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Monsignor Giovanni Battista Sartori Canova

1822 - 1826

Schede

Il busto colossale di monsignor Giovanni Battista Sartori Canova documenta il rapporto intercorso tra Baruzzi e il fratellastro del grande scultore. Giovanni Battista Sartori era nato dal secondo matrimonio della madre di Antonio Canova, ma lo scultore lo considerò sempre come un fratello, ne sostenne gli studi in seminario, accogliendolo poi nella propria casa romana. Alla morte del Canova monsignor Sartori decise di mantenerne aperto lo studio per terminare le commissioni rimaste in sospeso e per soddisfare le richieste di copie, che potevano essere tratte dai gessi originali. La scelta per questo incarico cadde su Cincinnato Baruzzi, non senza polemiche nell’ambiente artistico romano.

La commissione a Baruzzi di un busto colossale del Sartori dovette partire da quest’ultimo e si può collocare nel 1823. In un appunto autografo del 23 luglio di quest’anno il committente invita il giovane artista a rallentare l’esecuzione del suo busto colossale per mandare avanti altri lavori più urgenti; si augura tuttavia che sia pronto presto (BCABo FSCB). Appena due giorni dopo Baruzzi viene invitato a continuare il lavoro, che Sartori si aspetta di trovare pronto al suo arrivo a Roma (Sighinolfi, 2006). Negli anni successivi la commissione si confonde nei documenti con la lavorazione del busto colossale di Antonio Canova che Baruzzi dona al Senato di Roma nel 1826, perché lo collochi nella Protomoteca Capitolina. La traduzione in marmo, da collocare nella seconda metà del 1826, quando vengono registrati diversi pagamenti agli scalpellini, era conclusa l’anno successivo, quando si richiede a Baruzzi l’invio a Possagno dei due busti, di Antonio e di Giovanni Battista, destinati al tempio e collocati nella cappella di famiglia. Un gesso originale con le spille per la traduzione è conservato presso il Museo Gipsoteca dedicato ad Antonio Canova, a Possagno. Il grande busto all’eroica di monsignor Sartori Canova, dal 1826 vescovo di Mindo, riprende la tipologia drammatica dell’autoritratto del fratello, una copia del quale è collocata all’interno del Tempio. Entrambi i ritrattati si volgono di scatto di lato come a guardarsi. Sartori Canova è raffigurato applicando ai caratteri distintivi della sua fisionomia un riuscito tentativo nobilitazione. Nella calvizie ampia si sottolinea la nobiltà dell’alta fronte, il naso aquilino è minimizzato dal gioco della muscolatura del viso, mossa dalla bocca che si apre, vivacizzando tutto il volto. Nonostante questo non sfugge una certa freddezza nella lavorazione del marmo, soprattutto nel trattamento dei capelli, estremamente meccanici all’attaccatura, e nella resa dura della mascella.

Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Monsignor Giovanni Battista Sartori Canova, 1822 - 1826.

Antonella Mampieri

Testo tratto da: A. Mampieri, Cincinnato Baruzzi (1796 - 1878), Bononia University Press, 2014. Fonti: BCABo FSCB 35, 36, 64; BIM, Manoscritti Imolesi 1060, coll. 15 C 7 12. Bibliografia: Catalogo delle opere di scoltura eseguite in marmo dal prof. cav. Cincinnato Baruzzi a tutto l’anno 1859, Bologna 1860; G. MAZZINI, Cincinnato Baruzzi. La vita, il tempo, le opere, Imola 1949, p. 12, p. 71; C. BERSANI, In cerca di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna fra Restaurazione e Risorgimento. Il fondo Cincinnato Baruzzi nella Biblioteca dell’Archiginnasio, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, p. 419; L. SIGHINOLFI, La vita e le opere di Cincinnato Baruzzi, in Uno scultore neoclassico a Bologna fra Restaurazione e Risorgimento. Il fondo Cincinnato Baruzzi nella biblioteca dell’Archiginnasio, a cura di C. Maldini, Bologna 2006, p. 314.