Monte Cucco - Kuk (Slovenia), Quota 611

Monte Cucco - Kuk (Slovenia), Quota 611

Scheda

Il monte Kuk è uno dei tre bastioni che compongono la dorsale a picco sull'Isonzo, seguendo il corso del fiume, dirimpetto al Sabotino, a nord di Gorizia. Questa dorsale diparte, con andamento nord-ovest sud-est, dalla cima del monte Santo, subito a settentrione di Gorizia, toccando poi la cima del monte Vodice, del Kuk, degradando poi verso l'ansa del fiume con quota 383.
Questi monti costituirono per due anni di guerra una posizione invalicabile per le truppe italiane annidate ed aggrappate con le unghie e coi denti alla piccola testa di ponte di Plava, un fazzoletto di terreno al di là dell'Isonzo occupato con un'operazione rischiosa e ardita nei primi giorni dei combattimenti.
Gli attacchi al Kuk cominciarono verso fine luglio 1915 quando i reparti italiani dislocati nella testa di ponte, costretti e vivere e combattere in uno spazio angusto dominato dagli dall'alto austriaci, bloccati alle spalle dal corso del fiume, cercarono di aggredire le alture prospicienti, iniziando la risalita verso il Kuk (spesso italianizzato in Cucco), la cima più vicina alle posizioni occupate dal Regio Esercito.
Gli attacchi italiani si concentrarono verso i due piccoli villaggi di Zagora e Zagomila, a mezza costa del Kuk, trasformati in veri e propri fortini dagli austriaci. A presidio di questi due villaggi, per mesi, gli austriaci dislocarono uno dei migliori reggimenti del loro esercito, gli Hoch und Deutschmeister di Vienna che sbarrarono il passo agli italiani in maniera efficace. Nei due anni che intercorsero fra i primi attacchi al Kuk e la conquista della vetta, in questo settore del fronte anche solo la mera permanenza dei soldati in queste posizioni era estremamente penosa e ritmata da continui ed infruttuosi assalti.
Il Kuk fu il primo dei tre bastioni della dorsale a cadere in mani italiane durante la decima battaglia dell'Isonzo nel maggio 1917. A conquistare la cima, quota 611, furono i fanti della brigata Firenze (127° e 128° reggimento fanteria), veterana della testa di ponte di Plava.
Una volta in mani italiane, il Kuk e il Vodice vennero profondamente trasformati: nelle viscere dei due monti vennero scavate lunghe gallerie di ricovero per le truppe e per le artiglierie. La conquista del Kuk, della sella fra il Kuk e il Vodice (quota 524) e del Vodice (quote 592, 652 e 651), furono propedeutiche alla conquista dell'altopiano della Bainsizza, obiettivo primario dell'undicesima battaglia dell'Isonzo, nell'intenzione di ricadere sul fianco sinistro delle truppe austriache saldamente trincerate sul Carso attraverso il vallone di Chiapovano, importantissima arteria per i rifornimenti dei reparti imperiali. Le truppe italiane si fermarono esauste a poca distanza dall'obiettivo. La grande paura suscitata da questa grande battaglia e dalle pericolose puntate offensive italiane così in profondità nello schieramento austriaco spinsero gli alti comandi a partorire l'idea di una controffensiva per ributtare gli italiani indietro: erano le basi per la futura offensiva di Caporetto.

Giacomo Bollini

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