Monghidoro

Scheda

All’Acquafredda, un fondo coltivato a mezzadria, vive la famiglia Musolesi. I Musolesi sono mezzadri relativamente agiati perché il fondo è fertile e il bestiame è abbondante.
Cleto Musolesi, il capofamiglia, collabora con i partigiani; il figlio Giovanni vive in brigata, mentre gli altri figli Gino e Pietro sono staffette. Dopo la liberazione dei cinque fascisti di Monzuno cresce in Cleto Musolesi il timore di essere denunciato e subire una rappresaglia.
La sera del 2 agosto 1944, Giovanni Musolesi, partigiano della Stella Rossa, raggiunge la sua casa all’Acquafresca. Musolesi dorme per cinque giorni all’addiaccio, nei campi, ma la sera dell’8 agosto 1944 nasconde le armi nel pagliaio e va a dormire nel suo letto. Al primo buio i tedeschi bussano con i calci dei mitra alla casa. Giovanni cerca di fuggire dalla finestra, ma viene immediatamente catturato. I tedeschi rastrellano tutta la numerosa famiglia, incendiano la casa e la stalla e fanno razzia degli animali. Le munizioni di Giovanni, raggiunte dal fuoco, cominciano a esplodere e i Musolesi vengono gettati su un carro insieme agli animali, con destinazione Monzuno. Al gruppo vengono aggregati altri prigionieri prelevati nel territorio di Monzuno, nel corso di un rastrellamento al quale partecipano anche vari fascisti. Tra i prigionieri figura il seminarista Dario Zanini (poi rilasciato), che nel corso di un interrogatorio al quale vengono sottoposti i prigionieri riconosce il capitano della guardia nazionale repubblicana Luigi Scarani. Alla fine i Musolesi, a esclusione del padre Cleto, della moglie Maria Gamberini, dei figli più piccoli Marino e Cecilia, della nuora Agata Romagnoli e della figlia Gabriella, vengono condotti a Monghidoro, dove altri due fratelli, Adolfo e Maria, vengono rilasciati. Gino, Giovanni e Pietro Musolesi, invece, vengono lasciati senza mangiare dal 9 all’11 agosto e subiscono vessazioni di ogni genere. Soprattutto Giovanni viene brutalmente picchiato.
L’11 agosto 1944 i tre fratelli vengono fucilati insieme ad altri prigionieri. Le sorelle Amalia e Bruna e il fratello Fernando vengono portati alle Caserme Rosse di Bologna, centro di smistamento dei rastrellati. Da qui le due ragazze sono inviate a lavorare in Germania, mentre Fernando viene trasferito a Rimini a costruire postazioni militari per la Todt.
Ubaldo, il primogenito di Cleto, addetto alla vigilanza della polveriera nei pressi della funivia a Bologna, quando viene a sapere la sorte dei suoi entra nei partigiani della 63ª brigata Garibaldi. Verrà impiccato con il filo spinato a Casalecchio di Reno il 10 ottobre 1944 insieme ad altri compagni.

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