrara, cimitero monumentale della Certosa.

Antonella Mampieri

Testo tratto da: A. Mampieri, Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Bononia University Press, 2014. Fonti: Massari: ASL, Miscellanea scuole I, c. 163; BCABo FSCB 35, 64. Trentini: ASL, Miscellanea scuole I, c. 163; BCABo FSCB 15, 22. 26, 28, 36, 64. Bibliografia: Massari: F. AVVENTI, Il servitore di piazza. Guida per Ferrara, Ferrara 1838, p. 228; Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. cav. Cincinnato Baruzzi a tutto l’anno 1859, Bologna1860; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, il tempo, le opere, Imola 1949, pp. 47, 70, 72; P.A. MELONI, Memorie delli Pittori, Scultori, ed Architetti della città, e diocesi di Imola. (Manoscritto del 1834), Atti dell’Associazione per Imola storico-artistica, XII, Imola 1992, pp. 13-17; L. SCARDINO, A.P. TORRESI, Post Mortem. Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara 1998, p. 94; C. FIORELLI, Un contributo alla rivisitazione dell’attività artistica di Cincinnato Baruzzi (1706-1878), in “Strenna Storica Bolognese”, LII, 2002, pp. 223-246; L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna tra Restaurazione e Risorgimento, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, pp. 312-313. Trentini: F. AVVENTI, Il servitore di piazza. Guida di Ferrara, Ferrara 1838, p. 226; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, i tempi, le opere, Imola 1949, pp. 55, 70; P.A. MELONI, Memorie delli Pittori, Scultori, ed Architetti della città, e diocesi di Imola. (Manoscritto del 1834), Atti dell’Associazione per Imola storico-artistica, XII, Imola, 1992, pp. 13-17; L. SCARDINO, A.P. TORRESI, Post Mortem. Disegni, decorazioni e sculture per la Certosa ottocentesca di Ferrara, Ferrara 1998, p. 93; C. FIORELLI, Un contributo alla rivisitazione dell’attività artistica di Cincinnato Baruzzi (1706-1878), in “Strenna Storica Bolognese”, LII, 2002, pp. 223-246; L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna tra Restaurazione e Risorgimento, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, p. 313.