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Monte Vodice (Slovenia)

Fronte militare

Schede

Il monte Vodice compone la parte centrale della grande dorsale Santo-Vodice-Kuk, contrafforte sulla sponda sinistra dell'Isonzo dirimpetto al monte Sabotino, subito a nord di Gorizia. A picco sull'Isonzo, queste posizioni furono teatro di aspri scontri fin dai primi giorni di guerra quando gli italiani riuscirono a strappare con un'azione improvvisa un fazzoletto di terreno oltre il corso del fiume creando la cosiddetta testa di ponte di Plava esattamente ai piedi del Kuk, minacciando il sistema difensivo austriaco in quota.
L'epopea del Vodice si sviluppò in particolar modo durante la decima battaglia dell'Isonzo nel maggio 1917. Dopo la caduta del Kuk, quota 611, prospiciente al Vodice, gli attacchi italiani si concentrarono verso le molteplici quote del monte. Per strappare questa fondamentale posizione agli austriaci venne stanziata una apposita divisione di fanteria, la 53a, al comando del generale Maurizio Ferrante Gonzaga che legherà il suo nome per sempre a questo monte. Questa divisione assunse le dimensioni di un piccolo corpo d'armata: le brigate che la componevano si susseguivano repentinamente, usurate dai combattimenti. Le brigate Teramo  (241° e 242° fanteria), Girgenti (247° e 248°), Elba (261° e 262°), Avellino (231° e 232°), reparti bersaglieri, battaglioni di alpini (Aosta, Val Pellice, Levanna, Val Varaita, Monte Granero), furono i protagonisti dei reiterati assalti alle quote del Vodice dove gli austriaci, complice un sistema trincerato poderoso, combattevano tenacemente senza cedere terreno. Famoso è l'episodio del 25 maggio 1917 in cui, per rinvigorire il morale delle truppe, il generale Gonzaga, che viveva a contatto diretto con i soldati in posizioni vicine alla linea del fuoco, convocò la banda divisionale per accompagnare con musica e fanfare gli attacchi verso la cima del Vodice. Un episodio simile avvenne sul vicino monte Santo, il 26 agosto 1917, quando fu il maestro Arturo Toscanini, ardente interventista, a dirigere un vero e proprio concerto a ridosso delle linee italiane.
Ancora oggi la memoria storica del monte Vodice è strettamente legata al generale Maurizio Ferrante Gonzaga. Sulla vetta del monte, a quota 652, è visitabile il suo mausoleo, ornato di mosaici, dove il generale chiese di essere seppellito alla sua morte (e dove rimase inumato fino al 1940). Non per nulla gli era stato conferito il titolo di Marchese del Vodice.
La caduta del monte fu propedeutica alla conquista della Bainsizza dell'agosto 1917, quando i bastioni del Kuk e del Vodice funsero da veri e propri trampolini per le truppe italiane impegnate nell'offensiva. Ancora oggi il Vodice porta le tracce dei profondi lavori di fortificazione italiani a seguito della conquista: caverne per ricoveri di truppa e per nuove postazioni protette di artiglieria a cura del gruppo di lavoratori Gavotti che già aveva trasformato il Sabotino, dopo la sua caduta dell'agosto 1916, in una poderosa cannoniera.

Giacomo Bollini