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monsignor Luciano Gherardi

Schede

Chi fu il primo a verificare la fine violenta dei due fratelli Casagrande? Lo chiediamo a Armando Monari che l’8 luglio 1944 era rientrato al suo fondo del Poggiolo, sottraendosi alla vigilanza dell’ospedale militare di Bologna, dove era ricoverato per ferite di guerra. Viveva un po’ al lavoro e un po’ alla macchia. Il 29 settembre venne coinvolto nel rastrellamento di Caprara di Sopra. Lo volevano impiccare. A viva forza riuscì a sfuggire alla morte rifugiandosi nel bosco vicino al Poggiolo. Vi rimase 74 giorni insieme ad Antonio Luccarini. Di lì scorgeva il rifugio in roccia schermato di sterpaglia sotto il cimitero di San Martino, poco più grande di una roulotte.
“Don Fernando - dice - usciva di quando in quando anche di giorno, specialmente nell’intervallo fra lo sgombero delle SS e l’arrivo della Wehrmacht. Andava a visitare i suoi parrocchiani rintanati qua e là. È venuto anche da me nel bosco. Ero ferito e mi ha portato della tela per fasciarmi. Me la sono cavata per miracolo, perché sotto le armi mi avevano fatto l’antitetanica”.
Armando esclude che don Fornasini, prima di essere abbattuto sulla strada del cimitero il 13 ottobre, abbia constato la morte di don Fernando e di Giulia. Era troppo distante dal luogo della tragedia, la Pozza Rossa; e comunque i corpi straziati erano stato gettati in un avvallamento profondo.
“Siamo stati noi - Antonio Luccarini ed io - a vederli per primi, quando prendemmo la decisione di passare il fronte. Il sentiero portava proprio là dove si trovavano le salme. Accanto alla veste talare di don Fernando c’erano delle carte della parrocchia che comprovavano la sua identità. I due fratelli Casagrande, rotolati dopo il massacro, erano rimasti abbracciati”.
Armando e Antonio, arrivati a Rivabella sopra Serana, dove si nascosero la notte, avvertirono l’Amelia Nadalini e gli altri. Poi varcarono la terra di nessuno in località Caraigà sotto Monzuno. Al ritorno, dopo il 21 aprile ’45, ricordavano bene dove giacevano ancora insepolti don Fernando e Giulia, e lo riferirono. La voce giunse ai familiari di Castelfranco tramite lo stradino de La Quercia.

Luciano Gherardi, "Le querce di Monte Sole. Vita e morte delle comunità martiri fra Setta e Reno 1898-1944", Introduzione di Giuseppe Dossetti, Il Mulino, 1994
[QM]
Note
3